martedì 1 marzo 2016
​A Padova la giunta leghista manda 12 vigili davanti alla mensa popolare per identificare gli stranieri. E arriva monsignor Claudio Cipolla: «Sono venuto a mangiare tra amici».
Poveri «schedati»? E il vescovo pranza con loro
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È arrivato all’una, ha ritirato il bigliettino come tutti, ha scelto un primo tra risotto, minestrone e gnocchi al forno e poi si è seduto al tavolo, accanto a extracomunitari, disoccupati, badanti, persone sole. «Sono venuto a mangiare tra amici», ha detto monsignor Claudio Cipolla. «Amici», dunque. Gli stessi che per il secondo giorno consecutivo davanti alle porte delle cucine popolari di via Tommaseo, vicino alla Stazione di Padova, hanno trovato una decina di vigili urbani, coadiuvati da un paio di agenti con la divisa della Squadra interventi speciali. Chiedevano i documenti proprio davanti alla mensa, obbedendo alle direttive di una giunta leghista che ha fatto dell’ordine e della sicurezza i suoi cavalli di battaglia. La «schedatura» degli avventori della mensa dei poveri, che serve 300 pranzi e 180 cene al giorno, è una richiesta del sindaco Massimo Bitonci fin dal suo insediamento, nel giugno del 2014: i residenti hanno organizzato petizioni per contrastare il grande via vai di immigrati e i loro comportamenti talvolta intemperanti. «Sono stato eletto per difendere la legge, non per difendere i delinquenti», ha ribadito oggi.

Ma suor Lia Gianesello, «anima» storica delle cucine popolari, non ha mai accettato di chiedere i documenti ai poveri che serve. E nemmeno ora è stata zitta: «Dite al dottor Bitonci che conosco queste persone una a una e non c’è bisogno di fare controlli», ha apostrofato il manipolo di agenti, che evidentemente hanno sguarnito altre zone della città per assolvere i controlli in via Tommaseo.

Oggi per esprimere solidarietà a suor Lia è arrivato anche il vescovo, che poco più di 4 mesi fa ha fatto il suo ingresso nella città del Santo dicendo: «Eccomi, sono Claudio». E Claudio è entrato alla mensa, ha salutato, ha preso il vassoio e ha pranzato, ascoltando i guai dei suoi vicini di tavola. Nessuna polemica, nessun riferimento ai vigili in agguato pochi metri più in là. Ma poche parole chiare. «Il nostro impegno è per i poveri. Per loro bisogna fare sempre di più e sempre meglio. Il termine schedatura, più volte risuonato sui giornali, non mi appartiene». Piuttosto, va avviata «una conoscenza personalizzata e di accompagnamento perché queste persone possano reinserirsi nella vita sociale». Dunque, no alle schedature, sì alla «conoscenza». Il leghista Bitonci, di recente salito alle cronache nazionali per la sua strenua opposizione all’accoglienza degli immigrati, per aver soppresso il servizio di mediazione culturale e per il suo porto d’armi, ha ringraziato monsignor Cipolla con un post su Facebook, ribadendo il suo «impegno per i padovani e soprattutto per gli ultimi» e chiedendo «il rispetto della legalità». Ma non ha precisato se continuerà a mandare i vigili davanti alla mensa dei poveri.
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