sabato 28 gennaio 2017
L'Aquila in lutto per i suoi caduti dell'elicottero a Campo Felice. E il parroco di Castignano sui morti dell'albergo: «Non si può morire di turbina»
Per i volontari morti salvando vite «c'è un passaporto per il Paradiso»
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Lacrime, dolore, rabbia. Ieri è stato il giorno dell’ultimo saluto ad alcune fra le vittime dell’hotel Rigopiano e a quattro dei sei volontari morti nel tragico incidente dell’elicottero precipitato a Campo Felice. Per questi ultimi l’intera città dell’Aquila s’è fermata: migliaia le persone in piazza San Bernardino, dove si sono svolte le esequie del medico Walter Bucci, dell’infermiere Giuseppe Serpetti, del tecnico di bordo Mario Matrella e di Davide De Carolis, tecnico del soccorso alpino. «Loro hanno già il passaporto per il Paradiso – ha detto in uno dei passaggi della sua omelia l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi –. Sono morti per un gesto di altruismo. Sono figli coraggiosi della nostra terra, ci inchiniamo di fronte al gesto di abnegazione che hanno compiuto».

Presente, tra la gente, anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, in Abruzzo per testimoniare la vicinanza del governo e del Paese ai parenti delle vittime e alla comunità dei soccorritori. E poi il vicepresidente del Csm Legnini, il presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso e il presidente della Regione Puglia Emiliano (una delle vittime, Matrella, era di Putignano). Petrocchi li ha ringraziati, come sentitamente ha ringraziato il capo dello Stato Mattarella «che nella sua visita di venerdì alla camera ardente ha portato conforto ai familiari delle vittime e venendo a L’Aquila ha fatto venire qui tutta l’Italia». «In questi giorni crocifissi – ha proseguito Petrocchi – Dio parla abruzzese. La nostra gente è tenace, mai piegata per le avversità, ha sempre trovato la forza di rialzarsi, di riniziare e ricostruire meglio di prima». Quindi un monito alle istituzioni: «Occorre porre la massima cura per evitare atrofie burocratiche contro le furie naturali».

Contro la burocrazia ha tuonato invece il parroco di Castignano, don Tiziano Napoletani, che ha celebrato sempre ieri i funerali di Marco Vagnarelli e Paola Tomassini, i coniugi di 44 e 46 anni morti nella tragedia del Rigopiano. «Sono due morti inutili» ha detto, perché «non si può morire di turbina», perché ad esempio «la nostra parrocchia ce l’ha una turbina e non stiamo ai piedi del Gran Sasso». «Chiedo di cuore questi soldi a chi di dovere – ha poi aggiunto –, spendiamoli per le cose che servono, non ve li magnate». Serrande abbassate nei negozi del paese, in provincia di Ascoli Piceno, dove il sindaco ha proclamato il lutto cittadino. E i funerali si sono aperti con il messaggio del vescovo di San Benedetto del Tronto Carlo Bresciani, che si è detto «vicino ai familiari e a tutta la comunità».

Grande commozione nella palestra comunale di Pioraco (le chiese sono tutte inagibili in seguito al terremoto), nel Maceratese, dove è accorso tutto il paese per i funerali di Emanuele Bonifazi, 31 anni, che del Rigopiano era il receptionist conosciuto e amato da tutti. Il funerale è stato celebrato dal vescovo di Camerino, monsignor Francesco Giovanni Brugnaro. «La sua vita – ha detto nell’omelia – si è interrotta in modo imprevedibile, sembra abbia avuto forma incompiuta. Anche se ora spezza i cuori e ci fa piangere, nell’ottica cristianaha un suo senso: Emanuele torna a Dio. Galilei diceva che per carpire i segreti della natura dobbiamo obbedirle. Occorre un esercizio di responsabilità verso noi stessi, la comunità e la natura, che non vada più a produrre ciò che fa nascere le lacrime».

E in lutto, per i funerali del pilota dell’elicottero caduto Gianmarco Zavoli, ieri è stata anche Rimini. A terra, vicino al feretro, le corone di fiori del presidente della Repubblica e del premier Gentiloni. Oggi toccherà invece all’arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, Bruno Forte, accogliere e benedire sul sagrato della chiesa di Santa Maria Maggiore, a Vasto, le salme di Jessica Tinari, 24 anni estetista, e del fidanzato pilota Marco Tanda, seppelliti anche loro dalle macerie dell’hotel di Farindola. Mentre a Chieti, nella cattedrale di San Giustino, il piccolo Samuel – estratto miracolosamente vivo dall’albergo distrutto – saluterà per l’ultima volta mamma e papà, Domenico Di Michelangelo e Marina Serraiocco.

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