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«Sono molto perplesso sull’accordo con l’Albania, non capisco la necessità di spendere soldi e risorse per portare lì le persone salvate in mare. Che senso ha questa decisione? Non è accoglienza ma solo un provvedimento spot, per toglierseli davanti. Ma poi torneranno quasi tutti in Italia. Lo prevede la legge. Oppure scapperanno e risaliranno i Balcani per andare in Europa del Nord». A parlare è una persona che di immigrati e, soprattutto, di accoglienza se ne intende molto. È Antonio Casale responsabile del Centro Fernandes di Castel Volturno gestito dal 1996 dalla Caritas di Capua e che aiuta, sostiene, accompagna migliaia di immigrati. Ma, avverte, «l’azione di questo governo si inscrive in un solco che era già stato tracciato coi cosiddetti “decreti sicurezza” che noi già avevamo denunciato allora. E gli effetti li vediamo ancora. Solo nell’area di Castel Volturno hanno provocato almeno 2mila irregolari. Persone che non potevano più rinnovare il permesso di soggiorno, pur avendolo avuto e pur essendo residenti qui da 10-15 anni. Invece hanno perso ogni possibilità di essere regolari».
Diventando fantasmi…
Proprio così. La nostra attività fa i conti sempre con i fantasmi. Noi dobbiamo assistere, aiutare, orientare gran parte di persone che vivono qui sul territorio, sono perfettamente integrate, spesso con famiglie con figli, ma che non riescono a regolarizzarsi. Per noi è una lacerazione, una sofferenza lavorare in queste condizioni.
Recentemente ha visto qualche peggioramento?
Noi viviamo quasi sempre in emergenza. Noto una crescita della sfiducia. Andare avanti con un lavoro precario, con un orizzonte che non è roseo la fa aumentare. E così vedo che aumentano i casi di depressione.
Che non è una malattia tipicamente africana.
Proprio così. La depressione non esiste in Africa. Qui spesso si manifesta con forme pseudoreligiose. Spesso dobbiamo soccorrere persone che cominciano ad avere crisi mistiche. Per questo fin dai primi giorni oltre ai servizi essenziali come la mensa, i posti letto, il dottore, abbiamo voluto che ci fosse anche la Chiesa, non solo per i cattolici ma come punto di riferimento, una speranza per tutti gli uomini. Oggi a Castel Volturno ci sono anche due moschee e varie chiese pentecostali. È una risposta in termini di umanità. La fede è strumento di integrazione, è un linguaggio che capiscono molto bene in particolare gli africani. Una chiave per entrare in rapporto con loro.
Il forte aumento degli sbarchi di quest’anno si ripercuote anche qui da voi?
Rispetto agli anni 2002-2003 gli arrivi da noi sono diminuiti ma solo perché l’accoglienza ufficiale statale è più ramificata. Invece osserviamo un aumento del fenomeno della seconda accoglienza, quelli che finito il percorso nei Cas si trovano ancora nel guado. Noi raccogliamo questa seconda accoglienza con un carico di sfiducia maggiore.
Quale è il problema maggiore? Sanitario? Il lavoro? La casa?
Sanitario e abitativo. Strettamente connessi col permesso di soggiorno, con la regolarizzazione. Perché senza permesso di soggiorno non si ha diritto alla sanità né si riesce avere una casa, almeno in regola. Oltretutto la popolazione che noi abbiamo assistito trenta anni fa oggi è anziana, persone che oggi hanno bisogno di un welfare molto diverso, che non hanno futuro. E se escludi il rimpatrio che in molti casi è impossibile, tutto è complicato.
E i minori? C’è un clima di forte criminalizzazione. Che ne pensa?
Sono esterrefatto di questa impostazione. I minori dovrebbero essere quelli su cui puntare proprio per l’integrazione. Per questo noi abbiamo la scuola di italiano. Vediamo dei ragazzi che sono una tabula sulla quale veramente si possono scrivere tante cose belle.
E quale è il rapporto con gli italiani?
Oggi la comunità dei migranti è molto più consapevole e lo è anche la comunità degli italiani. Non ci sono più quelle forme acute di contrasto, di ostilità. Permangono ancora alcune tensioni ma credo che, anche grazie alla nostra azione, la popolazione residente italiana ha capito che il male non sono gli immigrati e che invece possono essere un’opportunità, una soluzione.