martedì 2 marzo 2021
A un anno dall'inizio, i contraccolpi sull'educazione nell'analisi di Save the Children. In 8 capoluoghi italiani grandi diseguaglianze territoriali. Nel mondo persi 112 miliardi di giorni di lezione
Scuola in presenza, meno della metà dei giorni previsti
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La pandemia da Covid-19 sta provocando non solo disoccupazione e crisi economica, ma una grande povertà educativa tra i bambini e i ragazzi, le cui conseguenze saranno ancora più difficili da contrastare. A lanciare l'allarme è Save the Children, l'organizzazione impegnata da un secolo a salvare i bambini a rischio, che analizza i contraccolpi dei lockdown scolastici in Italia e nel mondo. Ad un anno dalla prima chiusura generale, l'ong internazionale ha analizzato i dati rispetto alla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.

La ricerca, anche senza pretendere di essere esaustiva, offre uno fotografia significative e allarmante. L'analisi prende in considerazione 8 capoluoghi di provincia. Ed emerge come gli studenti si siano trovati a frequentare i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti. Nel corrente anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell'infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori di Reggio Calabria, hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106.

I dati evidenziano forti differenze fra le città, legate all'andamento del rischio di contagio così come alle differenti scelte amministrative. I numeri rilevati si riferiscono alle giornate scolastiche vissute in presenza, evidenziando quei territori dove gli studenti hanno fruito di periodi più lunghi di didattica a distanza. «Sappiamo bene quanto le diseguaglianze territoriali abbiano condizionato in Italia, già prima della pandemia, la povertà educativa dei bambini, delle bambine e dei ragazzi - spiega Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children - a causa di gravi divari nella offerta di servizi per la prima infanzia, tempo pieno, mense, servizi educativi extrascolastici. Ora anche il numero di giorni in cui le scuole, dall'infanzia alle superiori, hanno garantito l'apertura nel corso della seconda ondata Covid-19 mostra una fotografia dell'Italia fortemente diseguale, e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative».

Sudamerica e Asia meridionale: perso il triplo di lezioni dell'Europa

L'analisi di Save the Children guarda anche al di là dei confini nazionali. E calcola che a un anno dall'inizio della pandemia, bambini e adolescenti hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, più di un terzo dell'anno scolastico medio globale di 190 giorni. L'Organizzazione internazionale a livello globale calcola che 112 miliardi di giorni di istruzione siano stati persi complessivamente. Sono stati quindi proprio i bambini più poveri del mondo a essere colpiti in modo sproporzionato. Una nuova analisi, condotta a livello internazionale da Save the Children sui dati di 194 Paesi e diverse regioni, mostra che i minori in America Latina, nei Caraibi e nell'Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell'istruzione dei coetanei dell'Europa occidentale.

A livello globale, la differenza nei giorni di istruzione persi dai bambini e ragazzi che vivono nelle diverse aree geografiche diventa drammaticamente chiara: in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione, in Medio Oriente 80 giorni, nell'Africa subsahariana 69, nell'Asia orientale e nel Pacifico 47, in Europa e nell'Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 38.

In questi paesi l'assenza da scuola non causa solo perdita di apprendimento. Bambini e adolescenti che non vanno a scuola sono esposti a un rischio maggiore di lavoro minorile, a matrimoni precoci e ad altre forme di abuso e hanno maggiori probabilità di essere intrappolati in un ciclo di povertà per le generazioni a venire. Si stima che la pandemia globale spingerà altri 2,5 milioni di ragazze al matrimonio precoce entro il 2025.

Enormi le discrepanze nell'accesso all'apprendimento anche tra le stesse nazioni più ricche durante la pandemia. Gli studenti negli Stati Uniti, ad esempio, sono più disconnessi da Internet rispetto agli studenti di altri Paesi ad alto reddito, il che probabilmente ha influito sul loro accesso all'apprendimento remoto. Solo due Paesi dell'UE hanno livelli di accesso a Internet inferiori rispetto agli Stati Uniti: Bulgaria e Romania. All'inizio della pandemia, oltre 15 milioni di studenti, dall'asilo alle superiori delle scuole pubbliche statunitensi, non avevano Internet adeguato per l'apprendimento a distanza a casa. Anche altri Paesi più ricchi hanno lottato per fornire uguali alternative online per l'apprendimento scolastico. In Norvegia, mentre quasi tutti i giovani tra i 9 ei 18 anni hanno accesso a uno smartphone, il 30 per cento non ha accesso a un personal computer a casa. Nei Paesi Bassi, un bambino su cinque non ha un pc o un tablet per l'apprendimento da remoto.









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