sabato 30 novembre 2013
Sfida senza scintille e colpi bassi tra i candidati. Epifani plaude: «È l’unico partito contendibile». Renzi e Cuperlo promuovono la contesa. Il sindaco: «Non siamo tesseropoli». La revisione della spesa? «Non mi convince, non servono i professorini, ma mettere online tutte le spese». Civati apre alle unioni gay, più cauti gli altri.
Il sindaco: «Se vinco tratto con il Colle. E adesso cambio anche i capigruppo»
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Un confronto all’insegna del fair play. Toni forti solo quando si parla del governo, specie da parte di Matteo Renzi: «Governo sufficiente ora sarà ottimo perché c’è il Pd». Ma non è il solo. «Cambi passo e batta i pugni in Europa», dice anche Gianni Cuperlo, che chiede la patrimoniale. E va all’attacco sugli esodati: «Chiudere questa pagina vergognosa».Su Sky va in onda il confronto in stile "X factor" fra i tre contendenti alla guida del Pd, il sindaco di Firenze, Cuperlo e Pippo Civati. È tutt’un tendersi la mano: «Pippo», «Gianni», «Matteo». «Il governo non ha più alibi», aveva sostenuto Cuperlo riferendosi all’uscita dalla maggioranza di Berlusconi. Perché «viene meno l’aspetto ricattatorio del tipo "o togliete l’Imu o facciamo cadere il governo"». Un taglio secco di un miliardo dai costi della politica, «via Senato e Province», propone invece Renzi. E quando Civati dice, riferito a Berlusconi, che «noi facciamo le primarie loro le ereditarie» applaude anche Renzi. «Vorrei andare al voto con questo gruppo dirigente», chiude il siparietto del bon ton Civati.

 

Al primo posto dunque, per Renzi, il taglio ai costi della politica, «e spostiamo un miliardo sulla Terra dei fuochi. Patrimoniale? Solo dopo che la politica ha dato il buon esempio». Invece Cuperlo non la esclude affatto: «C’è un eccesso di timidezza di Renzi e Civati. La crisi non è stata uguale per tutti e una patrimoniale non servirebbe per colpire la ricchezza ma per redistribuire una quota di ricchezza».

Da lontano segue la contesa Guglielmo Epifani, il segretario che non concorre, con grande attenzione, grande curiosità e anche con un po’ d’orgoglio: «Una prova di democrazia ancora una volta importante e straordinaria – sottolinea –. Restiamo l’unico vero partito contendibile».

Chiedono a Renzi: se il cambio di passo non ci sarà, il Pd dovrà sfiduciare Letta? «Il governo deve pensare all’Italia. A riforme, lavoro, a ridare la speranza agli italiani. E chi dovrà farlo se non il Pd? - avverte il sindaco di Firenze, aggirando un po’ la domanda -. Gli altri sono tre o quattro partitini...». Duro Civati, invece, su Alfano come alleato di Letta: «Non mi fido, tornerà a stare insieme a Berlusconi».

Letture diverse, invece sulle unioni gay. Chiede «matrimoni egualitari» Civati, e «laicità dello Stato», aggiungendo: «C’è la maggioranza in Parlamento, con M5S». Mentre Cuperlo è più cauto, punta sui «diritti». E Renzi conferma di essere «più timido»: solo patti civili e niente adozioni.

Nessuno si dà per vinto. «Vinceremo», dice anche Civati, che in questo momento è più indietro e si ribattezza «Ci voti». «Possiamo recuperare ai gazebo 3 milioni di voti», auspica e si dice penalizzato da derive sul tesseramento sui quali ci sarebbe voluto un atteggiamento più deciso. «Sono andati a votare 297mila italiani e per 2 o 3 casi discutibili sono passati per Tesseropoli - minimizza Renzi -: il Pd non è questo».

Ognuno deve denunciare il suo 730. A suon di battute, «Avevo una bicicletta ma me l’hanno rubata. E ho ricevuto 67mila euro di donazioni», dice Renzi. «Ho un’Audi A4, avevo una C3 che si è rotta, e sono in affitto. E ho avuto 77mila euro in donazioni, più di Renzi», ammette Civati. Mentre Cuperlo ha «una vespa di colore nero. E ho raccolto intorno ai 70-80mila euro», spiega.

 

Ma neanche su questo spinoso tema scatta la polemica. E il vero avversario interno, per Renzi, sembra essere l’inquilino di Palazzo Chigi, e la sua strategia, rimandata anche sulla spending review. «I 32 miliardi di cui ha parlato Cottarelli sono una cifra raggiungibile, ma il metodo col quale sono partiti non mi convince per niente», avverte il sindaco di Firenze. La spending review si fa «mettendo online tutte le spese, non facendo i professoroni a dare numerini».

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