martedì 26 settembre 2017
Zaia: poteri straordinari e più fondi per realizzare nuovi acquedotti. Sui limiti agli inquinanti, ancora duello con ambientalisti e associazioni locali
Inquinamento da Pfas, il Veneto chiede lo stato d'emergenza
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La lettera porta la data del 19 settembre scorso e in calce ha la firma di Luca Zaia. E' l'atto con cui formalmente la Regione Veneto chiede di avocare a sé le competenze per affrontare la "contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche" che preoccupa centinaia di migliaia di cittadini. Si tratta dell'ultimo atto di una disfida politica tra Venezia e Roma che negli ultimi giorni ha fatto segnare più di un colpo di scena. In gioco c'è la salute presente (e futura) di un territorio colpito dal silenzioso inquinamento, avvenuto in decenni, dei propri corsi d'acqua.

Partiamo dall'ultima puntata. Il presidente del Veneto chiede sostanzialmente tre cose: la deliberazione dello stato di emergenza poiché, scrive, "la situazione che dobbiamo affrontare esula chiaramente dall'ambito della gestione ordinaria"; la "drastica riduzione a livello nazionale dei valori limite" per le sostanze Pfas nelle acque potabili; lo "sblocco del finanziamento statale di 80 milioni di euro necessario alla realizzazione di nuovi acquedotti".

Nel testo, la Regione risponde anche indirettamente alle critiche sui ritardi accumulati negli anni (il primo allarme data infatti 2013) dicendo di "aver messo in atto ogni possibile sforzo per affrontare nel modo più adeguato la situazione, mantenendo un flusso informativo costante e trasparente". Ieri era arrivato l'annuncio della fissazione di nuovi limiti, " i più drastici esistenti al mondo" secondo Zaia, ai composti inquinanti. "Non è vero - aveva subito risposto Greenpeace -. I limiti non sono i più bassi neppure in Europa, visto che in Svezia sono pari a 90 nanogrammi per litro per tutti i Pfas, sia a catena corta che a catena lunga, mentre in Veneto, una volta in vigore il nuovo provvedimento, saranno pari a 390".

Il governo nazionale, in questa fase, resta il convitato di pietra della vicenda. Sabato il ministero della Salute aveva comunicato una direttiva Ue entro la fine dell'anno per uniformare i parametri per le acque in tutti i Paesi europei, mentre ieri il ministro dell'Ambiente Galletti, nel recepire le mosse della Regione Veneto, si era limitato ad annotare che il governatore stava semplicemente "esercitando le sue competenze".

Sullo sfondo, resta la mobilitazione della società civile, fortemente insoddisfatta per le lacune e il tempo perso dalla politica nazionale e locale. L'8 ottobre a Lonigo, nel Vicentino, è prevista una grande manifestazione, con in testa comitati e mamme "no Pfas" esasperati dalla situazione. "In questa vicenda - hanno sempre ribadito - ci siamo sentiti traditi da tutti".

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