Il cardinale Parolin in una foto dell'archivio Ansa
«Si deve dialogare anche con Matteo Salvini, dialoghiamo con tutti». Il segretario di Stato Pietro Parolin interviene sul confronto con il ministro dell’Interno, a margine della cerimonia di conferimento del premio internazionale «Economy and society», promosso dalla Fondazione "Centesimus annus pro Pontifice" al Palazzo della Cancelleria.
«Il Papa continua a dirlo – aggiunge il primo collaboratore di Bergoglio – dialogo, dialogo, dialogo. E perché non con Salvini? Anzi, dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema». Parole a cui il diretto interessato replica ringraziando il cardinale e aggiungendo: «Non penso di avere la lebbra o la peste».
Dialogo prima di tutto, è insomma il messaggio di Parolin, ma non saranno tutte rose e fiori: certi paletti rimangono, sia sui temi sia sull’uso di certi simboli. «Credo che a usare i simboli religiosi per manifestazioni di parte, come sono i partiti, c’è il rischio di abusare di questi simboli», avverte il segretario di Stato. «Quindi – osserva – da parte nostra non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa realtà». L’atteggiamento dopo l’esito delle urne resta «positivo e incoraggiante» sulla visione comunitaria.
Perciò «prendiamo atto di quanto è successo – afferma Parolin –. Nello stesso tempo credo che si debba guardare avanti e continuare a dialogare per costruire l’Europa che tutti vogliamo, anche con tutte queste tendenze di ripiegamento su se stessi e di messa in discussione del progetto europeo».