sabato 7 dicembre 2013
Gianni Cuperlo e Pippo Civati saranno a Roma. Matteo Renzi resterà a Firenze. Domenica separata per i tre candidati alla segreteria del partito. Obiettivo almeno 2 milioni di votanti. Non mancano le scintille tra i candidati.
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Gianni Cuperlo e Pippo Civati a Roma. Matteo Renzi a Firenze. Saranno lontani, domenica, i tre candidati alla segreteria del Pd, con i primi due a seguire i dati delle primarie nella Capitale mentre il sindaco di Firenze non si muoverà, o quasi, da Palazzo Vecchio. Per sapere, poi, se la distanza si tradurrà in distacco nelle percentuali basterà attendere la serata di domenica. Il distacco, per il momento, è tutto nei contenuti che nelle battute finali di questa campagna elettorale segnata dai veleni sui tesseramenti, sulla legge elettorale e sull'appoggio al governo. Matteo Renzi ha evocato "il partito dei sogni", ovvero il "partito democratico che sa vincere". Un refrain che il sindaco di Firenze ha portato in giro per l'Italia, nelle televisioni e sui social network e che ha quasi oscurato quello ufficiale: L'Italia cambia verso. Concetto ribadito a Empoli: "Noi non vogliamo più vincere il premio della critica, vogliamo vincere il premio vero. Se vinciamo noi ci sarà un cambia verso gigantesco". Ma Renzi è anche consapevole che la partita è aperta, lo dicono i sondaggi, e che è determinante per lui lavorare sull'affluenza. Il suo elettorato è quello dei non iscritti, dei simpatizzanti, di delusi e indecisi. Ed è per questo che, fuor di denti, il sindaco ha avvertito: "Non è vero che tutto è scritto, dicono così per tenere la gente lontana dalle urne".Una precisazione che ha in Gianni Cuperlo il principale destinatario. Il diretto rivaledi Renzi nella corsa al Nazareno si era lasciato andare all'ottimismo dicendosi certo che saranno "più di due milioni" le persone che si recheranno ai gazebo. Lo scambio dimessaggi è continuato, con Cuperlo che ancora una volta ha fatto riferimento a quel 'ventennio' con il quale bisogna chiudere al più presto, ma del quale individua in Renzi il prosecutore ideale. Passando ai contenuti, poi, il confronto si focalizza sui temi del lavoro che per Renzi "è tutto da cambiare" nelle regole e incentivare con gli investimenti alle imprese: "La ripresa è quando le persone tornano a lavorare - ha spiegato a Reggio Emilia - non riusciamo ad attrarre aziende dall'estero, le banche danno credito a chi ha qualche amico al posto giusto". Per Cuperlo, il concetto di 'lavoro' è indissolubilmente legato a quello di 'sinistra' e dalla presenza nelle fabbriche deve ripartire Pd.Da sinistra parla anche Pippo Civati. "Il centrosinistra non faccia ragionamenti strani né pasticci: serve una proposta forte e chiara, anche radicale, considerata la grande sofferenza per la situazione sociale ed economica che ha bisogno di una sinistra vera", ha spiegato parlando, da Cagliari, delle prossime elezioni regionali in Sardegna. Ilterzo candidato alle primarie ha risposto a distanza a Massimo D'Alema. A innescare la polemica una battuta dell'ex presidente del Consiglio al quale, durante una intervista, è stata mostrata la fotografia di due pugili a cui erano stati sovrapposti i volti di Scalfarotto e di D'Alema stesso. "Manca il terzo sfidante, Elena Gentile", avrebbe detto D'Alema secondo la ricostruzione di Daniela Reggiani. Ma tanto è bastato per far dire a Civati: "D'Alema è un maschilista" aggiungendo che "farebbe bene a ritirare la propria candidatura alle europee".ANCHE PRODI AL VOTOFra i due milioni di votanti che, secondo il responsabile dell’organizzazione del Pd Davide Zoggia, parteciperanno domenica alle primarie per il nuovo segretario, ci sarà anche il "padre dell’Ulivo" Romano Prodi. «Di ritorno dall’estero, mi recherò a votare alle primarie del Pd – annuncia –. In questa così drammatica situazione, mi farebbe effetto non mettermi in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento». I rischi aperti dalla sentenza della Corte, prosegue, «mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza». Per il Professore, inviato speciale dell’Onu per il Sahel, «le primarie del Pd assumono un valore nuovo» ed «è necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. Pur con tutti i suoi limiti, il Pd resta l’unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno». Un ripensamento motivato, dunque, rispetto a quanto aveva annunciato un mese fa. «Non voterò alle primarie: non per polemica, ma ho deciso di ritirarmi dalla vita politica», aveva detto, aggiungendo: «Se voto, devo dire per chi, come e in che modo». Interrogativi ai quali ieri non ha fornito risposta, anche se non è escluso che lo faccia nelle prossime ore. In ogni caso, la notizia è salutata con favore dai vertici del partito, che auspicano un effetto-traino che possa far lievitare la partecipazione: «La decisione di Prodi gli fa onore e fa bene alle primarie. Ora in tanti al voto», commenta il segretario-traghettatore Guglielmo Epifani. A poche ore dal via, intanto, c’è chi prende posizione in favore di uno dei tre candidati, chi ancora non scioglie pubblicamente la riserva («Lo dirò...» assicura il sindaco di Roma, Ignazio Marino) e chi infine, come il primo cittadino milanese Giuliano Pisapia, fa sapere che resterà a casa: «Voterò in futuro per il candidato premier». Dal canto loro, nell’ultimo giorno di "campagna elettorale", i tre sfidanti spronano le proprie truppe: «Non è già tutto deciso. Non ci facciamo fregare...», avverte Matteo Renzi, impegnato fra Torino e Milano, ribadendo che per lui «sarà possibile» fare insieme il sindaco e il segretario di partito. «Sarebbe un conflitto d’interessi» replica Gianni Cuperlo, che lo sfida chiudendo nella "sua" Firenze, mentre Pippo Civati assicura: «Sono spaventati, D’Alema ieri ha detto che sono un pericolo per il Paese, a me non pare proprio».Chiunque vincerà, uno dei primi nodi da sciogliere resta la decisione sull’ingresso del Pd nel Partito socialista europeo, non gradita a tutte le correnti. Lo ha ribadito ieri l’ex ministro Beppe Fioroni: «Siamo arrivati in pochissimi giorni a 887 amministratori locali che hanno sottoscritto l’appello ai candidati alla segreteria del Pd contro l’ingresso del Pd nel Pse. E la raccolta di firme sta andando avanti». Una "carica dei mille" con cui i nuovi vertici di Largo del Nazareno dovranno aprire un confronto. Vincenzo R. Spagnolo​​​
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