mercoledì 29 maggio 2019
Il cardinale, interpellato dai giornalisti, risponde così: dialogo, dialogo, dialogo. E ancora di più con chi la pensa diversamente. Ma attenzione ai simboli religiosi, c'è il rischio di abusarne
Il cardinale Parolin in una foto dell'archivio Ansa

Il cardinale Parolin in una foto dell'archivio Ansa

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«Si deve dialogare anche con Matteo Salvini, dialoghiamo con tutti». Il segretario di Stato Pietro Parolin interviene sul confronto con il ministro dell’Interno, a margine della cerimonia di conferimento del premio internazionale «Economy and society», promosso dalla Fondazione "Centesimus annus pro Pontifice" al Palazzo della Cancelleria.

«Il Papa continua a dirlo – aggiunge il primo collaboratore di Bergoglio – dialogo, dialogo, dialogo. E perché non con Salvini? Anzi, dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema». Parole a cui il diretto interessato replica ringraziando il cardinale e aggiungendo: «Non penso di avere la lebbra o la peste».

Dialogo prima di tutto, è insomma il messaggio di Parolin, ma non saranno tutte rose e fiori: certi paletti rimangono, sia sui temi sia sull’uso di certi simboli. «Credo che a usare i simboli religiosi per manifestazioni di parte, come sono i partiti, c’è il rischio di abusare di questi simboli», avverte il segretario di Stato. «Quindi – osserva – da parte nostra non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa realtà». L’atteggiamento dopo l’esito delle urne resta «positivo e incoraggiante» sulla visione comunitaria.

Perciò «prendiamo atto di quanto è successo – afferma Parolin –. Nello stesso tempo credo che si debba guardare avanti e continuare a dialogare per costruire l’Europa che tutti vogliamo, anche con tutte queste tendenze di ripiegamento su se stessi e di messa in discussione del progetto europeo».

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