martedì 21 febbraio 2017
Il governatore della Puglia partecipa all'incontro. Bersani, Rossi e Speranza non cambiano idea, ma il loro progetto si indebolisce.
Michele Emiliano, presidente della Puglia, ha deciso di rimanere nel Pd (Ansa)

Michele Emiliano, presidente della Puglia, ha deciso di rimanere nel Pd (Ansa)

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C'è chi lascia - i bersaniani che si chiamano fuori dalla direzione e dal partito - e chi raddoppia: il governatore pugliese Emiliano che invece oggi è al Nazareno e si dice pronto a sfidare Renzi nella corsa per la segreteria. La scissione resta ma l'esodo dalla file del partito si ridimensiona. La resa dei conti dopo la convulsa assemblea di domenica, con l'ex premier che si è presentato dimissionario per spingere il Pd verso una nuova fase (primarie a maggio e congresso a giugno in vista del voto politico subito dopo l'estate) e la minoranza dem sulle barricate per questioni procedurali e di leadership, parte oggi con il primo atto, vale a dire la direzione del partito. A guidare i lavori, nella sede del Nazareno assediata dalla protesta dei taxisti, il presidente Matteo Orfini. Assente Renzi.

L'annuncio di Emiliano: sì alla direzione, mi candiderò alla segreteria

Nel primo pomeriggio Michele Emiliano ha sciolto la riserva e annunciato la sua partecipazione alla direzione del Pd. L'orientamento è quello di condurre la battaglia nel partito. Non si possono fare favori a Renzi, avrebbe spiegato Emiliano ad alcuni parlamentari. Un'annuncio che ha provocato non poca irritazione da parte della minoranza Dem che - sottolinea un bersaniano - aveva però già messo in conto la possibilità di un suo smarcamento dalla linea scissionista. "Mi candiderò alla segreteria del Pd
perchè questa è casa mia - ha poi dichiarato il governatore della Puglia -. Mi candido accogliendo l'invito di tantissimi militanti".

Speranza e Rossi delusi da Emiliano

"Prendiamo atto della scelta assunta da Emiliano di candidarsi nel Pdr", nelle parole dell'ex capogruppo dem, Roberto Speranza, tutto il gelo della minoranza del Pd nei confronti del governatore. Che ha fatto una scelta che mette in difficoltà chi ha ormai ha tutti e due i piedi fuori dal partito. Ma una parte dei "ribelli" dice di trovare maggiore forza dalla decisione comunicata oggi
in direzione, perché "rende più coerente il profilo programmatico". Freddo anche Rossi, governatore della Toscana: "Con Emiliano ci saremmo dovuti risentire oggi, invece non l'ho sentito, il che evidentemente - ha osservato - era un segnale di quello che poi
è successo. Per me non sarebbe un comportamento normale, ma ognuno ha il suo carattere, i suoi modi di comportarsi". Intanto l'ex ministro e ex segretario del Pd Pierluigi Bersani ha affermato che non rinnoverà la tessare del Partito democratico.

In calo i parlamentari del Pd disposti a seguire i "ribelli"

In ogni caso la scelta del politico pugliese toglie però fieno in cascina soprattutto al sud. "È chiaro che l'effetto sarà diverso - riflette uno dei dissidenti -. Ecco perché la sensazione che ci sia un'operazione in atto per tentare di chiudere la sinistra in un ghetto". Insomma si comincia a pensare che Renzi abbia trattato, ma su tavoli diversi, per separare i "ribelli". Speranza in queste ore sta incontrando chi è intenzionato ad andare avanti nel "nuovo soggetto politico del centrosinistra". Ma i numeri cominciano a ridursi se è vero che rispetto ai quaranta iniziali preventivati alla fine il nuovo gruppo - considerando anche gli esponenti provenienti da Sinistra italiana - potrebbe scendere a circa una trentina alla Camera. Solo 15 quelli in arrivo dal Pd Nazareno. Qualche ingresso potrebbe però arrivare dal gruppo Misto. Al Senato, invece, al momento sarebbero meno di quindici quelli che escono dal Pd. Nelle realtà locali c'è, quindi, anche chi frena e pure alla Camera e al Senato ci sono diversi parlamentari, già considerati "scissionisti" che manifestano dei dubbi su cosa fare.

Orlando: ricucire con i bersaniani è possibile

"Emiliano sta rientrando, spero altri seguano il suo esempio" ha risposto Andrea Orlando ai giornalisti che gli chiedevano a caldo se secondo lui ci sono ancora dei margini per ricucire la frattura con i bersaniani. Orlando è stato uno dei "mediatori" che però non sono riusciti a far rientrare la fronda della minoranza dem". Gli addii addolorano ma poi bisogna andare avanti e parlare al Paese" ha detto il ministro della Giustizia. Nessuna decisione sulla sua eventuale candidatura a segretario. "Non decido certo in base a quello che fa Emiliano".

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