venerdì 1 marzo 2019
Nuove rotte che sfuggono ai controlli e che perciò possono costituire una minaccia per la sicurezza in Europa. Tutta colpa degli "sbarchi occulti"
(Ansa d'archivio)

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Gli 007 sono preoccupati per scelte politiche che non hanno fermato, ma anzi hanno moltiplicato le rotte migratorie senza intaccare, nel complesso, il business dei trafficanti né la complessiva portata dei flussi. Nuove rotte che sfuggono ai controlli e che perciò possono costituire una minaccia per la sicurezza in Europa. Tutta colpa degli 'sbarchi occulti', le traversate con mezzi piccoli e veloci per evitare di essere intercettati in mare e poi a terra, dove per scelta politica la presenza di Guardia Costiera e Marina militare è stata diradata permettendo a centinaia di persone di mettere piede in Italia senza che le autorità ne sappiano nulla. Sbaglia chi crede che i Servizi, che pure parlano di riduzione 'senza precedenti' dei migranti in arrivo dalla Libia, ritengano questo come un successo. Al contrario, «le misure interdittive sulla rotta libica hanno verosimilmente contribuito a ridefinire – scrivono gli 007 – il 'peso' delle diverse direttrici mediterranee». L’invito dell'intelligence è a guardare le cose «in un’ottica grandangolare». Non a caso si parla di 'dinamismo delle correnti migratorie' che ha riguardato «specialmente la rotta del Mediterraneo occidentale che, canalizzando in Europa, attraverso il Marocco, quasi 57.000 clandestini (dati Frontex), ha consolidato il trend di crescita del 2017, superando per la prima volta la rotta del Mediterraneo centrale (circa 23.000).

Quest’ultima, proprio in ragione del richiamato decremento delle partenze dalle coste libiche, è stata sopravanzata anche dagli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo orientale (quasi 56.000)». In totale sono circa 136mila persone arrivate nel 2018 nell’Ue. Illudersi di aver 'sconfitto' i trafficanti libici è da ingenui o da pifferai. Lungo le 124 pagine di dossier si rinvengono non poche perplessità. Gli 007 attribuiscono il calo della partenze dalla Libia «soprattutto alla rafforzata capacità della Guardia costiera libica nella vigilanza delle acque territoriali, e alla drastica riduzione delle navi delle Ong» che avrebbe privato i trafficanti «della possibilità di sfruttare le attività umanitarie ricorrendo a naviglio fatiscente e a basso costo».

Pur omettendo che la gran parte dei salvataggi in mare nel passato avveniva per merito di Guardia costiera e Marina italiana, i Servizi non nascondono tuttavia che al momento ai trafficanti libici si è fatto il solletico. «L’azione informativa – si legge ancora – ha posto in luce la persistente operatività di strutturati sodalizi delinquenziali capaci di adattarsi agli sviluppi sul terreno, rimodulando basi di partenza e itinerari». Lo stesso dicasi riguardo ai controlli posti a Sud, sulla frontiera con Niger e Ciad. Anche qui l’effetto è stato solo quello di ridurre gli ingressi in Libia, ma senza fermare il traffico e semmai peggiorando le condizioni di vita dei migranti. «Potenti gruppi criminali operano nella fascia sub-sahariana, e segnatamente a ridosso del confine tra Libia e Ciad, ove la presenza di siti minerari auriferi, peraltro, agisce da ulteriore fattore catalizzante per i trafficanti di esseri umani, che – spiegano i Servizi segreti – lucrano anche sulla vendita di migranti quale manovalanza a bassissimo costo». In un altro passaggio viene smontato l’allarme sui migranti dalla Nigeria, segnalando che ne erano arrivati 37.561 nel 2016 e solo 1.250 nel 2018. Ma forse l’allarme più forte lanciato dall’intelligence riguarda, senza mai citarlo, il rigurgito identitario e sovranista di molte cancellerie. «Anche i rapporti fra Paesi abituati a considerarsi alleati», sono segnati da 'plurime linee di faglia' oltre che da una 'pronunciata spinta verso l’unilateralismo', che rende fragile la tenuta degli assetti multilaterali tradizionali. E il contrasto ai trafficanti di uomini non fa eccezione.

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