mercoledì 13 aprile 2016
​Voci di un "testamento politico" per conquistare Campidoglio e governo. La scomparsa del guru del Movimento.
Uno stratega tra web e televisione di Alessandro Zaccuri
Dopo Casaleggio, M5S al primo vero bivio
COMMENTA E CONDIVIDI
Le due domande cruciali sono lì, dietro l’angolo. Quesiti al momento soltanto bisbigliati, all’interno di una galassia pentastellata sotto choc, ma inevitabilmente destinati a far capolino con prepotenza nelle prossime ore, non appena si sarà lenito almeno in parte il profondo dolore e attutito il comprensibile senso di sbandamento attuale. Che ne sarà del Movimento 5 Stelle senza Gianroberto Casaleggio, morto martedì mattina a Milano? E, soprattutto, chi prenderà la pesante eredità politica del leader silenzioso? Interrogativi che incombono. «Ci si rifletterà a mente fredda, da domani in poi, non certo ora», è il commento stringato che filtra dallo staff del principale partito d’opposizione. Le risposte e le analisi, insomma, possono attendere ancora qualche giorno. Si chiedono rispetto e comprensione: «Questo è il momento del lutto, delle lacrime, del silenzio». Intanto, però, confermando la sua fama di stratega e programmatore, c’è da dire che il primo ad affrontare la spinosa questione della successione è stato proprio Gianroberto Casaleggio. L’ha fatto in tempi non sospetti, col suo carattere schivo, lavorando sottotraccia, ma mostrando anche una buona dose di lungimiranza. Una pianificazione lunga e certosina, cominciata addirittura dopo l’operazione dell’aprile 2014 per un edema al cervello e proseguita nei due anni successivi attraverso varie tappe. Fino all’ultimo vertice, un mese fa, con Grillo e il direttorio. Un incontro convocato in fretta e furia per impostare il lavoro da portare avanti anche dopo le amministrative di giugno. Perché, nonostante non si desse per vinto nella battaglia contro la malattia, la razionalità e il suo stato di salute sempre più compromesso imponevano al 'guru' di lasciare le consegne e confidare i suoi desiderata per il M5S che verrà. Così, nel summit tenutosi nella sede della Casaleggio Associati, a metà strada tra il Duomo e via Montenapoleone, in un pomeriggio di marzo, sono state tracciate le basi della nuova architettura del potere grillino. Voci insistenti, raccontano persino di un «testamento politico» confezionato per i fedelissimi. Si tratterebbe di una serie di appunti stilati in vista delle prossime scadenze politiche e con cui si punta a centrare un doppio obiettivo da qui al 2017. «Ci prendiamo prima il Campidoglio e poi Palazzo Chigi», non smetteva di ripetere nelle ultime settimane Casaleggio. Venendo alla struttura interna, invece, nelle intenzioni dell’ideatore del Movimento, l’immagine della sua creatura dovrebbe essere ancor di più saldamente affidata al tridente di punta, ovvero Di Maio, Di Battista e Fico. Ruolo non meno importante continueranno a recitarlo, nell’ombra, i responsabili della comunicazione dei gruppi alla Camera e al Senato: la coppia formata da Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi dovrebbe essere sempre più coinvolta nelle strategie da impostare e nelle decisioni da prendere. Ma le chiavi del blog (cioè dell’unico, vero strumento di comunicazione-  organizzazione di un partito che non ha sedi ufficiali), secondo le indicazioni suggerite dalla 'mente' del M5S, devono restare a Milano. O, ancora meglio, devono rimanere in famiglia. L’erede a cui verrà affidata la guida della macchina virtuale, in pratica, c’è già e risponde al nome di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto. Trentanove anni, riservatissimo, allergico a tv e microfoni, il padre l’ha cresciuto a sua immagine e somiglianza. Al timone ci sarà lui. Finora, comunque, Casaleggio junior era già una figura di primo piano nella società di via Morone, di cui deteneva il 30% delle quote. Nel 2009 si occupava dei  meetup sul territorio, poi ha cominciato a vagliare le comunicazioni da lanciare via web e nel 2014 ebbe modo di sostituire il papà in occasione dei colloqui con Nigel Farage a Bruxelles, dove si recò con Grillo. Progressivamente, dunque, Davide ha acquisito sempre maggiore confidenza col 'giocattolo'. Ora, gli sarà richiesto uno sforzo aggiuntivo: quello di saper mediare tra le anime diverse del Movimento senza farsi sovrastare. Per aiutarlo in quest’impresa a dir poco complessa, il genitore defunto gli consegna l’ultima innovazione: la piattaforma di dialogo interna ai Cinque Stelle. Il sistema 'Rousseau', non a caso, è attivo online da ieri. Servirà per la gestione delle componenti elettive e la partecipazione degli iscritti per la scrittura delle leggi, per le votazioni e per la risoluzione delle questioni interne. Al di là delle eredità materiali e immateriali, però, è fin troppo evidente che il Movimento è di fronte al bivio più importante della sua storia. «È come se il regista di un film che ambisce a vincere l’Oscar fosse morto quando il secondo tempo della pellicola è ancora tutto da girare», è la metafora efficace confidata al telefono da un senatore del M5S, con la voce provata dal pianto. Lo smarrimento è palpabile. In alcuni avanza il timore «che la perdita del punto di riferimento sia qualcosa di troppo grande da gestire». Altri vedono all’orizzonte il pericolo che si scateni «una lotta intestina tra piccoli leader ambiziosi e affamati di potere». Occhi puntati, dunque, non solo sul direttorio, ma soprattutto su Grillo, che resta l’unico garante. La scomparsa dell’amico e il pressing dei parlamentari, potrebbero indurre il comico a ripensare al «passo di lato » annunciato pochi mesi fa. Difficile che, a quasi 68 anni, un animale da palcoscenico cominci a occuparsi di questioni tecniche e organizzative. «Ma quando abbiamo avuto bisogno di lui – ricorda un big del M5S –, Beppe non si è mai tirato indietro».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: