sabato 1 giugno 2019
Ma chiedono anche una legge sulla non autosufficienza e che il Paese capisca il valore sociale ed economico dei nonni
(Ansa)

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«Dateci retta»: i pensionati sono tornati ieri in piazza per la manifestazione nazionale indetta da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp e sono andati all’attacco del governo, che «non fa nulla» per gli anziani, ma continua soltanto a tagliare i loro assegni. Per questo chiedono «più attenzione» e dicono basta ad essere usati come «bancomat».

Erano in centomila, dicono gli organizzatori, in piazza San Giovanni a Roma, da dove era partito il percorso di mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil che ha visto la prima tappa lo scorso 9 febbraio e le altre, già programmate, fino al 22 giugno a Reggio Calabria. Obiettivo: chiedere al governo di cambiare la politica economica e sociale.

I pensionati insistono e, in assenza di risposte, chiamano a nuove iniziative, anche provocatorie: lo sciopero "dei nonni", se non lo sciopero generale di tutti i lavoratori. «Se sarà necessario chiederemo a Cgil, Cisl e Uil di bloccare il Paese utilizzando quel vecchio arnese del ’900 che si chiama sciopero generale», dice, usando l’arma dell’ironia, il numero uno dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti.

E torna anche l’idea di far fermare per un giorno i nonni e l’aiuto che ogni giorno danno alle famiglie: per fare in modo, spiega il segretario generale della Fnp-Cisl, Gigi Bonfanti, che «il Paese capisca il valore economico e sociale degli anziani». Al centro della protesta dei pensionati, il nuovo taglio alla rivalutazione delle pensioni (sopra i 1.500 euro lordi al mese) messo in atto anche dal governo Lega-M5s: «In questo modo si toglie ai poveri per dare ai poveri: un Robin Hood geneticamente modificato», attacca il leader della Uil, Carmelo Barbagallo.

Proprio a giugno scatta il conguaglio con cui i pensionati devono restituire una parte di quanto ricevuto a gennaio, febbraio e marzo (il taglio della perequazione sui cedolini è partito da aprile): si tratta di 100 milioni, secondo i calcoli dei sindacati. Che rilanciano la richiesta di un taglio delle tasse, oltre che di una legge sulla non autosufficienza. «Ancora una volta si fa cassa sulle pensioni, intollerabile: 3,5 miliardi scippati» in tre anni, attacca la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, reclamando «meno risse e più contenuti, meno chiacchiere e più fatti». E se il governo «non ci ascolta e va avanti a fare una legge di Bilancio in un’altra direzione, valuteremo ogni iniziativa», dice il leader della Cgil, Maurizio Landini.

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