sabato 4 dicembre 2010
I coniugi con cittadinanze diverse potranno scegliere la legge nazionale che vogliono sia applicata. La legislazione, dopo il sì del Parlamento, varrà in 14 Stati membri, tra cui anche l'Italia
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L’ Unione Europea pone le premesse per separazioni e divorzi facili in 14 Paesi, tra cui l’Italia, adottando una normativa per le “coppie internazionali”, che nel maggior numero dei casi permetterà loro di applicare la legge dello Stato nel quale è avviata la procedura. La decisione è stata formalizzata ieri dai ministri della Giustizia della UE, per l’Italia c’era Angelino Alfano. Preoccupante che proprio in una materia così delicata, per la prima volta nella storia dell’UE sia stata attivata la cosiddetta “cooperazione rafforzata”, che consente a nove o più Stati membri di portare avanti una misura importante che verrebbe bloccata applicando le normali regole di voto. Le nuove norme si applicheranno a coniugi che hanno cittadinanze diverse, oppure vivono in Paesi diversi, ma anche in uno di cui non sono cittadini. E consentiranno di scegliere durante il matrimonio la legge nazionale che vogliono sia applicata. In prima istanza potrà essere la legge del Paese di nazionalità di uno dei due coniugi, ma se non ci fosse l’accordo, si aprono una serie di possibilità tra cui è prevista anche quella dell’adozione delle norme del Paese nel quale la richiesta di divorzio è stata avanzata.Molto esplicita la spiegazione della decisione nel comunicato di Bruxelles redatto in inglese: «Come risultato, i bambini non soffriranno delle procedure di divorzio protratte a lungo. Per esempio, una coppia svedese­lituana che si è sposata in Svezia e si sposta in Italia, potrà concordare, anche nel corso delle procedure del divorzio, che si applichino le norme svedesi o lituane, senza essere obbligata a ritornare in Svezia o Lituania per sostenere il caso». E ancora, se una coppia inglese va a vivere in Francia per tre anni e un partner si sposta in Spagna, la coppia può chiedere sia alla corte francese che a quella spagnola di applicare la legge inglese. A detta dei comunicati di Bruxelles, la norma punterebbe a tutelare il coniuge più debole nei procedimenti, ma in realtà apre numerosi varchi a un sorta di “divorzio alla carta”.L’accordo politico è stato raggiunto solo otto mesi dopo la proposta presentata dalla Commissione in risposta alla richiesta di nove Stati membri. Una volta attuate, le nuove norme saranno applicate in 14 Paesi UE, mentre gli altri mantengono il diritto di aderirvi in futuro. Dopo l’accordo politico tra i ministri della Giustizia dell’UE riuniti a Bruxelles, spetta ora al Parlamento europeo pronunciarsi (lo farà nella prossima plenaria di dicembre) affinché la proposta legislativa possa entrare in vigore. Entro la fine dell’anno il Consiglio dovrebbe poi adottare formalmente la proposta, che entrerà in vigore 18 mesi dopo. La nuova legislazione si applicherà in Belgio, Bulgaria, Germania, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Austria, Portogallo, Romania e Slovenia.La commissaria per la Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding, ha difeso a spada tratta la norma varata ieri, sostenendo che «l’accordo semplificherà la vita alla coppie che devono affrontare un divorzio internazionale, ridurrà lo stress e contribuirà a tutelare il coniuge più debole». E addirittura si tratterebbe di «una pietra miliare per la cooperazione» all’interno della Unione Europea su questioni giuridiche difficili. Secondo la Reding «le autorità giurisdizionali disporranno di una formula comune per determinare la legge nazionale applicabile in mancanza di accordo tra le parti». La nuova normativa sarebbe motivata dal fatto che le corti hanno differenti modi di decidere quale legge applicare ai divorzi, ma questa divergenza, secondo Bruxelles, limita «la autonomia e la scelta delle coppie internazionali e crea incertezza legale». Invece le nuove regole permetterebbero alle coppie di conoscere in anticipo la legge che sarà applicata, accrescendo flessibilità e autonomia.
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