mercoledì 8 aprile 2020
Sotto la lente i fatti del 23 febbraio, quando il pronto soccorso fu chiuso e poi riaperto dopo il primo caso di Covid-19. Al lavoro un pool di magistrati. Ci sono anche almeno due esposti
Ospedale di Alzano, la Procura di Bergamo apre un'inchiesta

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La Procura di Bergamo ha aperto un'inchiesta sull'ospedale di Alzano Lombardo, dove il 23 febbraio si registrò il primo caso di Covid-19 della provincia orobica. Quella domenica il pronto soccorso fu chiuso improvvisamente e poi riaperto dopo poche ore. Il lunedì l'attività dell'ospedale riprese regolarmente ma i casi di positività da quel momento iniziarono a moltiplicarsi in tutta la zona. La procura ora indaga con l'ipotesi di epidemia colposa: il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota (che regge l'ufficio fino all'arrivo del nuovo procuratore capo) ha già costituito un pool di indagine con due sostituti. I magistrati vogliono capire se qualcosa sia andato storto al Pesenti Fenaroli e se questo abbia contribuito a determinare l'esplosione del contagio che ha ucciso centinaia di persone. Il fascicolo è stato aperto a carico di ignoti, al momento non risultano persone indagate. L'indagine, vista la delicatezza estrema della situazione bergamasca, è comprensibilmente circondata dal massimo riserbo.

Nei giorni scorsi Avvenire aveva raccolto la drammatica testimonianza di due operatori sanitari in servizio proprio ad Alzano, che avevano parlato di errori e procedure sbagliate, sostenendo che solo con l'arrivo dei medici dell'esercito la situazione all'interno del presidio era migliorata. In particolare sotto la lente della procura sono finiti la gestione dei primi malati risultati positivi e la decisione del 23 febbraio di chiudere e riaprire dopo alcune ore il pronto soccorso. Secondo diverse testimonianze, tra cui anche quella raccolta da Avvenire, la riapertura sarebbe avvenuta senza procedere a una sanificazione dei locali. Circostanza quest'ultima definita "falsa" stamattina dall'assessore regionale al welfare Giulio Gallera. Ma su questo e altri punti oscuri adesso sarà la magistratura a fare chiarezza, accertando tutte le eventuali responsabilità del caso. Lunedì e martedì i Nas hanno fatto perquisizioni nella struttura, facente capo all'azienda sanitaria Bergamo Est, e hanno acquisito alcuni documenti. All'ospedale di Alzano era stato ricoverato l'84enne Ernesto Ravelli, poi il 23 trasferito al Papa Giovanni XXIII e deceduto, primo morto per Coronavirus in provincia di Bergamo. E sempre ad Alzano era stato ricoverato un 83enne di Nembro il 15, con tampone risultato positivo il 23 febbraio.

E' probabile che già nei prossimi giorni inizino gli interrogatori. Finora l'azienda sanitaria Bergamo Est diretta da Francesco Locati si è sempre rifiutata di commentare l'accaduto.

Sui fatti di Alzano, e sulla mancata istituzione della zona rossa, ha presentato un esposto anche il giornalista Stefano Salvi, ex inviato di Striscia la notizia, assistito dall'avvocato Benedetto Bonomo.

"La testimonianza raccolta da Avvenire è stata fondamentale per scardinare il muro di silenzio che si stava creando - ha sottolineato Bonomo - Ora bisognerà far luce fino in fondo su una vicenda che ha sconvolto la nostra terra. Lo dobbiamo ai tanti morti e alle loro famiglie che li stanno piangendo".

In Procura a Bergamo è arrivato almeno anche un altro esposto, presentato da un cittadino: nel mirino la partita del 19 febbraio a San Siro, Atalanta-Valencia, che determinò l'esodo di 45 mila bergamaschi a Milano, nonostante lo stato di emergenza proclamato il 31 gennaio. Secondo alcuni esperti, la sfida di Champions fece da detonatore al contagio. Il pool appena costituito si occuperà di raccogliere e vagliare tutti gli esposti sulla sciagura del coronavirus. Nel mirino non ci sono certamente medici e infermieri (come ben specificato anche nell'esposto di Salvi), impegnati in una lotta eroica contro il virus, spesso senza le tutele e le protezioni necessarie. La gente di Bergamo chiede conto soprattutto dell'operato dei manager della sanità e delle autorità politiche. Troppe le domande aperte cui nessuno ha ancora dato risposta. Ora la parola passa alla magistratura.

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