sabato 7 maggio 2016
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ROMA La strategia di riduzione fiscale del governo andrà avanti ma senza mettere a rischio l’equilibrio dei conti. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan da un colpo di freno al percorso di alleggerimento delle tasse, mettendo in chiaro che «c’è un quadro compatibilità che va difeso perché è un bene per l’Italia». Dopo le dichiarazioni del premier Matteo Renzi che l’altro giorno ha parlato di riduzione degli scaglioni Irpef, Padoan ha confermato che «la riduzione fiscale è uno dei pilastri della politica del governo. La tempistica è quella nota, non bisogna affrettare i tempi», ha però aggiunto, escludendo «misure fuori contesto». Stesso discorso sulla flessibilità previdenziale, altro tema toccato da Renzi con l’annuncio di nuove misure nel 2017, con la legge di Stabilità: «Sicuramente c’è spazio per considerare miglioramenti del sistema pensionistico». Ma, ha precisato, «le misure vanno valutate quando sono disponibili» per poi aggiungere che «il nostro sistema è uno dei più stabili e sostenibili in Europa». Stabilità che non va indebolita, perché abbiamo sempre la montagna del debito pubblico che ci minaccia. Il governo lo vede in leggera discesa da quest’anno (la Ue solo dal prossimo) ma comunque, nota Padoan, «va finanzia- to con centinaia di miliardi ogni anno e i mercati devono credere alla sostenibilità del Paese». Insomma niente passi incauti. Specie ora che l’Italia attende l’ultimo verdetto Ue sui conti 2016 e poi deve far quadrare il cerchio sul 2017 evitando di urtare le suscettibilità del fronte rigorista di Bruxelles. A questo proposito il ministro è tornato a ribattere alle critiche avanzate dal banchiere centrale tedesco Jens Weidmann: «L’Italia non ha niente da rimproverarsi. È uno dei Paesi che sta facendo più riforme e ha uno dei maggiori avanzi primari – ha detto Padoan –. Stiamo crescendo e abbiamo conti sostenibili. Francamente non capisco queste critiche». Il lavorio tecnico sulle possibili riduzioni fiscali va comunque avanti. L’obiettivo di Renzi è uno sgravio per le famiglie a medio reddito tra i 28 e i 55mila euro, limando due delle cinque aliquote Irpef quella del 27% e quella del 38%. Operazioni che si potrebbero finanziare facendo slittare al 2018 il taglio Ires alle imprese da 3 miliardi previsto nel 2017. Taglio con un impatto minimale sulle tasche dei contribuenti. Mentre ridurre da 5 a 3 gli scaglioni Irpef costerebbe come minimo 15 miliardi. Moltissimi, tenuto conto che ne servono altri 15 per disinnescare le clausole di salvaguardia. (N.P.) © RIPRODUZIONE RISERVATA (Ansa) Pier Carlo Padoan
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