giovedì 13 gennaio 2011
Il ministro Sacconi: «Escluse dagli accertamenti anche alcune condizioni come quelle dei minori con patologie validamente documentate, persone inserite in strutture di lungodegenza, persone sottoposte a interdizione legale, anziani con perdita dell’autonomia personale adeguatamente documentata»
COMMENTA E CONDIVIDI
Pace fatta tra associazioni delle persone Down e l’Inps, sulla delicata e dolorosa questione delle verifiche dell’invalidità. Lo rende noto il Coordinamento nazionale delle associazioni (CoorDown) proprio nel giorni in cui il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, rispondendo alla Camera ad un’interrogazione dell’Udc Paola Binetti, sembra aprire anche ad altre forme di disabilità.Si chiude dunque, almeno per le persone affette da sindrome di Down e per le loro famiglie, una vertenza nata per l’applicazione rigida delle norme interne dell’Inps ("linee guida") sulle visite mediche per l’accertamento dell’invalidità e il mantenimento dell’indennità di accompagnamento. Regole che avevano portato, in non pochi casi, alla revoca di tale indennità. Cosa che aveva provocato la dura reazione delle associazioni del mondo della disabilità. Alle quali Avvenire ha dato più volte voce. Lo scorso 9 dicembre la marcia indietro dell’Inps che, con un proprio "messaggio" interno, forniva i chiarimenti necessari, escludendo le persone Down dalle visite mediche, limitando gli accertamenti al solo invio della documentazione che certifica l’invalidità. Documento anch’esso reso noto il 29 dicembre dal nostro giornale. Un successivo incontro presso l’Inps tra i rappresentanti dell’Istituto e quelli del CoorDown, ha ulteriormente chiarito le procedure, soprattutto per renderle omogenee su tutto il territorio nazionale.Restano ancora fuori le altre patologie gravi, anche se già escluse dalle visite mediche dal Dm del 2 agosto 2007. Ma, come detto, l’intervento di ieri del ministro sembra aprire uno spiraglio. Sacconi cita proprio le "linee guida" dell’Inps ma le interpreta in maniera meno rigida. Spiega, infatti, che «sono escluse per definizione, a priori, dagli accertamenti alcune condizioni come quelle dei minori con patologie validamente documentate, soprattutto concernenti la sfera psichica o con patologie di tipo genetico-malformativo, soggetti affetti da sindrome di Down, persone inserite in strutture di lungodegenza o in residenze protette, persone sottoposte a interdizione legale, anziani con perdita dell’autonomia personale adeguatamente documentata, patologie neoplastiche di comprovata gravità». È sicuramente un passo avanti che però ora va messo realmente in pratica dall’Inps anche per queste disabilità. Purtroppo, invece, come ci risulta, l’istituto sta tardando (ormai sono passati anche sei mesi) a rispondere all’invio della documentazione da parte delle famiglie dei disabili. Certificazioni che, almeno secondo quanto riferito dal ministro, dovrebbero essere sufficienti per il mantenimento dell’indennità.Proprio per riuscire, come ha commentato l’onorevole Binetti, «a non ferire la sensibilità di queste persone e a non appesantire quella che è la loro situazione». Ma, ha aggiunto, ora va fatto «un passaggio in più». Perché l’Inps, una volta verificato «che non c’è stato inganno ma piuttosto c’è stato un aggravamento, si dovrebbe impegnare anche a migliorare le condizioni di salute e di assistenza attraverso opportune risorse». Perché, ha concluso, «non si tratta solo di evitare erogazioni improprie, ma di migliorare quelle erogazioni proprie per andare incontro a chi realmente ha bisogno».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: