sabato 10 ottobre 2015
​Affidato a Lotti il compito di sondare le varie opzioni  Salvini lancia Giorgia Meloni. Grillo pensa a Frongia.
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Alfio Marchini candidato sindaco per il Pd? Per ora è solo un’idea, nulla di più. Ma in un momento tanto ingarbugliato non si esclude a priori alcuna pista. Neanche la più clamorosa. Così, quella che adesso è una semplice ipotesi, potrebbe evolversi nelle prossime settimane fino a trasformarsi in un accordo politico. Intanto, c’è stato un primo contatto. L’imprenditore romano – che con la lista 'Roma ti amo' sfiorò il 10% alle amministrative del 2013 – ha ricevuto nelle ultime ore una telefonata esplorativa da ambienti vicini al presidente del Consiglio per sondare la sua eventuale disponibilità a scendere in campo con il Pd. Il diretto interessato ha gradito l’apprezzamento e per ora le due parti si sono lasciate con la promessa di aggiornarsi nelle prossime settimane. Renzi, comunque, ha affidato il compito di vagliare tutte le opzioni possibili nella scelta del candidato sindaco per Roma al suo braccio destro Luca Lotti, in tandem con il commissario Matteo Orfini. Il premiersegretario è ben consapevole, come confidano alcuni dirigenti 'dem', che il voto capitolino di primavera (in accoppiata con altri grandi comuni) sarà una «partita tosta». Ma allo stesso tempo è convinto che non si tratti di una sfida impossibile. Già in passato, del resto, Renzi ha dimostrato di esaltarsi proprio di fronte ai nodi più difficili da sciogliere. Per questo, il capo del governo ha delegato la questione ai fedelissimi, ricordando loro le tante volte in cui il Pd è stato dato per sconfitto, ma alla fine «abbiamo sempre vinto le battaglie decisive». Tuttavia c’è da fare i conti con rifiuti e titubanze a scendere in campo per una campagna elettorale che dopo 27 mesi di guida Marino sarà tutt’altro che una passeggiata. Roberto Giachetti ha già più volte declinato l’offerta. Paolo Gentiloni è impegnato nel delicato e prestigioso incarico di ministro degli Esteri. E anche Raffaele Cantone e il presidente del Coni Giovanni Malagò non sono del tutto convinti di lanciarsi in quest’avventura. Anche per tali ragioni si spiega la tentazione Marchini, che in questo modo verrebbe 'soffiato' al centrodestra. «Non mi stupisce il fatto che ci stiano tirando per la giacchetta – dice Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini –. Ma in questo momento noi siamo concentrati sul programma, che presenteremo entro fine novembre con una conferenza nella sede della stampa estera. Stiamo valutando priorità e progetti per Roma in vari ambiti: dal trasporto pubblico fino ai servizi al cittadino. Le dispute politiche e il toto-candidati non ci appassionano proprio». Eppure le grandi manovre per individuare i 'cavalli' su cui puntare – un minuto dopo le dimissioni di Marino – hanno subito un’accelerazione impressionante su tutto il fronte politico. Il centrodestra – che è un cantiere aperto e appare più diviso che mai – è chiamato a compiere una scelta condivisa se vuole avere qualche possibilità di successo. Matteo Salvini non fa mistero di apprezzare  Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ma contemporaneamente, fissa alcune condizioni: «Meloni mi piace, tuttavia non esiste una sola candidatura. Non faccio nomi, però non mi piacciono le marmellate». Chi invece non si espone, evitando per il momento di esternare un gradimento, è Silvio Berlusconi. Il numero uno di Forza Italia si limita a dettare qualche regola d’ingaggio: «Lavorerò per offrire agli elettori un centrodestra unito e vincente – promette in una nota scritta di suo pugno –. Invito tutti a ragionare senza preconcetti e senza interessi di parte nel valutare le migliori candidature». Il leader azzurro non vuole sbilanciarsi più di tanto anche se, a sentire diversi big del suo partito, le sue preferenze andrebbero a favore di Marchini. Che l’ex Cavaliere avrebbe voluto appoggiare già nella precedente tornata elettorale.  Chi sicuramente non ha problemi di alleanze è M5S, che invece dovrà decidere una rosa da proporre agli iscritti sul blog di Grillo. In Rete, nel frattempo, la base continua il pressing per convincere Di Battista a scendere in campo, ma il parlamentare ribadisce il suo secco 'no' con un messaggio su Facebook indirizzato agli attivistifan: «Vi chiedo di rispettare la mia scelta e soprattutto le regole del M5S, perché se le deroghi una volta poi le deroghi sempre e diventi il Pd senza nemmeno rendertene conto. Pensateci e votate un programma, non un nome». Grillo e Casaleggio contano comunque di arrivare alla vittoria anche senza schierare il giovane leader romano. Fonti pentastellate assicurano che una consultazione online «sarà lanciata a strettissimo giro». E c’è chi lascia intuire che la kermesse annuale del movimento – in programma a Imola tra una settimana esatta – potrebbe rappresentare il palcoscenico ideale per presentare i nomi in corsa per il Campidoglio. A giocarsela – salvo clamorose sorprese – saranno i quattro attuali consiglieri comunali: De Vito, Raggi, Stefàno e Frongia. Le quotazioni di quest’ultimo – blogger, volontario di Emergency e attuale capogruppo nell’Assemblea capitolina – sono date in forte rialzo.
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