venerdì 22 agosto 2014
L'allarme di don Di Noto (Meter): da giugno 414 segnalazioni.
Una Casa per dimenticare l'orrore
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D’estate i peggiori demoni, travestiti da esseri umani, si scatenano: «Dal 1° giugno a oggi abbiamo fatto 414 segnalazioni, scoperto circa 4.500 video con 3mila bimbi coinvolti e più di 5mila foto. Denunciando tutto». Nel 2013, sempre dal 1° giugno al 19 agosto, le segnalazioni erano state 159. Quasi triplicate in dodici mesi. Don Fortunato Di Noto, che vent’anni fa fondò ad Avola e dirige l’Associazione Meter, è sconcertato: le frasi che trova più spesso nelle chat di pedofili sono «Inviatemi più bambini cp (child porn, ndr) per favore » oppure «Più materiale e trafficherò in cambio neonati violentati». A proposito, d’estate le fotografie “rubate” si moltiplicano fin quasi a diventare una valanga: «Nudi rubati nelle spiagge e nei campeggi e immediatamente messi on line nelle piattaforme e nelle chat “specializzate” per la divulgazione e lo smercio di questo materiale». Fotografie che sono solamente l’inizio. I social network si rivelano sempre più un gran bel terreno di caccia e di propaganda, nei quali «la presenza di comunità pedofile è pari al 7,99%», come si legge nell’ultimo rapporto di Meter. Autostrada. Don Fortunato parla al telefonino col suo amico vicequestore che dirige la Polizia postale della Sicilia orientale. Quando chiude la conversazione si rivolge al cronista seduto al suo fianco: «Te la senti di guardare? – dice, prima di mostrare il cellulare – Ecco cos’abbiamo denunciato solamente due ore fa», dice. Scorre sul display una carrellata d’inferno nauseabondo che va al di là dell’immaginabile. Piccoli di nove, dieci mesi. Che subiscono di tutto. E di tutto veramente. Da uomini, magari i loro padri, qualche volta anche da donne, magari le loro madri. In alcuni video si sentono le loro urla. Laceranti. Indescrivibili. Sono un colpo dritto e secco, violentissimo, al cuore. Questa estate «non è la prima, non sarà l’ultima» nella quale i mostri si daranno più da fare. Sono cose «atroci, sconvolgenti». Ed è «una tortura scorrere nella memoria della propria mente le immagini dei neonati violati», sussurra don Di Noto: «Ho sempre pensato che, come si fanno vedere i bambini trucidati e uccisi nelle guerre, almeno una volta bisognerebbe far vedere ai membri delle Nazioni Unite e dei Parlamenti lo scempio dei neonati colpiti più terribilmente nella loro più profonda intimità». È struggente: «Troppo piccoli per poter chiedere aiuto, troppo innocenti per avere donne e uomini come aguzzini». Per questo da giugno i volontari di Meter hanno rafforzato il loro impegno e i loro turni e così andrà fino a settembre. Troppi i bambini tra le fauci di mostri. Troppe le follie che evidentemente il troppo sole e il caldo dei mesi estivi (ri)accendono. E gli uomini border line ai quali il piccolo cervello va in corto circuito vedendo un piccoletto in costume in riva al mare. «Troppo devastanti e drammatici sui minori i danni provocati delle violenze sessuali », danni che saranno «permanenti. Non li dimenticheranno mai», aggiunge il prete in guerra contro i pedofili. Che non s’illude di fermare quanto accade, «né lo sogno». Però cita subito i Salmi: «Beato l’uomo che ha cura del debole, nel giorno della sventura il Signore lo libera». Siamo arrivati dentro una delle 'case protette' di Meter, dove accolgono i piccoli abusati e spesso insieme alle loro mamme, spesso abusate anche loro. Prende e mostra altre foto poggiandole su un tavolo, queste apparentemente normali, primi piani dei volti di bambine e bambini, forse le une fatte a qualche anno di distanza dalla altre. Adesso la voce di don Fortunato si incrina: «Guarda...». Le sfogliamo. Lentamente. Un tempo interminabile. Anche queste sono impressionanti, ma lo capiamo solo dopo: «Guarda come cambiano addirittura i tratti somatici, dopo le violenze. Riconosci bene che si tratta dello stesso bambino, eppure è diverso. Atroce». Si ferma. Fra le mani tiene ancora queste foto: «A volte ho incontrato e visto cose che forse farebbero impallidire un demonio».
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