sabato 19 ottobre 2013
Il testo finale già alla Ue, va al Senato. Il viceministro: seguirò io le modifiche in Aula. Ma Palazzo Chigi avverte i partiti: per avere nuove risorse servono tagli alla spesa o tasse.
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«Ho trovato Enrico Letta molto consapevole dei problemi, ho visto in lui una forte volontà costruttiva...». Il viceministro (ex dimissionario?) Stefano Fassina lascia Palazzo Chigi nel pomeriggio confortato, ma non ancora convinto: «Vedremo nei prossimi giorni se davvero si può cambiare marcia...». Intanto incassa una delega importante: «Ora avanti pancia a terra – gli dice il premier – sarai tu a gestire la trattativa con il Senato e la Camera, e con le parti sociali, per migliorare la legge di stabilità».Il nodo principale sono le risorse destinate alla riduzione delle tasse sul costo del lavoro per imprese e lavoratori. Il "reintegro" di Fassina sembrerebbe esprimere la volontà del governo di cercare, in sede parlamentare, nuove risorse. Ma potrebbe anche rappresentare una sfida ai partiti e a chi in questi giorni ha fatto il coro alle critiche di sindacati e imprese. «Noi crediamo di aver messo nel piatto il massimo di fondi disponibili – dicono in serata da Palazzo Chigi –. La strada migliore, a nostro avviso, è distribuirle in modo da rilanciare davvero i consumi e sostenere i redditi medio-bassi. Sia chiaro che altri soldi potranno venire solo da nuovi tagli alla spesa o da altre tasse». La sfida è proprio in quest’ultimo passaggio: vedremo - sembra dire il governo - se Pd, Pdl e Scelta civica troveranno un’intesa su altre voci di bilancio da eliminare, visti i veti contrapposti non appena si vanno a toccare i capitoli che più interessano dal punto di vista elettorale. D’altra parte già la dialettica che si è sviluppata in Cdm è sintomatica delle differenze persistenti tra Pd e Pdl: non è un caso che siano saltati l’intervento su pensioni d’oro e sul reddito d’inclusione sociale, che il ministro Giovannini sta riscrivendo proprio per renderli più digeribili dalle larghe intese. Una cosa infine è sicura: altre strade come lo sforamento del deficit concordato con Bruxelles sono totalmente off-limits.L’altra ipotesi, avanzata sinora con timidezza, è quella di utilizzare parte dei fondi Ue non utilizzati, e che a breve dovranno essere restituiti a Bruxelles. Le perplessità sono molte, perché i soldi comunitari vanno impiegati per interventi strutturali, e non di corto raggio, come spiega da giorno lo stesso Fassina. Il dossier comunque è nelle mani del premier Letta, che cercherà sponde su nuovi margini di flessibilità al Consiglio Ue di giovedì e venerdì.
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