lunedì 16 gennaio 2017
Nelle mani di otto super-paperoni (leggi qui i loro nomi) un patrimonio netto pari a quello della metà della popolazione più povera. Lo scorso anno erano 62. Appello ai governi a cambiare le politiche
Nel mondo 8 super ricchi possiedono beni quanto 3,6 miliardi di persone
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Puntuale come ogni anno, alla vigilia del Forum mondiale di Davos (che da domani 17 al 20 riunisce il gotha dell’economia e della finanza) Oxfam, una delle principali agenzie non governative, mette nero su bianco lo stato delle diseguaglianze nel pianeta. In un mondo che cambia e che si appresta a vivere l’era Trump, il miliardario-tycoon portato alla presidenza Usa anche dalle classi operaie, l’organizzazione britannica torna ad accendere i riflettori sulla crescita delle disparità, additate come fattore per cui il mondo non riesce a uscire dalla povertà più estrema. Il dato più sintetico del rapporto (intitolato quest’anno "Un’economia per il 99%") è che otto super-miliardari detengono da soli la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) di metà della popolazione più povera del mondo, vale a dire 3,6 miliardi di persone. Lo scorso anno questio super-ricchi con metà del patrimonio mondiale erano 62 e nel 2010 388, segno che la concentrazione va accelerando. Pur facendo la tara alla validità statistica di questi raffronti (da sempre Oxfam si basa sulla rielaborazione del "Global Wealth Databook" di Credit Suisse, abbinato alla lista di Forbes sui 1.810 miliardari presenti nel mondo, in possesso di 6.500 miliardi di dollari, un terzo dei quali è ereditata), è la conferma che la forbice tra ricchi e poveri si sta estremizzando oltre ogni ragionevole giustificazione. E questo fa ribadire a Oxfam che è necessario un profondo ripensamento dell’attuale sistema economico, che fin qui ha funzionato a beneficio di pochi fortunati e non della stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Per questo Oxfam ha lanciato la petizione "Un futuro equo, per tutti: sfida l'ingiustizia della disuguaglianza estrema", con le richieste ai governi nazionali per dar vita a politiche rivolte ad un diverso modello di "human economy".


Il Pil non misura le diseguaglianze
È un altro "mattone" a favore di quegli economisti che sostengono che occorre guardare a una molteplicità di indicatori relativi al benessere dei cittadini (come il Bes) e non più al semplice Pil. Il rapporto fa l’esempio di uno stato africano, lo Zambia, dove nonostante una crescita media del Prodotto del 6% l’anno tra il 1998 e il 2010 (ultimo anno per cui sono disponibili dati aggiornati), la fascia di povertà ha raggiunto 4 milioni di persone in più.

Come cambia la distribuzione della ricchezza globale
Secondo le nuove stime, pur basate su dati migliori relativi alla condizione delle fasce di popolazione meno abbienti in mega-Paesi come Cina e India, la metà più povera del pianeta è ancora più misera del passato. Fra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% della popolazione mondiale con meno denaro è aumentato di appena 65 dollari, vale a dire meno di 3 dollari l’anno. «È osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini – ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia –. La disuguaglianza stritola centinaia di milioni di persone, rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia. In tutto il mondo – ha aggiunto Barbieri – le persone vengono lasciate indietro. Alla logica della massimizzazione dei profitti, si contrappone una realtà di salari stagnanti e inadeguati, mentre chi è al vertice viene gratificato con bonus miliardari. La voce del 99% rimane inascoltata perché le politiche continuano a fare gli interessi dell'1% più ricco: le grandi corporation e le élites più prospere».


Primo "trillionaire" nei prossimi 25 anni I mega-paperoni dei nostri giorni si arricchiscono a un ritmo così spaventosamente veloce che potremmo veder nascere nei prossimi 25 anni il primo "trillionaire", ovvero un individuo che possiederà più dell’iperbolica cifra di 1.000 miliardi di dollari (la parola non è ancora nei vocabolari). Per avere solo una vaga idea, bisogna pensare che per consumare un trilione di dollari è necessario spendere 1 milione di dollari al giorno per oltre 2mila anni. Nel frattempo, 7 persone su dieci vivono in Paesi dove la disuguaglianza è cresciuta negli ultimi 30 anni, durante i quali il reddito medio dell'1% più ricco del pianeta è salito di 11.800 dollari.

