martedì 22 maggio 2012
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​«La mia vittoria è uno schiaffo in faccia a un inadeguato sistema dei partiti». Eccolo Leoluca Orlando, pronto a cavalcare il suo successo personale, che lo ha incoronato con il 72,4 per cento e 158 mila voti sindaco di Palermo per la quarta volta nella sua vita, a dodici anni dalla fine dell’ultimo mandato. La candidatura di Orlando, portavoce di Idv, decisa dopo primarie del centrosinistra contestatissime che avevano incoronato il candidato del Pd, Fabrizio Ferrandelli, ha sparigliato le carte e messo all’angolo i leader del Pd e di Sel (vedi Bersani e Vendola),« che non hanno capito che cosa stava accadendo a Palermo». «Non parlo neppure di D’Alema che durante la campagna elettorale si è comportato come Andreotti: ha detto di votare per tutti quelli dal numero due in poi», aggiunge Orlando. Il neo - e più volte ex - sindaco è stato sostenuto dalla Federazione della sinistra, ma si è rivelato capace di pescare anche in un bacino elettorale storicamente di centrodestra. «E’ tornata la Primavera - dice trionfante -. Formalmente io sono espressione della cosiddetta casta della politica, ma ho fatto scelte contro il carrierismo della casta. Non ho fatto il ministro o il commissario europeo. Ho scelto di essere il sindaco di Palermo». Spiega che la sua vittoria è la risposta «a Monti e al tecnicismo senz’anima. Oggi nasce la Terza Repubblica». E annuncia che andrà dal premier a chiedere «se vuole restare prigioniero del sistema perverso che ha distrutto la Grecia e rischia di distruggere l’Italia o se vuole affrontare la questione sociale urgente». Oggi, intanto, con la sua giunta in pectore presenterà i primi interventi amministrativi, che non potranno non partire dal riavvio della macchina burocratica, dai nodi delle società partecipate con buchi di bilancio enormi, dal risanamento delle casse comunali sull’orlo del dissesto. Ma la soddisfazione per la vittoria su Fabrizio Ferrandelli, rimasto al 27,5%, non fa dimenticare il lutto che vive l’Italia, da Brindisi al tragico terremoto dell’Emilia. «Non c’è niente per cui esultare» afferma Orlando, annunciando la rinuncia a festeggiare la vittoria. Vittoria ampiamente annunciata anche quella di Marco Zambuto dell’Udc ad Agrigento, col 74,7% dei voti, che ha fatto fuori il candidato del centrodestra Totò Pennica, nella patria di Angelino Alfano. Più combattuta la sfida interna al centrodestra a Trapani, che ha visto la vittoria di Vito Damiano, col 53,6%.
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