venerdì 11 luglio 2014
​Sgominata una rete che operava in undici Paesi.
Orchi digitali, genitori distratti di Umberto Folena
COMMENTA E CONDIVIDI
​Aberrante finzione per l’adescamento. «Ciao, sono anch’io una bambina, ti piace andare al mare? No, perché anch’io ho delle fotine di quando andavo al mare…». E, a quel punto, il suadente invito a scambiarle. E forse, magari, anche ad incontrarsi. È con messaggi molto semplici - come fa notare Antonio Scialdone, il commissario capo della polizia postale - che il pedofilo di turno cercava di convincere altri bambini, anche di età inferiore ai 10 anni, a rompere gli indugi e a palesarsi.Da una parte i piccoli, dall’altra giovani di 19-20 anni, uomini maturi, alcuni anziani, con più di 60 anni. Chi studente, chi professionista, chi militare, anche operai, perfino disoccupati. Ma i minorenni «si sono resi conto loro stessi - testimonia Tommaso Palumbo, direttore del Compartimento della polizia postale del Veneto - di avere a che fare con un falso e perciò hanno interrotto loro stessi la comunicazione». I contatti sono avvenuti attraverso i social network, stando almeno ai primi accertamenti, ma siccome esiste ancora parecchio materiale da indagare, gli inquirenti non escludono che ci possano essere stati anche degli incontri. Stiamo parlando dell’indagine, coordinata dalla procura della repubblica di Venezia, specificatamente dal pm lagunare Massimo Michelozzi, che grazie alla Polizia postale ha permesso di scoprire decine di pedofili in giro per il mondo, tra loro in rete grazie a falsi profili su internet con i quali loro stessi si spacciavano per bambini, «riconoscendosi» e scambiandosi materiale poi rivelatosi compromettente. Ad individuare l’amplissimo giro è stato il Compartimento Polizia postale e delle Comunicazioni di Venezia, con il coordinamento del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on-line (Cncpo) presso il Servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma. Il tutto a partire dagli approfondimenti intorno ad un anziano pedofilo fermato ancora l’anno scorso.Soltanto in Italia sono state eseguite 26 perquisizioni: in Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana. Ammontano a parecchie centinaia i gigabyte scandagliati dagli investigatori, che si sono imbattuti in migliaia di foto e di video. È scattata anche una richiesta di custodia cautelare in carcere, nei confronti appunto della «vecchia conoscenza». Ben 26 i soggetti stranieri individuati e deferiti alle autorità di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca.Le indagini hanno avuto inizio con la perquisizione effettuata nel 2013 dagli uomini della Polizia negli ambienti frequentati dal veneziano: nel corso dell’analisi delle caselle di posta elettronica - ben 75 quelle oggetto di indagine - sono emerse decine di contatti con utenti della rete recanti nickname riconducibili a bambini e bambine. Per Palumbo e Scialdone è davvero «allarmante» la realtà emersa dalla corrispondenza del primo indagato: questi frequentava diversi social network dove si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri piccoli. Nel corso della ricerca la polizia si è imbattuta in decine e decine di ’’fake’’ (ovvero di utenti del web che si nascondono dietro ad una falsa identità digitale) che si fingevano loro stessi dei bambini. Nasceva, in questo modo, una scellerata "amicizia" nella quale i pedofili, sotto mentite spoglie, si scambiavano materiale pedopornografico. In qualche caso, addirittura, i due pedofili si palesavano gettando via la maschera e continuavano il loro scambio di materiale illecito. La rete di ’’fake’’ è stata disarticolata e dall’analisi del materiale sequestrato sarà possibile sviluppare ulteriori piste investigative. Tra gli indagati c’è anche un pensionato di Sestu di 64 anni individuato dalla polizia di Cagliari.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: