sabato 31 marzo 2018
Il capo M5s insiste: «Solo con me premier si rispetta la volontà popolare». Il leghista: no arroccamenti. E apre di nuovo al reddito di cittadinanza se «a tempo»
«Passo indietro entrambi o voto». Il forcing di Salvini su Di Maio
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Altro che vacanza e riposo. Altro che «buona Pasqua in vista di una settimana decisiva ». I due leader del momento, Salvini e Di Maio, non abbandonano la scena reale e virtuale nemmeno il venerdì santo. Un’ora di diretta su Facebook per il segretario del Carroccio, con una estenuante mole di risposte a ogni commento degli utenti. Doppia presenza, sul blog M5s e in Campidoglio presso la giunta Raggi, per il leader del Movimento. Un presidio costante della piazza politica per rimarcare le proprie posizioni, ma anche per scambiarsi messaggi impliciti. Tutto mentre i contatti tra i due restano costanti in vista del primo faccia a faccia di martedì o mercoledì.

Le danze le apre Di Maio, costretto attraverso il blog del Movimento a smentire un articolo di giornale che attribuisce a Casaleggio jr. e a un suo fedelissimo, il bolognese Bugani, un piano inedito: far consumare il dialogo tra il giovane leader campano e Salvini per poi concentrarsi sul confronto con il Pd, con un nuovo nome per Palazzo Chigi. «Di Maio - scrive la comunicazione M5s - è l’unico candidato premier con cui intendiamo andare al governo». Il 'piano-B' orchestrato da Davide Casaleggio sarebbe dunque «privo di fondamento ». Al contrario, il Movimento «non è disposto a ignorare la volontà popolare», che prevede appunto, questa l’interpretazione, l’ascesa a Palazzo Chigi del loro capo politico. Un altro nome sarebbe un «tradimento » del voto espresso il 4 marzo. E quanto alla maggioranza, «si dialoga con tutte le forze politiche», anche a sinistra.

Lo schema del leader campano è definito e con questa idea salirà al Colle giovedì pomeriggio, nell’ultimo colloquio del primo giro di consultazioni per il governo. M5s non vuole stringere accordi organici, ma vuole concordare alcuni punti con tutte o quasi le parti politiche. Il centrodestra, certo, ma anche Leu e pezzi del Pd. Uno schema dentro il quale Di Maio e il suo esecutivo sarebbero il centro di gravità. È una «rigidità» secondo Salvini, un «arroccamento» da abbattere. Il segretario della Lega è impegnato in una sorta di moral suasion permanente verso il leader M5s che si potrebbe sintetizzare così: «Il Paese si aspetta da noi un governo non con tempi biblici e dobbiamo darglielo. Ciò che conta sono i punti del programma, l’abolizione della Fornero, le tasse, l’Europa. Per le ambizioni personali c’è tempo...». Siccome Di Maio non vuole sentire questo discorso, ieri Salvini si è inventato la maratona-Facebook. Per dire poi pochi concetti. Il primo, ricavato direttamente dalle reazioni degli utenti: «Quindi per voi va bene centrodestra con M5s, ma dite escludiamo il Pd... lo penso pure io».

Insomma, come esiste una pregiudiziale anti-Berlusconi nel Movimento, così esiste una pregiudiziale antidem nel Carroccio. E poi: «O si fa così, o si vota», spiega Salvini ai suoi fans intervallando i primi piani del suo volto con il panorama di Ischia, la location scelta per tre giorni di riposo con la compagna Elisa Isoardi. Il senso del discorso di Salvini è immaginare che dalle consultazioni venga fuori un accordo forte centrodestra- M5s con un passo indietro dei due leader principali, concentrati piuttosto sull’attuazione del programma anche attraverso il controllo in prima persona o con fedelissimi di dicasteri-chiave: Interni, Esteri, Economia, Europa. «Io non dico 'o me o morte'. Sia chiaro: io sono pronto, la squadra c’è, il programma anche. Ma se il centrodestra non raggiunge la maggioranza tiriamo le conseguenze», ripete di nuovo il segretario della Lega. Con M5s, quindi, il programma al centro. «Vediamo se da parte loro ci sono solo chiacchiere o c’è voglia di mettersi a tavolino per risolvere i problemi sul serio».

Al momento però è interesse di Di Maio salire al Colle come leader che ambisce a prendere Palazzo Chigi. Tuttavia, dalle retrovie emerge la disponibilità del giovane leader e del Movimento ad ascoltare con grande attenzione i consigli di Mattarella. Insomma, se fosse il Colle a vedere una 'terza via', o meglio un 'terzo nome', M5s, tra fatiche e tormenti, ci ragionerebbe. Anche se ragionare non vuol dire accettare. Possibile quindi che gli incontri Salvini-Di Maio della prossima settimana siano due, uno prima e uno dopo le consultazioni. Sul tavolo l’idea di un premier rappresentativo di entrambi e rassicurante per il Colle, magari proveniente dai circoli economicoeuropei più attenti alle istanze di cambiamento. Salvini pare disposto al compromesso: «Il reddito di cittadinanza? Se a tempo, va bene...», è il suo nuovo segnale. All’inverso, però, Andrea Roventini, candidato da Di Maio a ministro dell’Economia, boccia la flat tax leghista: «Non va bene per l’Italia, è l’opposto dell’equità». Ma se il leader M5s non vedesse alternative a se stesso, resterebbero solo due strade: il voto anticipato o aspettare gli esiti imprevedibili della guerriglia nel Pd.

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