martedì 26 marzo 2019
A Scanzano Jonico il saluto del presidente della Cei Bassetti e del capo dello Stato Mattarella ai rappresentanti delle 218 diocesi riuniti: «Il vostro impegno fondamentale»
Il vescovo Corrado Pizziolo, presidente di Caritas italiana

Il vescovo Corrado Pizziolo, presidente di Caritas italiana

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Oggi la seconda giornata di lavori di Scanzano partirà con la relazione del Vicario Apostolico di Anatolia Paolo Bizzeti, seguita dalla testimonianza di suor Michela Marchetti, direttrice di un centro antiviolenza a Crotone. Quindi via ai tavoli di confronto, che proseguiranno domani. La giornata conclusiva ospiterà la tavola rotonda con, tra gli altri, i direttori di Avvenire Marco Tarquinio e de L’Espresso Marco Damilano. Quindi le conclusioni del direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu e la messa finale col vescovo di Tursi-Lagonegro Vincenzo Orofino.

La carità diventa cultura quando fa pedagogia con testimonianze e quando si pone l’obiettivo di formare. Lo sostiene il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, presidente di Caritas italiana, che ha aperto il 41° convegno delle Caritas a Scanzano Jonico sul tema 'Carità è cultura '. Le sfide, ricorda il presule, sono sempre «i fenomeni di povertà, le sofferenze delle persone, le lacerazioni presenti sul territorio». È cambiato il contesto «e le nostre comunità cristiane sembrano sempre più essere condizionate dalle logiche dominanti ». «Ma insieme – ha aggiunto – sarà importante non arretrare su ciò che attiene l’intimo nesso tra carità e giustizia e dunque vigilare sulle scelte politiche e in particolare sulle politiche sociali, ma anche sulla giustizia distributiva».

Caloroso il messaggio di saluto ai 522 iscritti in rappresentanza di 218 diocesi del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: «Consentitemi di esprimervi la riconoscenza della Chiesa italiana per il servizio tanto umile quanto prezioso che portate avanti con la vostra presenza operosa, concreta, che nasce sempre da una cultura della vita, da un’appartenenza, da un’esperienza evangelica che si lascia interrogare dalla realtà e dall'incontro con situazioni e persone; e che, proprio per questo, diventa a sua volta segno, testimonianza, pedagogia capace di reagire alla cultura della paura e della divisione».

Gli fa eco il telegramma del Capo dello Stato Sergio Mattarella. «La carità è cultura che non divide, che rispetta le differenze, che ha riguardo per l’ambiente e promuove il bene comune». Scanzano è stata scelta come sede del convegno per la vicinanza a Matera. «Che tanti anni fa era la vergogna d’Italia per le condizioni di povertà in cui versava la popolazione, oggi è diventata la capitale della cultura europea 2019».

Per l’arcivescovo di Matera Irsina Antonio Giuseppe Caiazzo è la prova che quando cultura e carità camminano accanto possono salvare i territori. Come quello del metapontino, insidiato dalle mafie. «No ad ogni forma di prevaricazione, ricatto ed estorsione – ha ribadito il prelato –, no alla cultura del malaffare mafioso. No allo sfruttamento dei lavoratori e al caporalato anche nel metapontino». Ironica e amara la riflessione del professor Giuseppe Savagnone, direttore della pastorale della cultura della diocesi di Palermo: «Oggi la carità è derisa come “buonismo” e la cultura non si riconosce più nel Vangelo». La carità, ha affermato, «diventa discorso politico – non partitico – che la sottrae al rischio – presente nella situazione attuale dei cattolici, primi nel volontariato, ultimi nella politica – di sostituirsi alla giustizia e di riparare i danni creati da leggi sbagliate e disumane, appoggiate dagli stessi che poi lavorano per i poveri».

Inevitabile il riferimento a quando il ministro dell’interno Matteo Salvini, nel febbraio 2018, giurò sul Vangelo: «Ma su quale Vangelo ha giurato? Forse ho una edizione poco aggiornata che risale a 2000 anni fa – ha detto tra gli applausi – , perché vorrei sapere come è cambiato. Ho visto troppi cattolici che dicono che il parroco in chiesa deve stare attento a cosa dice sugli immigrati perché altrimenti si alzano e se ne vanno». I risultati della scissione tra carità e cultura secondo Savagnone «si vedono nella società. La mafia, la ’ndrangheta e la camorra fioriscono in ambiti fortemente religiosi e assumono la religiosità come paradigma attraverso simboli e prossimità. Ma ancor più drammaticamente si vedono nella crisi culturale ed esistenziale di un’epoca che per la prima volta si chiede non se esiste Dio, ma se esiste l’uomo».

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