martedì 30 maggio 2023
La prevenzione, anche oncologica, si fa a tavola (e su internet). Presentato in Cei il database di Food Bank on Oncology per mangiare meglio
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Ogni giorno in Italia ci sono più di 1.000 nuove diagnosi di cancro. Due programmi europei corrono contro il tempo - letteralmente - per salvare trenta milioni di cittadini. Avviene perché viviamo più a lungo, certo, ma anche perché non abbiamo la forza di cambiare le nostre abitudini di vita, a partire dal rapporto col cibo: se ne è parlato a “88 minuti per la Ricerca” un evento di Food Bank on Oncology (Fbo - foodbankoncology.org), patrocinato dall’ufficio di Pastorale per la salute della Conferenza episcopale italiana, moderato dal direttore don Massimo Angelelli.

Fbo è la risposta scientifica ma anche molto pratica ad un problema che gli oncologi considerano prioritario e Gaudenzio Vanolo, segretario generale della Fondazione per adroterapia oncologica, Tera ha spiegato che questo database sugli alimenti appropriati per la prevenzione dei tumori, che è nato dall’esperienza di diversi centri specializzati come Int e Ieo, è oggi accessibile al pubblico oltre che agli oncologi. «Vent’anni fa nessuno pensava che ci fossero alimenti che contengono prodotti oncogeni», ha ricordato Matti Aapro, direttore dell'Oncologia medica della Clinique de Genolier a Ginevra, sottolineando i progressi compiuti anche in questo campo ed obiettando però che «bisogna spiegare cosa è vero e cosa non è vero nelle troppe campagne sui cibi “salutari”». In questo senso, Fbo riempie un vuoto, come è stato detto al convegno.

L’urgenza di un intervento su larga scala è stata richiamata tuttavia da Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori di Milano: «Il cancro ha numeri impressionanti e ridurre il rischio dipende dalle nostre abitudini, anche quelle che coltiviamo a tavola. Noi oggi sappiamo quasi tutto sulle cause dei tumori e sappiamo che gran parte di queste patologie sono fattori macro e micro ambientali. Pochi ricordano che il cancro è la seconda causa di morte e questi fattori sono gli stessi delle malattie cardiovascolari, a partire da fumo, alcol e sedentarietà. Eppure il 24% degli italiani fuma ancora, il 16 consuma troppo alcol e il 31 è sedentario, con una variabilità legata a fattori socioeconomici. Quindi bisogna investire sull’informazione corretta ed anche agire sull’ineguaglianza. Purtroppo, sulla prevenzione si investe poco, in quanto gli interventi di oggi vedranno risultati tra 30 anni. Chi fa politica e decide non “può” aspettare…».

In assenza di un’informazione corretta, i danni possono essere enormi, come fa notare Maria Cristina Petrella, oncologo e dirigente dell’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi (Firenze): «Il 34% delle pazienti si affida ai social e a internet, andando incontro a soluzioni che possono essere controproducenti in un trattamento oncologico: abbiamo chi diventa improvvisamente vegano e chi digiuna; e non è solo il paziente a cambiare il regime alimentare ma anche il caregiver; anzi, spesso la famiglia spinge il paziente a scegliere la “dieta anticancro” che ha trovato nel web».

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