sabato 18 dicembre 2010

 

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Di voto, a Bruxelles, Berlusconi parla poco e niente. «Ho la certezza assoluta di portare a termine la legislatura», dice il premier sempre più convinto che il progetto presentato alle Camere, quello di «riunire tutti i moderati», sia davvero praticabile. Una strada a tre corsie. Sulla preferenziale c’è il ritorno delle "colombe" Fli. La notte scorsa il premier ha parlato di otto "insoddisfatti" pronti a rientrare, ieri insieme ai colonnelli azzurri ha usato lo spauracchio dell’eventuale virata a sinistra dell’asse Casini-Fini-Rutelli, sottolineando il ruolo da comprimario dei futuristi e del presidente della Camera rispetto al leader centrista. In seconda battuta c’è lo spiraglio da tenere aperto con l’Udc, a prescindere dai "vade retro" ufficiali: «Il discorso con loro non è chiuso...», assicura il Cavaliere. Infine ci sono le disponibilità da raccogliere in Aula tema per tema: ieri, ad esempio, sono arrivate applausi all’esecutivo da Svp e dell’Union valdotaine.Ampliare la maggioranza è dunque possibile («abbiamo un mese», fissa il timing Alfano), e «che questo avvenga con un patto formale con forze politiche o con singoli parlamentari» al premier interessa poco. Ma che nessuno parli di «calciomercato»: «Non ho offerto nulla a nessuno, né posti di governo né contropartite, abbiamo solo fatto discorsi di buonsenso». E le adesioni, dice, continuano a fioccare. Al punto da costringere Fli a chiudere la porta con tre mandate: «Prova a spaccarci, ma ormai le zavorre sono andate via», replica Granata con riferimento a Moffa, Polidori e Siliquini, i tre che hanno causato la sconfitta del 14.Berlusconi ai cronisti rivela, in fondo, gli argomenti che usa con le "colombe": «I finiani sono partiti chiedendo di essere la terza gamba della maggioranza, poi si sono trovati su un convoglio guidato da Bocchino e Granata con destinazione la sinistra». Il Cavaliere, e lo ribadirà Cicchitto, sanno che tra i finiani c’è gente che ha tutti e due i piedi nella cultura di destra. E allora evitino «i pasdaran che vanno con Di Pietro e usano le stesse calunnie di Repubblica e del Fatto quotidiano», piuttosto vadano con il premier a «consolidare la sezione italiana dei popolari europei». Ma c’è un’altra arma di persuasione, e la si scorge dalle parole di La Russa (e, più tardi, del Guardasigilli): «Faccio i complimenti a Casini, questo polo lo ha accresciuto, ma mi ha fatto tristezza vedere lui a capotavola e Fini tra La Malfa e Sbarbati...». Come a dire: amici futuristi, la leadership è già assegnata, tornate tra noi.Sulla corsia che porta verso l’Udc, Berlusconi si affida a richiami nostalgici: «Avevano l’occasione di dare un sostegno, ma hanno ritenuto di no...», dice riferendosi alle sue recenti avances. Mai dire mai, ammicca però il Cavaliere. Casini replica: «Ho fatto un fioretto, non polemizzo più con Berlusconi». Poi non resiste alla stoccata: «L’unità dei moderati si fa con i fatti, non con gli appelli». E ancora: «Riceviamo offerte da tutte le parti, ma non siamo in vendita». Anche sull’insidioso tema della leadership non scivola: «Qui da noi non c’è un predellino, prima c’è il progetto, poi quando ci saranno le elezioni vedremo». A proposito di predellino, Berlusconi scherza: «Sono troppo vecchio per salire gradini», un modo per dire che non ha in mente un nuovo partito. Piuttosto, spiega al sito forzasilvio.it, ha nella testa le «riforme da completare». Tra queste, dice, ci sono le cinque sulle quali anche Fli ha votato la fiducia lo scorso 29 settembre. «Mi auguro – ed è l’ultima esca per le colombe – che su questo siano coerenti...».
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