venerdì 24 settembre 2010
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«La bussola c’è. E da domani possiamo parlare dell’Italia, dei suoi problemi. La gente vuole da noi impegno, assicurazione, sicurezza». Incassata la "fiducia" della direzione, dopo le recenti divisioni, il segretario del Pd Pierluigi Bersani prova a voltare pagina, gettandosi a capofitto nella campagna d’autunno contro il governo e il centrodestra. Rassicurato dal fatto che i generali democratici della minoranza hanno dichiarato che lo seguiranno nella battaglia. Sia quelli che gli hanno votato a favore (come Franceschini, Fassino e Marini), sia quelli che, apprezzando le aperture contenute nella sua relazione, si sono astenuti (Veltroni, Fioroni e Gentiloni). Al centro della sua offensiva, la situazione del governo e della maggioranza: «Siamo in presenza – spiega – di una pagina oscura, dossieraggi e scontri. Nella maggioranza di centrodestra c’è una divisione che non si può nascondere. Ci vuole un gesto di responsabilità, spero che Berlusconi non venga in Parlamento a dire che va tutto bene. Non è tollerabile». E aggiunge: «Ci concentreremo nell’incalzare la maggioranza e il suo andazzo inaccettabile».Il vicecapogruppo al Senato Luigi Zanda traduce subito l’input in una interrogazione parlamentare sul presunto ruolo dei servizi segreti nella confezione del documento sulla casa di An a Montecarlo: «È assolutamente urgente che il governo italiano garantisca, in modo formale davanti al Parlamento, che i nostri servizi segreti non sono coinvolti né direttamente né indirettamente, con propri consulenti o collaboratori, nelle vicende di dossieraggio che avrebbero avuto origine nei Caraibi e che riguardano il presidente Fini».Ma Bersani guarda anche oltre. E delinea questo percorso: «Serve un breve governo di transizione per cambiare la legge elettorale e poi presentarsi al Paese ciascuno con il proprio programma, il centrodestra e il centrosinistra». Niente santa alleanza, insomma, con forze culturalmente distanti, come Futuro e Libertà. E neanche un’ammucchiata elettorale di sigle senza un programma: «Sono per un Pd che non deleghi a nessuno e che abbia la responsabilità del progetto. Tocca a noi avanzare il progetto e da lì vengono le alleanze ma non a tutti i costi». Ma per gestire la fase odierna serve un appello alla chiarezza, alla responsabilità nazionale, contro quello che, secondo Bersani, sarà un "governicchio": «Dobbiamo ragionare in base a ciò che ci aspetta: un governo stabile non ci sarà, le riforme che promettono non potranno essere mantenute. Ci sarà invece un governicchio politico che non sarà in grado di fare meglio di quanto abbiamo visto fin qui, un governo di traccheggiamento, che sarebbe insostenibile di fronte ai problemi veri e seri del Paese».Servirà, dunque, una proposta concreta e non illusoria: «L’Italia può avere giorni migliori, che il Paese è migliore di quel che gli succede, si può tornare a parlare di futuro, se si accetta uno sforzo di cambiamento che chiederà impegni e aiuto da chi ha di più. Un sogno, che però ha gambe per camminare, perché non possiamo sostituire una favola come quella di Berlusconi con un’altra favola». E anche altre forze di opposizione si fanno sentire sulla vicenda Fini-Caraibi. Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa nota: «Mentre il Paese scivola sempre più verso il baratro, la maggioranza è impegnata quotidianamente nelle polemiche interne e a scambiarsi accuse di dossieraggio. Tuttavia, una volta evocati non possono rimanere dubbi su questi argomenti: chiediamo pertanto di fare luce al più presto sulla vicenda che, se fosse vera anche solo in parte, rappresenterebbe un elemento di grande preoccupazione per la nostra sicurezza e la nostra democrazia». Francesco Rutelli, presidente dell’Api, incalza: «Fa schifo l’atteggiamento di demolizione nei confronti di Fini e tutto questo fa male alla politica»
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