giovedì 17 luglio 2014
​Secondo incontro sulla legge elettorale. Di Maio: sono necessarie. Il premier Renzi: troviamo un punto di caduta. I grillini chiedono tempo sul Senato: assurdo stravolgere la Carta in pochi giorni.
La strategia di Grillo (L.Mazza)
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Il secondo round del difficile dialogo sulle riforme tra il Pd e il M5S è appena cominciato. La riunione, inizialmente prevista per le 14, è stata rimandata di un'ora. Circostanza che ha scatenato la reazione ironica del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che su Twitter lancia l'hashtag #chefatica. Un ritardo forse dovuto alla decisione del premier Matteo Renzi, che ieri sera aveva espresso dubbi sulla sua partecipazione, di essere presente per toccare con mano la situazione e valutare se le aperture dei grillini siano credibili. L'incontro è iniziato qualche minuto dopo le 15. Il segretario del Pd ha lasciato Palazzo Chigi accompagnato dagli altri componenti della delegazione Dem, Roberto Speranza, Alessandra Moretti e Debora Serracchiani. Delegazione invariata per i grillini guidata dal vicepresidente Di Maio. Presenti i capigruppo di Camera e Senato, Paola Carinelli e Vito Petrocelli, da Danilo Toninelli dallo stesso Luigi Di Maio. Sul dibattito sulle riforme intanto aleggia lo spettro della ghigliottina. È quanto temono i senatori del Movimento 5 stelle. "È pura follia!", afferma Vincenzo Maurizio Santangelo parlando di "imminenti richieste che Zanda (Pd) avanzerà nella capigruppo. Ci sono voluti quasi tre anni per scrivere la Carta - commenta - ed ora, in piena estate, Renzi e Berlusconi pensano di stravolgerla, diminuendo gli spazi democratici per i cittadini, in tre soli giorni". L'aula del Senato, mentre è in corso l'incontro boccia la richiesta dei grillini di rinviare tutto a settembre.

Ncd, tramite il capogruppo al Senato, Maurizio Sacconi, conferma di voler chiudere "prima della pausa estiva", ma il suo compagno di partito Renato Schifani riconosce che "il percorso è arduo. Da qui al 10 agosto bisogna trovare una soluzione politica". Sul tavolo, fa notare, ci sono ben 7mila emendamenti: "Mi auguro vengano dimezzati - prosegue - ma anche se fossero 2mila, impegnerebbero moltissimo l'aula. E sulle riforme costituzionali - ricorda - non è previsto il voto di fiducia. Intanto anche il sindaco di Torino Piero Fassino dice la sua sul Senato: "Per l'Anci è insoddisfacente la partecipazione di 21 sindaci aPalazzo Madama".

LA QUESTIONE PREFERENZE. Il nodo su cui incomincia la discussione è quello, delicatissimo, delle preferenze con i grillini che ne rivendicano la nessità e chiedono un sistema elettorale simile a quello per l'elezione dei sindaci, con doppio turno di lista e non di coalizione. "Dopo 8 anni di Porcellum bisogna dare la possibilità ai cittadini di scegliere i propri candidati" pensando a "norme che non permettano degenerazione, a dei controbilanciamenti" ha detto Di Maio. Che poi precisa: "noi partivamo da un impianto proporzionale, voi da uno maggioritario ma sui tavoli di dialogo si lascia qualcosa e si prende qualcos'altro. Parliamo delle preferenze ma su questo mi sembra ci sia un pò di paura". La replica del Pd è che non si può ricominciare tutto da capo e soprattutto non si può fare, come sottolinea Serracchiani un  "mercimonio tra la governabilità e le preferenze". Moretti spiega: "secondo me, noi siamo arrivati a una mediazione con le altre forze e siamo arrivati a collegi piccoli con liste molto corte che garantiscono due condizioni per noi aggancio territoriale e riconoscibilità" e da Renzi subito dopo. "Noi pensiamo che la preferenza sia lo strumento della democrazia, ma tra l'averla e il non averla noi preferiremmo averla" ha detto il premier "si è trovato un accordo sull'Italicum e noi abbiamo scelto di utilizzare lo strumento delle primarie" per garantire la scelta degli elettori. Altra richiesta forte che arriva dal M5S è quello che devono esserci più condannati in Parlamento, che, proprio sulla corruzione, dovrebbe dare un esempio differente" ha detto Di Maio.

COMANDA BERLUSCONI? RENZI: NO CHI HA I VOTI Jeans e immancabile camicia bianca Renzi ammette che si sono fatti passi avanti con i 5 stelle e chiede un accordo più ampio che riguardi le riforme e non solo la legge elettorale. Il premier ha un atteggiamento di apertura ma cambia registro, quando Toninelli lo stuzzica dicendo che sulla legge elettorale "comanda Berlusconi...". "Vede Toninelli, questa è una battuta simpatica, divertente, alla quale potrei rispondere che comanda chi ha i voti... Noi ne abbiamo presi 11 milioni. Quando capita a voi ci fate un fischio...", rintuzza allora Renzi per invitare a stare al merito delle questioni "senza tradire intenti polemici" fini a se stessi. Ma il premier non nasconde di avere fretta, con l'obiettivo chiudere entro 15 giorni il capitolo riforme costituzionali, e propone "un punto di caduta sulle preferenze". "Non siamo poi così lontani" sottolinea. Ma la partita è ancora tutta da giocare. La proposta di Renzi è prendere tempo e rivedersi dopo il nodo "Senato". "Studiamo i cinque punti e da qui alprimo agosto verificheremo se potremo fare passi avanti".

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