venerdì 4 aprile 2014
Nuove norme in vigore da lunedì, il chiarimento del ministero della Giustizia. ​Esclusi volontari, colf e baby-sitter.
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Niente certificato anti-pedofilia per colf e baby sitter e nemmeno per i bidelli, come per le altre categorie di dipendenti che svolgono un lavoro a diretto contatto con i minori ma che sono già sotto contratto; possibilità di procedere all'assunzione, in attesa dell'attestato del casellario giudiziale, con un'autocertificazione del lavoratore, che dichiari di non aver avuto condanne per reati contro bambini e ragazzi; e nessun controllo a tappeto nella prima fase di attuazione della nuova normativa.  Fonti del ministero della Giustizia sciolgono gli ultimi dubbi sull'applicazione dell' obbligo che scatta da lunedì 7 aprile in adempimento di una direttiva dell'Unione europea e parlano di un allarmismo intorno a questa vicenda "che non ha ragion d'essere"; anche perché i principali nodi erano stati chiariti già dalle circolari pubblicate giovedì scorso sul sito di via Arenula, dove è scaricabile anche il modulo con cui chiedere alla procura competente il rilascio del certificato.OBBLIGO SOLO PER NUOVI CONTRATTI, NON PER QUELLI IN CORSOIl decreto legislativo 30 del 2014 che dà attuazione alla direttiva Ue contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile non lascia spazio a dubbi: il datore di lavoro ha l'obbligo di richiedere il certificato del casellario giudiziale della persona da impiegare "prima di stipulare il contratto di lavoro e quindi prima dell'assunzione". Una norma che spazza via il timore di un caos nelle scuole fondato sul dubbio che il nuovo adempimento fosse retroattivo e dunque applicabile anche a bidelli e professori già assunti.FUORI DA NUOVE NORME VOLONTARI, BABYSITTER E COLFLe nuove disposizioni "valgono solo per l'ipotesi in cui si abbia l'instaurazione di un rapporto di lavoro"; l'obbligo  di richiedere il certificato non grava "su enti e associazioni di volontariato, pur quando intendano avvalersi dell'opera di volontari", specifica la circolare di via Arenula. Nessun problema dunque per catechisti e volontari che operano pressO associazioni di vario tipo, comprese le società sportive. Niente obbligo di chiedere la certificazione nemmeno per il datore di lavoro domestico, dunque per chi assume donne per le pulizie e babysitter, spiegano dal ministero: trattandosi di un rapporto fiduciario sarà lui a decidere come regolarsi.  NESSUNO STOP A ASSUNZIONI IN ATTESA DI CERTIFICATOUna volta fatta la richiesta del certificato al Casellario, il datore di lavoro, se è un organo della pubblica amministrazione o gestore di un pubblico servizio, potrà procedere all'impiego del lavoratore "anche soltanto mediante l'acquisizione di una dichiarazione del lavoratore sostitutiva di certificazione" con cui dichiari l'assenza di condanne a suo carico per reati contro minori. Stessa regola nel caso ad assumere sia un privato. Un'applicazione elastica per "evitare che nella prima fase di applicazione della nuova normativa, possano verificarsi inconvenienti organizzativi", sottolinea la circolare delministero. L'OSSERVATORIO GIURIDICO DELLA CEIAnche le diocesi italiane si sono interrogate sulle nuove norme. "Antipedofilia, obbligo di certificato per chi?", si chiede la Cei sul sito web che ha dato tramite il suo Osservatorio giuridico le prime indicazioni: i catechisti sarebbero esclusi dalla nuova norma sul certificato del casellario giudiziario. Sono "numerose le diocesi che hanno chiesto un aiuto alla Conferenza Episcopale Italiana per capire come applicare le nuove norme che prevedono l'obbligo di un certificato penale per chi deve lavorare con i minori" si legge sul sito della Cei. L'Osservatorio giuridico-legislativo della Cei ha pubblicato un primo documento dove si rileva che ci sono "alcune incertezze interpretative" che potrebbero comportare "notevoli difficoltà applicative". "Decisiva ai fini di un corretto inquadramento pare l'interpretazione dell'espressione impiegare al lavoro. Al riguardo, sembra potersi ritenere che tale espressione escluda - scrivono i tecnici della Cei - dall'ambito di applicazione della norma tutta una serie di rapporti che non possono propriamente qualificarsi come lavorativi e che trovano frequente riscontro nell'ambito degli enti ecclesiastici, quali ad esempio quelli che coinvolgono i soggetti impegnati nelle attività di catechesi ovvero di educazione cristiana e simili"."Naturalmente, l'assenza di un obbligo giuridico in senso stretto - sottolinea il documento - non esclude la possibilità/opportunità di richiedere ugualmente anche in tali ipotesi il certificato penale del casellario giudiziario". Altra questione di rilievo è "se l'obbligo in questione riguardi i soli rapporti costituendi o si estenda anche a quelli già costituiti". Ma a questo dubbio l'Osservatorio non dà una risposta definitiva perché la norma - scrivono i giuristi - "non è chiara".
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