lunedì 6 aprile 2020
Dopo la fuga in avanti della Lombardia, seguita da Toscana e Liguria, la comunità scientifica si riallinea: coprirsi naso e bocca serve. Come sceglierle e comportarsi quando si esce
Mascherine, cambio di rotta. Ecco perché ora dobbiamo indossarle

Reuters

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In due giorni le cose sono già cambiate. Di nuovo. E quella che sembrava l'ennesima fuga in avanti della Lombardia (già seguita da Toscana è Liguria) è diventata linea condivisa più o meno da tutti, anche dal Comitato tecnico scientifico che traccia la linea sanitaria del governo sul Covid-19 ormai dall'inizio dell'epidemia. Le mascherine "servono". Anzi, usarle "è importantissimo dove non si riesce a mantenere la distanza di sicurezza". Parola del capo della Protezione civile Angelo Borrelli, che proprio sabato aveva detto invece di non ritenerne utile l'impiego (egli stesso per altro non le indossa mai, neanche durante i Bollettini quotidiani). Sulla stessa linea Istituto superiore di sanità e persino il consulente speciale del ministro della Salute e voce dell'Oms in Italia, Walter Ricciardi: l'utilizzo delle mascherine "è finalizzato ad evitare l'emissione di goccioline di saliva da parte delle persone. Indossarle fuori dagli ospedali offre poca protezione dalle infezioni, ma un beneficio può darlo" sottolinea quest'ultimo. Mentre il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro precisa che nei luoghi chiusi "aiutano senz'altro a tutelarsi dal contagio" e di fatto le promuove.

Mascherine sì dunque, fatto su cui per altro gli italiani si erano già convinti da soli: da Nord a Sud era già molto difficile nelle ultime settimane vedere persone al supermercato o al lavoro (per chi ancora si muove da casa per svolgerlo) senza. Ma servono davvero? Perché? E quali, visto che nell'ordinanza della Regione Lombardia si prevede che chi ne sia sprovvisto possa utilizzare in alternativa sciarpe e foulard?

Le mascherine servono, eccome. A patto che siano impiegate come strumento di prevenzione (non come talismano) e che siano accompagnate da tutte le regole necessarie alla nostra nuova vita col coronavirus: distanziamento di almeno un metro dalle persone, igiene frequente e assoluta delle mani, uso dei guanti nei luoghi pubblici e negli spazi comuni.

In queste ore il video diventato virale sui social e girato da un chirurgo di Bologna, Alessandro Gasbarrini, spiega in maniera immediata quali siano utili e come utilizzarle. Ci sono, in sostanza, tre tipi di mascherine: quelle "altruiste", ovvero le classiche chirurgiche usa e getta (per intendersi quelle più facili da trovare anche in farmacia), che proteggono gli altri dalle nostre goccioline di saliva eventualmente infette, ma che non bloccano quelle infette di chi incontriamo se a sua volta non porta la mascherina. Se tutti le indossiamo, tutte le goccioline o quasi vengono invece bloccate in uscita, e il risultato dell'altruismo in questione è che il virus non circola (o circola, secondo gli esperti, fino al 70% in meno).

Ci sono poi le mascherine "egoiste", ovvero le filtranti facciali Ffp2 e Ffp3 con valvola (quelle che vediamo indossate dai medici e dagli operatori sanitari), che proteggono chi le indossa da chi è contagiato. L'egoismo, in questo caso, salva la vita di chi opera in prima linea coi malati, ed è necessario e indispensabile. Per chi le indossa per strada, non avendone trovate altre, sono utili per proteggersi ma non per proteggere gli altri: in sostanza, se a portarle è un asintomatico, questi diffonde il virus a chi gli è vicino.

Infine, le mascherine "intelligenti", ovvero quelle fra le Ffp che non hanno la valvola e che sono in grado di bloccare il virus sia in entrata che in uscita grazie ai materiali di ultima generazione con cui sono fabbricate. Indispensabili prima di tutto tra chi opera in prima linea, in questo caso anche in strada (agenti e poliziotti) o nei supermercati (commessi e cassieri), quando l'Italia sarà in grado di produrne a sufficienza saranno le più indicate per tutti.

E sciarpe e foulard? Potrebbero essere assimilati in qualche modo alle mascherine chirurgiche: non filtrano cioè alcun agente virale, e tuttavia creano una barriera (seppur fragile o fragilissima) alla diffusione delle goccioline nell'aria. "Anche una protezione blanda funziona - sottolinea il direttore dell'Unità Emergenza del Policlinico di Milano, Antonio Pesenti -. Ma ora è fondamentale restare a casa". La regola dell'uscire il meno possibile resta prioritaria fino al 13 aprile. Nella "fase 2", in ogni caso, è quasi certo che le mascherine saranno protagoniste.

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