venerdì 12 aprile 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
«Sarebbe bello, bello davvero se avesse ragione chi sostiene che il gioco d’azzardo patologico non esiste... Ma un conto sono i desideri, un altro la realtà»: Attilio Simeone, avvocato, membro di spicco della Consulta nazionale antiusura, sa che il giocatore compulsivo non è un’invenzione. «Né nostra, cioè delle associazioni che da anni lavorano sul campo, né dei giornalisti. Del resto – aggiunge amaro Simeone – c’è persino chi osa incredibilmente negare la storicità dell’Olocausto...». La ludopatia è una dipendenza certificata da chi lavora sul campo, «dalle Asl che su tutto il territorio si confrontano quotidianamente con i malati. Negli Stati Uniti – prosegue l’avvocato – è stata inserita da un pezzo nel DSM IV, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali». E sul numero dei malati d’azzardo si esagera sul serio: «Sì, ma per difetto. Il Cnca, il coordinamento nazionale comunità di accoglienza, può contare su oltre ottocento centri sparsi su tutto il territorio da cui arrivano stime più che attendibili sul fenomeno. Numeri che raccontano – spiega Simeone – di una realtà sottovalutata. Perché ogni giocatore compulsivo fa ammalare di gioco almeno altre sei persone del suo entourage, le fa soffrire precipitandole nel meccanismo perverso di cui lui per primo è vittima. Quindi, fare i conti è facile, non si tratta di centinaia di migliaia di persone ma di milioni di individui».E se davvero, come ieri mattina ha sostenuto Francesco Rodano, funzionario del monopolio, dati certi non ce ne fossero «questa sarebbe un’ottima ragione per pretendere tutti, noi, lo Stato e le aziende del gioco, che vengano sospese le nuove concessioni fino a che l’osservatorio previsto dal decreto Balduzzi non abbia visto la luce e, soprattutto, non abbia fatto il punto della situazione». Quanto alla stampa – accusata dal responsabile del gioco a distanza dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di essere faziosa e aggressiva – si dimostra, al contrario, spesso e volentieri fin troppo indulgente: «Le campagne di denuncia del giornalismo più attento al problema risultano comunque infinitamente meno incisive dello sconfinato martellamento di pubblicità dei gestori del gioco. Ormai – conclude Simeone – i loro messaggi ingannevoli sono dappertutto e raggiungono un pubblico di dimensioni vastissime».  Come vastissimi sono i danni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: