giovedì 20 agosto 2020
Per la deputata Vittoria Baldino (M5s) «appello del premier condivisibile, ma non possiamo presentarci agli elettori con un’accozzaglia. Legge elettorale, ok al primo sì entro il 20 settembre»
Vittoria Baldino (M5s)

Vittoria Baldino (M5s) - Archivio

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«Non è la prima volta che il presidente Conte fa un appello per rendere strutturale l’alleanza di governo. Dal suo punto di vista è condivisibile, legittimo, comprensibile. Tuttavia bisogna essere oggettivi, siamo fuori tempo massimo…». Per Vittoria Baldino, deputata M5s e membro della commissione Affari costituzionali, il dibattito sulle alleanze territoriali, arrivati a poche ore dalla presentazione delle liste, rischia di diventare un esercizio inutile.
È solo questione di tempi?
Quando dico che siamo fuori tempo massimo, intendo che perfezionare ora un’alleanza lo trovo inopportuno. Per presentarsi insieme davanti agli elettori bisogna costruire percorsi e programmi e non lo si fa a ridosso della presentazione delle liste. Rischierebbe di apparire un’accozzaglia per impedire agli altri di vincere, un cartello elettorale.

Quello di Conte è un pressing improprio su M5s? L’ex ministro Toninelli non l’ha presa bene...

Se mi metto nei panni del premier trovo condivisibile il suo pensiero, che è ad ampio raggio. Le Regioni saranno un perno cruciale del Recovery plan italiano. Avere un’omogeneità politica tra governo nazionale e governo delle Regioni sarebbe importante. Però ci sono anche altri modi per raggiungere questo obiettivo.

Cosa intende dire? Nelle Regioni contese ci sono già sospetti e polemiche sul voto disgiunto…
Lasciamo stare il voto disgiunto, sono gli elettori a decidere chi votare e non i capipartito. Dico che anche laddove ci si presenta in modo separato alle urne, ci potrà essere la possibilità di una corretta collaborazione istituzionale dopo le elezioni. Penso al modello–Lazio, dove Pd e M5s si ritrovano su temi specifici. I tempi difficili che stiamo vivendo ci chiedono più collaborazione, a prescindere.

Non è che si sta rivelando una spaccatura tra vertici nazionali e livelli locali del Movimento?

Con la votazione su Rousseau si è aperta una possibilità ma credo che bisogna continuare a dare fiducia ai territori e a chi ha lavorato a stretto contatto con le persone e le istituzioni. A Termini Imerese, faccio un esempio, il sindaco indicato dal Movimento è appoggiato dal Pd e da altre liste.

A Roma Raggi si è già candidata al secondo mandato. Non è un modo errato di impostare alleanze?
Francamente a Roma vedo un deserto, nessuno mi pare disposto a metterci la faccia. Gli altri partiti, eccetto attaccare Raggi, non propongono né nomi né programmi. Mi pare che non siano in condizioni di porre veti.

Intanto la campagna per il referendum sembra sparita, soffocata dalle Regionali. Non è strano, specie per M5s?

Sarà sicuramente una campagna sui generis, ma il Movimento difenderà con orgoglio questo risultato. I numerosi tentativi precedenti di ridurre il numero dei parlamentari non sono nemmeno arrivati all’esame dei cittadini.

C’è però la consapevolezza che non basta questo “taglio” per rendere più efficiente la democrazia italiana?
Per noi la riduzione del numero dei parlamentari la riforma apripista. Ci sono già progetti avviati sul numero dei delegati regionali per l’elezione del capo dello Stato, sull’età degli elettori al Senato, sulla base regionale per Palazzo Madama. Ma soprattutto M5s vuole mantenere l’impegno di una prima lettura della legge elettorale prima del 20 settembre. Si parte dal proporzionale, noi ci siamo.

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