mercoledì 20 aprile 2016
Estrazioni nella provincia di Potenza, le denunce dei cittadini. Pino Ciociola, inviato
Il sindaco di Viggiano: «Penalizzata la salute dei bambini» | Depuratori, fogne e discariche: il conto salato delle Regioni (A. M. Mira)
Petrolio in Val d'Agri, ecco le anomalie
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«Anomalie», vengono quasi sempre definite dall’Eni. Ne accadono da anni e spesso sono diventate oggetto di denunce ed esposti dei cittadini che vivono o lavorano intorno il Centro Olio di Viggiano. Denunce per la gran parte acquisite dalla Procura e dalla Dda di Potenza nella maxi inchiesta sulle attività estrattive in val d’Agri, nelle carte della quale si legge ad esempio come «lo sforamento dei limiti emissivi dipendessero strettamente dalla gestione dell’attività del Centro» e «fossero senza dubbio prevedibili ». E come dirigenti e funzionari Eni indagati cercassero «in più occasioni di ridurre il numero delle comunicazioni di sforamento delle emissioni in atmosfera, mascherando la effettiva e reale causa del 'malfunzionamento' ». Ma vediamo da vicino qualcuno di quegli eventi, ripetutisi fino allo scorso anno. Prime denunce.  È il 18 gennaio 2001: alcuni cittadini di Viggiano sentono «un rumore fortissimo che fa vibrare i vetri delle case» e vedono «materiale che fuoriesce da un tubo del pozzo raggiungendo un’altezza di oltre dieci metri». Quegli stessi cittadini, qualcuno accusando mal di testa e vomito, chiamano subito i vigili del fuoco e i carabinieri. Nell’autunno 2001, dopo mesi di odori cattivi, un gruppo di viggianesi presenta due denunce, rispettivamente per inquinamento atmosferico e acustico. Petrolio nelle acque...  Nella notte del 17 marzo 2002, mentre imperversa un temporale, dalle condotte del Centro Olio vengono scaricati migliaia di litri di greggio in un bacino naturale per la raccolta delle acque piovane e in vasca del Consorzio di bonifica usata per l’irrigazione dei campi. Secondo l’Eni si tratta di errore umano: un addetto alla manovra delle valvole, ne ha azionata una che doveva restare chiusa. E nell’aria.  Sempre nel 2002, ma il 6 giugno, vicino Grumento Nova salta la valvola del condotto del pozzo 'Monte Alpi 1 Est', ma si verrà a sapere so- lo due giorni dopo. L’Eni comunica che cinquecento litri di greggio sono andati nebulizzati nell’aria. Il 4 ottobre c’è un grave incidente all’impianto di desolforazione del Centro Olio, al punto che il presidente della Regione emette un’ordinanza di sospensione dell’attività del centro (che parla di rischio sanitario per l’area circostante), mai eseguita.
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Boato e fiamma alta. Le 'anomalie' si susseguono negli anni. Nel 2008, il 18 novembre, la gente sente il «solito fortissimo boato», vede «la fiamma delle torce alta decine di metri e olio nebulizzato (fenomeno che si definisce 'sfiaccolata', ndr) ». L’impianto viene evacuato. l’Eni spiega che è normale funzionamento. Più o meno lo stesso accade il 2 febbraio 2009, l’azienda fa sapere che la 'sfiaccolata' è stata causata da un abbassamento della tensione elettrica. Come un terremoto. Fiammata e boato anche il 18 novembre 2009. Il giorno dopo l’Arpab registra lo sforamento dei limiti di legge per l’anidride solforosa. Il 19 luglio 2011 i cittadini avvertono «scosse simili a quelle di un terremoto, fiamme altissime, grande puzza», alcuni sporgono denuncia. Il 14 maggio 2012, preceduto da puzza pungente, suona l’allarme del Centro. Il 26 maggio l’allarme suona nuovamente, la puzza è fortissima. I valori rilevati dall’Arpab sono molto alti. Il 30 aprile 2013 l’Eni dà notizia del superamento dei valori di emissione dell’anidride solforosa. Il 12 maggio vengono chiuse alcune linee dell’impianto per un guasto all’area zolfo, valori dell’anidride solforosa alti. Cassa integrazione.Sono intanto «in corso di consegna le lettere di sospensione contrattuale e degli ordini di lavoro con i fornitori del Centro Olio», fa sapere l’Eni. Che sta anche avviando le procedure per la cassa integrazione dei 354 addetti del Centro Olio di Viggiano, come ieri ha fatto sapere un comunicato sindacale. Per i segretari Cgil, Cisl e Uil è necessaria «la salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, diretti e indiretti, attivando gli strumenti già utilizzati da Eni in altre occasioni», come pure «un rapido accertamento delle responsabilità » e lo «sblocco in tempi brevi degli impianti» sequestrati.
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