mercoledì 8 maggio 2013
​Oggi si riunisce il coordinamento per cercare di trovare una soluzione condivisa in vista dell’assemblea di sabato. In pista anche Chiamparino, che però si tira indietro. Il nodo da sciogliere è l’incompatibilità o meno con la futura elezione a segretario. (Angelo Picariello)
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Il Pd prova ad uscire dalle secche. Si lavora per uscire dalla situazione di pericoloso stand by individuando un reggente che guidi il partito fino al congresso dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani dalla segreteria e l’ascesa a Palazzo Chigi del vice Enrico Letta. Oggi si terrà una riunione di coordinamento politico con i segretari regionali. Un "caminetto" per tentare di sbrogliare la situazione e arrivare entro l’assemblea di sabato mattina convocata alla Fiera di Roma con una soluzione concordata. Nelle ultime ore cresce il nome di Anna Finocchiaro, proprio ieri nominata presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. In alternativa resta in pista il nome di Claudio Martini, senatore ed ex presidente della Toscana. Bruciate una dopo l’altra le altre ipotesi: Guglielmo Epifani, Pierluigi Castagnetti, Gianni Cuperlo. Indisponibile, invece, il capogruppo alla Camera Roberto Speranza. Decisivo il via libera che dovrà venire dall’area Renzi. Per cui si valutano anche altri nomi di mediazione, come Vasco Errani e Sergio Chiamparino. L’ex sindaco di Torino, che riscuote molti consensi, non sarebbe però disponibile. Ma il vero nodo è capire se il reggente potrà poi candidarsi al congresso perché il nome di Chiamparino potrebbe venir buono per il "dopo". In molti però spingono ancora per lui: «Evoca un’idea fattiva, vincente e non divisiva del partito - riflette Giorgio Tonini -. Chiamparino sarebbe il nome giusto per traghettare il partito». Guardato con favore anche dai malpancisti prodiani. Come Sandro Gozi: «Chiamparino - dice - ci ha detto di no, ma se cambiasse idea mi piacerebbe molto. Anche Castagnetti», aggiunge. E definisce senza mezzi termini il partito, allo stato attuale, «politicamente morto, mentre continua a fare danni nelle istituzioni».«Mi auguro che si trovi una candidatura unitaria fino al congresso», auspica Beppe Fioroni, a nome degli ex popolari. «Abbiamo la responsabilità di uscire uniti da quella assemblea. In caso contrario allora tanto vale anticipare i tempi. Facciamo un congresso straordinario a giugno», propone Fioroni. «Ma non serve né una conta, né un’unanimità di facciata», avverte Marina Sereni.
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