sabato 15 febbraio 2014
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​Dopo il gelo degli ultimi mesi con il governo Letta gli imprenditori italiani guardano con molta attesa alla novità Matteo Renzi. Ufficialmente Confindustria non si schiera, evitando almeno formalmente invasioni di campo. Ma non sono pochi gli uomini di impresa considerati simpatizzanti del sindaco e della sua annunciata intenzione, almeno fino a prova contraria, di cambiare marcia. Tra questi c’è Paolo Scaroni l’amministratore delegato dell’Eni, il cui incarico ai vertici dell’azienda pubblica scade nei prossimi mesi. «Quel che mi piace di lui è la sua volontà di agire e di agire velocemente», ha detto ieri il top manager in un’intervista a Bloomberg Tv. Secondo Scaroni, Renzi «ha impeto, è davvero una persona che vuole riformare il Paese e quando si vuole qualcosa davvero si è già a metà strada». Il numero uno dell’Eni ieri ha fatto anche una richiesta al futuro governo, chiedendo di non attendere l’ultimo momento per decidere i nuovi vertici delle controllate pubbliche. «Mi piacerebbe che anche le aziende italiane avessero un piano di successione che consente agli azionisti di avere per tempo visibilità su quel che succede». Quanto al suo futuro, Scaroni ha aggiunto senza ipocrisie che «certamente sono disponibile» a restare all’Eni.Per descrivere le forti aspettative del mondo industriale verso l’avventura governativa di Renzi, l’agenzia Reuters riportava ieri l’affermazione di un anonimo alto esponente di Confindustria secondo il quale oggi «l’Italia ha bisogno non di un riformista ma di un rivoluzionario». Tra chi ieri ha parlato «in chiaro», anche se con una certa cautela, c’è invece Carlo De Benedetti che è tra l’altro l’editore di Repubblica, quotidiano che ha seguito con molto interesse l’ascesa politica del sindaco. Secondo l’ingegnere il passaggio della crisi di governo «è avvenuto in modo pirotecnico e anomalo, democraticamente ardito». Ma ciò che conta ora è se «questo aiuta a rimettere in moto il Paese. Se sarà così ci si dimenticherà del passaggio altrimenti si ricorderà solo il passaggio». Comunque, ha affermato De Benedetti, per giudicare «aspettiamo i risultati» ma «che il Paese abbia bisogno di mettersi in moto è evidente». Per Tarak Ben Ammar, finanziere franco-tunisino con interessi anche in Italia, considerato vicino a Berlusconi, Matteo Renzi «è l’ultima chance per l’Italia, piace a molti, anche a me, e ci auguriamo che ce la faccia». Il cambio della guardia a Palazzo Chigi interessa e coinvolge, ovviamente, anche i sindacati, a loro volta delusi dal governo uscente. La Cisl chiede «una vera svolta» a partire da «una drastica riduzione delle tasse e da una chiara inversione di tendenza su tutti i fattori che bloccano gli investimenti, ritardi, veti lobbistici e burocrazia conservatrice», sottolinea il segretario Raffaele Bonanni. Il nunero uno della Cgil Susanna Camusso chiede a Renzi di presentare «un programma che metta il lavoro al centro. Se si parte da lì daremo un giudizio di discontinuità», ma non basta «solo un cambio di guida al governo». «Non vogliamo più proclami ma decisioni –  aggiunge poi il segretario Uil Luigi Angeletti – il governo che verrà faccia, non prometta», a partire dal taglio delle tasse sul lavoro.
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