Ma suor Lia Gianesello, «anima» storica delle cucine popolari, non ha mai accettato di chiedere i documenti ai poveri che serve. E nemmeno ora è stata zitta: «Dite al dottor Bitonci che conosco queste persone una a una e non c’è bisogno di fare controlli», ha apostrofato il manipolo di agenti, che evidentemente hanno sguarnito altre zone della città per assolvere i controlli in via Tommaseo.
Oggi per esprimere solidarietà a suor Lia è arrivato anche il vescovo, che poco più di 4 mesi fa ha fatto il suo ingresso nella città del Santo dicendo: «Eccomi, sono Claudio». E Claudio è entrato alla mensa, ha salutato, ha preso il vassoio e ha pranzato, ascoltando i guai dei suoi vicini di tavola. Nessuna polemica, nessun riferimento ai vigili in agguato pochi metri più in là. Ma poche parole chiare. «Il nostro impegno è per i poveri. Per loro bisogna fare sempre di più e sempre meglio. Il termine schedatura, più volte risuonato sui giornali, non mi appartiene». Piuttosto, va avviata «una conoscenza personalizzata e di accompagnamento perché queste persone possano reinserirsi nella vita sociale».
Dunque, no alle schedature, sì alla «conoscenza». Il leghista Bitonci, di recente salito alle cronache nazionali per la sua strenua opposizione all’accoglienza degli immigrati, per aver soppresso il servizio di mediazione culturale e per il suo porto d’armi, ha ringraziato monsignor Cipolla con un post su Facebook, ribadendo il suo «impegno per i padovani e soprattutto per gli ultimi» e chiedendo «il rispetto della legalità». Ma non ha precisato se continuerà a mandare i vigili davanti alla mensa dei poveri.