venerdì 7 febbraio 2020
Fnomceo cambia rotta e aggiorna il Codice deontologico: «Così c’è libertà di agire secondo legge e coscienza»
Un malato in ospedale

Un malato in ospedale - Archivio Ansa

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Il medico che agevola il suicidio assistito, nei casi particolari già previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale, non è punibile da un punto di vista disciplinare. È questa la decisione presa all’unanimità dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), che alla fine ha deciso di aggiornare in questa direzione il Codice di deontologia dei medici. La svolta dopo la sentenza della Consulta in merito al caso Cappato.

La Fnomceo ha quindi stabilito che «non sarà punibile dal punto di vista disciplinare, dopo attenta valutazione del singolo caso, il medico che liberamente sceglie di agevolare il suicidio, ove ricorrano le condizioni poste dalla Consulta». Viene così integrato, con degli indirizzi applicativi, l’articolo 17 del Codice deontologico, che prevede che il medico, anche su richiesta del paziente, non deve attuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte.

Negli indirizzi, da oggi parte integrante del Codice, si afferma che «la libera scelta del medico di agevolare, sulla base del principio di autodeterminazione dell’individuo, il proposito di suicidio autonomamente e liberamente formatosi da parte di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli (sentenza 242/19 della Consulta), va sempre valutata caso per caso e comporta, qualora sussistano tutti gli elementi sopra indicati, la non punibilità del medico da un punto di vista disciplinare».

«Abbiamo scelto di allineare anche la punibilità disciplinare a quella penale – spiega il presidente Fnomceo, Filippo Anelli – in modo da lasciare libertà ai colleghi di agire secondo la legge e la loro coscienza. Cosa cambierà, dunque, nella pratica? I Consigli di disciplina, spiega Anelli, «saranno chiamati a valutare ogni caso nello specifico, per accertare che ricorrano tutte le condizioni previste dalla sentenza della Corte. Se così sarà, il medico non sarà punibile dal punto di vista disciplinare».

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