giovedì 8 maggio 2014
I risultati di “Viva gli anziani“, progetto di monitoraggio e aiuto . ​Festeggia il decennale l’inizitiva di Sant’Egidio: 9mila le persone assistite, 11mila i volontari al lavoro.
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Un trillo di telefono che suona come una campana d’amicizia. E che, so­prattutto, rompe la solitudine. Per Antonia, 91 anni e senza parenti, quello squillo è arrivato qualche anno fa e ora di fa­miliari ne ha più di uno nel quartiere Tra­stevere a Roma: i commercianti del suo vi­colo, i vicini di casa e i volontari di “Viva gli anziani!”, il programma di monitoraggio de­gli over75 ideato dalla comunità di Sant’E­gidio, dopo l’emergenza caldo dell’estate 2003. Il meccanismo, per ora attivo in tre quartieri centrali della Capitale, è semplice e in più fa risparmiare il sistema sanitario, perché riduce i ricoveri impropri e i costi dell’assistenza domiciliare. Gli anziani, in sostanza, vengono contattati telefonica­mente e inseriti in “cabine di regia” gestite da operatori di quartiere che controllano costantemente il loro stato di salute e ri­spondono alle loro esigenze pratiche. Così si attivano reti di prossimità e di aiuto che ben presto si trasformano in vere famiglie allargate. Dalla spesa alle medicine, pas­sando per il caffè la domenica in compagnia o al semplice “come stai?”, il progetto mira proprio a ricostruire i legami nella co­munità. Anche in una grande città. Oggi sot­to un’ala protettiva vivono 4mila anziani, che per lo più abitano soli o hanno figli lon­tani, ma in dieci anni oltre 9mila persone so­no state “accompagnate” nelle difficoltà quotidiane. Gli 11mila volontari attivi nei rioni Esquilino, Testaccio e Trastevere han­no risposto, attraverso una cornetta o por­ta a porta, alle loro 280mila richieste di so­stegno. Un’esperienza «lungimirante» e un model­lo «conveniente», per il ministro della Salu­te Beatrice Lorenzin, che collega «medici di base, volontari, famiglie e rete di vicinato» per lasciare meno isolati gli over75. In un momento in cui, quindi, il futuro della sa­nità è più territorio e meno ospedale, sot­tolinea il capo del dicastero durante l’in­contro organizzato da Sant’Egidio e Me­diolanum Farmaceutici per il decennale di “Viva gli anziani!”, «il suo aspetto migliore è la sussidiarietà e la rete di solidarietà» che rende la vita di quartiere «più vera e più buo­na ». Se però le teste canute da qui al 2020 raggiungeranno il 23% della popolazione, troppo poco si parla di loro, o lo si fa spes­so considerandole una zavorra per previ­denza e sanità. Proprio per questo, ieri Fe­deranziani ha chiesto al ministro Lorenzin di istituire subito una commissione per­manente per le politiche della Terza età. Il nostro Paese ha bisogno di «una cultura nuova – ricorda invece il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo – che è quel­la del mettere insieme gli uomini di buona volontà» per superare la crisi economica e sociale. Il programma di monitoraggio, di­fatti, rende meno isole gli anziani, «recupe­ra il senso del darsi da fare per gli altri», ag­giunge, attiva meccanismi di «emulazione inaspettati al di fuori della rete familiare». In più, la società ci guadagna «in civismo e al­truismo ». E anche le casse pubbliche. Il risparmio è infatti sia in termini di pre­venzione del danno, che di riduzione degli ospedalizzati. L’intervento «leggero e a bas­so costo», come lo definisce Giuseppe Liot­ta dell’Università di Tor Vergata, consente di ridurre del 10% i costi della degenza e del 40% i ricoveri in Rsa, «con un prezzo annuo a persona di appena 79 euro», cioè 30 cen­tesimi al giorno. Dalla sua entrata a regime, inoltre, si stima abbia fatto risparmiare alla Regione Lazio 600mila euro l’anno. Un mo­dello esportabile, quindi, ancor più perché al benessere emotivo aggiunge la possibilità di far economia, riallocando le risorse, an­cor più essenziale in un sistema regionale sottoposto a piano di rientro. È una prova di welfare sostenibile, che «favorisce la pre­venzione di problematiche dovute al cam­biamento demografico», conclude lo stu­dioso e senatore di Scelta civica Gianpiero Dalla Zuanna, attraverso un approccio di rete sociale e di «convivenza tra le genera­zioni in una città» che guarda avanti e non indietro.
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