giovedì 4 settembre 2014
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Dalla politica ai sindacati fino al mondo dell’associazionismo, le reazioni alla riforma scolastica non si sono fatte attendere. A partire dagli esponenti del partito del premier. «Per la prima volta – afferma il responsabile Scuola del Pd, Davide Faraone – una riforma della scuola che non viene calata sulla testa ma che mette al centro dialogo e ascolto come elementi imprescindibili per costruire una scuola moderna e che funzioni. Valutazione, merito, riforma del sostegno, collegamento stretto con il mondo del lavoro sono i capisaldi del progetto».  Nel documento «ci sono una serie di punti che noi condividiamo e abbiamo sempre sostenuto», dice Elena Centemero, responsabile Scuola e università di Forza Italia, ricordando che «è stato il governo Berlusconi a istituire per la prima volta il Fondo per il merito per premiare gli insegnanti più capaci». Non c’è condivisione, invece, sulla «mancata indicazione delle coperture per provvedimenti come l’assunzione dei precari ». Semaforo verde da Scelta Civica che, per bocca del vicepresidente Antimo Cestaro, parla di «riforma che interessa tutti, che guarda con straordinaria attenzione al futuro ». Il Ncd, attraverso il capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo, pone invece «condizioni da rispettare»: e cioè «tempi certi, sostenibili capitoli di finanziamento e visione d’insieme».  Timidi segnali positivi anche dal presidente di Fratelli d’Italia- An, Giorgia Meloni, per la quale la riforma presenta «alcuni spunti interessanti come il tema dello scatto per merito e non quello per anzianità. Valuteremo i testi – aggiunge –, perché il problema di Renzi è che sulle pagine dei giornali si leggono tante cose ma poi i testi non arrivano». Cauti i commenti da Sel: il capogruppo alla Camera Arturo Scotto dichiara che «per ora siamo alla valutazione di 136 pagine su un sito internet. Le carte, quelle vere, dovremo leggerle nel momento in cui ci saranno atti del governo»; e comunque, sottolinea il parlamentare, «Renzi ci spieghi dove prende i soldi».  La «stabilizzazione del personale, il superamento della distinzione tra organico di diritto e di fatto, l’indizione di un nuovo concorso» sono aspetti che, senza dare giudizi definitivi e auspicando il rinnovo del contratto di lavoro, il segretario generale dello Snals, Marco Paolo Nigri, giudica «condivisibili». Fortemente critico invece Rino di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti: «Giù le mani dagli scatti di anzianità – tuona – e no secco al potenziamento dei poteri dei presidi». In termini generali, osserva il segretario generale Uil Scuola, Massimo Di Menna, quello di Renzi «è un piano ambizioso, ma ci sono aspetti di difficilissima applicazione ». Fra questi: l’insegnamento dell’inglese «dal primo anno della primaria dal 2015» e il «sistema di valutazione » che non dispone però, lamenta Di Menna, di ispettori. Ad esprimere «perplessità » sulla riforma è il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, che chiarisce: «Senza le risorse necessarie nessuna concreta miglioria potrà essere apportata al nostro sistema scolastico».
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