venerdì 19 febbraio 2010
La miccia dell'ordigno, che secondo quanto riferito dai carabinieri era pronto a esplodere,è stata resa inoffensiva dalla pioggia. Si trattava di un involucro di carta con all'interno gelatina di esplosivo mescolata a chiodi e bulloni.
COMMENTA E CONDIVIDI
Ea pronto a esplodere il pacco bomba rinvenuto ieri mattina a Torino. Tre candelotti di gelatina di dinamite, mescolati a bulloni, che non sono esplosi soltanto per la pioggia che ha bagnato l’innesco. La miccia, secondo quanto si è appreso, era infatti stata accesa. E così, dopo i proiettili al sindaco Sergio Chiamparino e gli incidenti dell’altro giorno in val Susa per la Torino-Lione, è di nuovo paura nel capoluogo piemontese, anche se al momento il gesto non e’ stato rivendicato. L’allarme è scattato, poco dopo mezzogiorno, in via Principi D’Acaja. La bomba era piazzata davanti al civico 15 della via, che porta al Palazzo di Giustizia, di fronte a una stazione della metropolitana e a due passi dalla ex sede di Alleanza Nazionale. A dare l’allarme al 112 è stato uno dei titolari dell’agenzia immobiliare, Corrado Midolo, 49 anni. Sul posto sono subito intervenuti gli artificieri del Comando Provinciale dei carabinieri, che hanno isolato la zona e chiuso a scopo precauzionale la fermata del metrò. «Non abbiamo mai ricevuto minacce, mi sembra davvero strano che quella bomba fosse indirizzata proprio a noi», afferma Midolo, che nel pomeriggio è stato a lungo sentito dagli investigatori dell’Arma, a cui ha ribadito la stessa versione.Le indagini, al momento, non escludono «nessuna ipotesi», dal racket all’attentato terroristico. «La Procura della Repubblica e i carabinieri del Comando provinciale, d’intesa con i colleghi della Sezione Anticrimine, hanno avviato le indagini – si limita a dire una nota degli investigatori – sulla base degli elementi di fatto accertati». Ovvero la presenza dell’ordigno pronto a esplodere e poco altro ancora. Ed è proprio la bomba ad accreditare, anche se al momento non c’è nulla di concreto, la pista anarchica. In passato, infatti, lo stesso ordigno rudimentale - esplosivo mescolato a bulloni - era già stato utilizzato. Era il marzo del 2007 e, in quella occasione, fecero saltare in aria tre cassonetti dell’immondizia per le vie della Crocetta, uno dei quartieri più esclusivi della città.In quel caso, però, c’era stata la rivendicazione. Proprio quella che ancora manca per poter parlare di un vero e proprio attentato. «Ci sembra molto chiara ed evidente la matrice della bomba», dice invece la coordinatrice provinciale del Pdl, Barbara Bonino, che accusa «le frange anarchiche» protagoniste nei giorni scorsi degli scontri in Valsusa. «Si tratta della stessa mano che ha confezionato gli ordigni esplosi in passato alla Crocetta e nelle redazioni dei giorni», aggiunge riferendosi alla bomba che nel luglio del 2006 ferì in modo lieve il direttore del quotidiano "Torino Cronaca".L’eco dell’episodio si fa sentire anche alla Camera, dove i deputati del Pd Stefano Esposito ed Emanuele Fiano chiedono subito al governo di riferire in Aula. «La bomba inesplosa ieri mattina a Torino - commenta quest’ultimo - desta inquietudine e grandissima preoccupazione. Il Pd ha chiesto immediatamente al governo di riferire in Aula, per informare il Paese circa le prime informazioni che riguardano l’episodio». Dubbi, anche angosciosi, ai quali i carabinieri stanno cercando di dare una risposta. Ma per il momento, l’unica cosa certa, è che la bomba era pronta a esplodere.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: