martedì 31 agosto 2010
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Il ghibli causato dalla visita del colonnello Gheddafi si insinua non solo nei rapporti tra maggioranza e opposizioni. Ma squaderna le ante già ben fessurate dei rapporti tra Silvio Berlusconi e finiani.L’Italia dei valori prende l’immagine simbolo della visita alla lettera e alla tenda installata nel giardino dell’ambasciata di Tripoli a Roma ne contrappone una "della legalità" davanti alla sede di rappresentanza della Gran Jamahiria. Le Forze dell’ordine la fanno, però, spostare e i dipietristi replicano più tardi davanti alla caserma dove si esibiscono i cavalli berberi.Folklore chiama folklore, si dirà. Però a far indignare gran parte dei politici - oltre allo stile del rais libico e ai suoi sermoni sull’islam - sono anche i silenzi sul tema dell’immigrazione e dei diritti umani. Tutte questioni che vengono sollevate non solo da Pd, Udc, Idv e sigle della sinistra. Ma anche dallo schieramento di centrodestra. A partire da esponenti di Futuro e libertà come Souad Sbai, che invita a scindere il lato economico da quello degli «atti gratuiti di folklore presuntuoso, pretestuoso e umiliante verso la cultura millenaria occidentale». O Carmelo Briguglio che parla di «inopportune esternazioni» che rischiano di provocare dissidi con Stati Uniti e Vaticano. Considerazioni condivise da alcuni esponenti del Pdl. Da Isabella Bertolini («inutile provocazione») a Enrico La Loggia, che si chiede quando il leader islamico «farà un appello per la libertà di culto nei paesi islamici». Anche il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi ritiene che all’amico Gheddafi vadano «dette parole di verità» e che in questo caso abbia mancato di rispetto agli italiani, in maggioranza cattolici. Altra cosa i successi, sottolineati dalla Craxi e da Mario Valducci: sbocchi per le nostre aziende e contrasto all’immigrazione clandestina.Terreni sui quali sempre duro è lo scontro con le opposizioni. Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani il problema - che ci tiene «fuori dai Paesi che contano» - non è tanto il «teatrino» di Gheddafi quanto quello «della politica estera di Berlusconi, dove tutto è concepito nel rapporto tra amici». Di nominare Putin e Lukaschenko (autocrate bielorusso) si incarica il senatore Luigi Zanda, per il quale non si riesce a distinguere dove finiscano gli interessi del Paese e inizino quelli del premier. Gheddafi fa «la star in casa nostra perché Berlusconi tutela l’ennesimo conflitto di interessi», rincara la dose Antonio Di Pietro. Tranchant Ferdinando Adornato (Udc): tutte le democrazie sono al bivio tra affari e diritti umani. Lui non crede «che nel trattato di cooperazione tra Italia e Libia questo secondo aspetto sia stato rispettato». Dura replica del ministro degli Esteri Franco Frattini: «Gente che non conosce affatto né la politica estera, né gli interessi dell’Italia. Da questa opposizione non ci aspettiamo niente».Il senatore Pd Roberto Di Giovan Paolo, poi, mette sul tavolo il tema dell’immigrazione, dei respingimenti e in particolare delle «condizioni di vita degli stranieri nei centri di permanenza di Tripoli». Anche l’auspicio di un’Europa islamica è visto come una «provocazione» dal numero due del partito, Enrico Letta, che sfida Governo e Lega. Così come l’udc Rocco Buttiglione che giudica il silenzio del primo «allucinente». Savino Pezzotta si dice «offeso e indignato dall’ipocrisia» e dall’«indifferenza» di chi si è proclamato in passato paladino delle radici cristiane o della laicità.Dal Carroccio poche voci. Il sindaco di Verona Matteo Tosi elogia Gheddafi («animale politico eccezionale»). Massimo Polledri, invece, gli chiede reciprocità. Mentre Claudio Morganti gli intima di «predicare a casa sua». E la Padania a tutta pagina oggi titola «L’Europa sia cristiana», indicando il "rischio Turchia". Colorito, come sempre, Mario Borghezio, per il quale quella del libico è la filosofia del «mercante di tappeti». Che con il vento si sa volano meglio.
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