mercoledì 13 febbraio 2019
Prima udienza per il procedimento contro il nigeriano Innocent Oseghale, imputato per omicidio e occultamento del cadavere della diciottenne romana uccisa un anno fa.
Pamela Mastropietro, uccisa il 30 gennaio 2018

Pamela Mastropietro, uccisa il 30 gennaio 2018

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L'intenzione è di andare a sentenza entro 180 giorni per il processo in Corte d’Assise a carico di Innocent Oseghale, il 30enne pusher nigeriano imputato per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio dell’anno scorso e ritrovata il giorno dopo in due trolley abbandonati nelle campagne maceratese.

Oseghale, difeso dagli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, è imputato anche di vilipendio, occultamento di cadavere e violenza sessuale: il processo, iniziato mercoledì 13, procederà a cadenza quasi settimanale. Oltre 40 i testimoni, a cui si aggiungono i consulenti medici delle parti.

Si comincia con la testimonianza di Vincenzo Marino, collaboratore di giustizia che sostiene di aver ricevuto in carcere da Oseghale confidenze sulla sua presunta colpevolezza. La testimonianza di Marino viene definita da Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della famiglia Mastropietro, «la ciliegina sulla torta, ma le accuse si reggono benissimo anche senza – spiega –, bastano le consulenze a dire che Pamela è stata uccisa, che è morta in seguito alle coltellate».

Chiamati come testi anche Desmond Lucky e Lucky Awelima e un terzo nigeriano, in un primo momento accusati dalla procura di concorso nel delitto e per i quali è stata chiesta l’archiviazione. Ammesse le parti civili: oltre ai familiari di Pamela, il Comune di Macerata e il proprietario della casa di via Spalato 124 che è ancora sotto sequestro. Oseghale, in jeans e felpa blu è rimasto per tutto il tempo seduto in silenzio. Il sindaco Romano Carancini e Alessandra Verni, la mamma di Pamela, in aula erano vicini: un’apertura dell’uno verso l’altra, dopo le polemiche su un mancato ricordo da parte del Comune nel giorno dell’anniversario della morte della ragazza.

La mamma di Pamela ha infatti chiesto a Carancini come mai non avesse organizzato nulla per Pamela, ma lui ha risposto che in quei giorni non era fissato un Consiglio comunale. Il sindaco ha invitato la signora Verni alla commemorazione per Pamela di lunedì nella civica assise, quando si osserverà un minuto di silenzio. «Ho detto alla mamma di Pamela – precisa il sindaco – che sarei felice di averla con noi per la commemorazione». Pare però che lei sia impossibilitata a partecipare per impegni già presi. «Ho aggiunto – ha proseguito Carancini – che la città è vicina alla famiglia, e ho cercato di spiegarle che c’è un dolore intimo, profondo, che ha vissuto Macerata, ferita e sofferente, ma non stiamo a gridare tutti i giorni il nostro dolore, non credo sia la forma corretta di manifestarlo». «C’è bisogno di avere presto giustizia – ha sottolineato –, di accertare la verità». Presente in aula anche la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della famiglia Mastropietro: «Sul banco degli imputati dovrebbe esserci anche qualcun altro – ha dichiarato – perché Pamela ha incontrato persone che hanno approfittato di lei».

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