Donne e disuguaglianza In questo quadro, le donne sono particolarmente svantaggiate perché trovano prevalentemente lavoro in settori con salari più bassi e hanno sulle spalle la gran parte del lavoro domestico e di cura non retribuito. Di questo passo ci vorranno 170 anni perché una donna raggiunga gli stessi livelli retributivi di un uomo.

Disuguaglianza Italia Gli stessi fenomeni si riscontrano nel Belpaese. Nel 2016 la ricchezza dell'1% più ricco degli italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale netta) supera di oltre 30 volte quella del 30% più povero e di ben 415 volte quella detenuta dal più ristretto 20% in povertà. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani.

Le leve dell’estremo divario Non solo: i "vincitori" di questo sistema economico (grandi corporation - delle quali le 10 maggiori hanno generato nel 2015/16 profitti superiori a quanto raccolto dalle casse pubbliche di 180 Paesi poveri - e straricchi) alimentano essi stessi la crisi attraverso l'elusione fiscale, la riduzione dei salari e dei prezzi pagati ai produttori, i mancati investimenti per massimizzare i profitti degli azionisti. In Vietnam, ad esempio, Oxfam ha raccolto testimonianze di donne impiegate in fabbriche di abbigliamento che lavorano 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana con una paga di 1 dollaro l'ora. Dal rapporto emerge inoltre che i ricchi fanno ricorso a una fitta rete di "paradisi fiscali" per evitare di pagare la loro giusta quota di tasse: se questi proventi fossero recuperati, sono decine di milioni i bambini che potrebbero andare a scuola. A chiudere il cerchio c'è l'uso di denaro e relazioni da parte dei ricchissimi per influenzare le decisioni politiche a loro favore. Un esempio eclatante viene dal Brasile dove i cittadini più facoltosi sono riusciti a ottenere dal governo cospicui tagli fiscali in una fase in cui il governo inaugurava un piano ventennale di congelamento della spesa pubblica in sanità e istruzione. Il Fondo monetario internazionale ha rilevato che, a partire dagli anni '80, i sistemi fiscali in tutto il mondo sono diventati meno progressivi, mentre le aliquote massime (anche sulle eredità) sono calate.

Chi sono i più ricchi del mondo Ed ecco chi sono secondo la classifica stilata da Forbes nel marzo 2016, gli 8 Paperoni del mondo che detengono la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) della metà più povera della popolazione del mondo, vale a dire 3,6 miliardi di persone.

- BILL GATES: fondatore di Microsoft, 61 anni, originario di Seattle, ha un patrimonio di 75 miliardi di dollari;

- AMANCIO ORTEGA: fondatore della catena di negozi di abbigliamento Zara, spagnolo di Busdongo, ha un patrimonio di 67
miliardi di dollari;

- WARREN BUFFETT: americano del Nebraska, 86 anni, ha creato la sua fortuna con gli investimenti finanziari. Il suo patrimonio è
stimato in 60,8 miliardi di dollari;

- CARLOS SLIM: Messicano del 1940, imprenditore del settore delle telecomunicazioni, ha un patrimonio di 50 miliardi di dollari;

- JEFF BEZOS: fondatore di Amazon ed editore del Washington Post, ha un patrimonio di 45,2 miliardi di dollari;

- MARK ZUCKERBERG: fondatore di Facebook, ha 32 anni ed è il più giovane del gruppo. Ha un patrimonio di 44,6 miliardi di dollari;

- LARRY ALLISON: americano di New York, nato nel 1944, è il cofondatore di Oracle Corporation. Ha un patrimonio di 43,6
miliardi di dollari;

- MICHAEL BLOOMBERG: nato a Boston nel 1942, sindaco di New York dal 2002 al 2013, è il fondatore della media company che porta il suo nome. Ha un patrimonio di 40 miliardi di dollari.

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