venerdì 27 febbraio 2015
Il nostro Paese nel mirino per la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità.
LONDRA John il jihadista, Cameron difende gli 007
ANALISI Terroristi o miscredenti, la trappola dell'islam di Martino Diez
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Finora non sono «emerse attività o pianificazioni ostili» riconducibili all’Is o ad altri gruppi jihadisti, ma «la minaccia interessa anche l’Italia» che resta un «potenziale obiettivo di attacchi, pure per la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità», evocata «dai reiterati richiami alla conquista di Roma presenti nella propaganda» delle milizie del Califfato. È la valutazione – mitigata dal consueto linguaggio prudente degli organismi d’intelligence, ma non per questo meno preoccupante –, contenuta nella Relazione annuale, relativa al 2014, inviata al Parlamento dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), la cabina di regia dei servizi segreti italiani (Aisi e Aise). Nel documento (110 pagine suddivise in macro-aree: jihad globale e regionale; minacce all’economia; crimini informatici e cyber jihad), si evidenzia come la lotta all’Is sia una «sfida emergente» e che l’allarme in Europa sia cresciuto dopo gli attentati a Parigi.
Le cellule dormienti e le mogli del jihad. Nel dossier si individuano alcune categorie di potenziali minacce («cellule dormienti», foreign fighters di rientro e «pendolari dal fronte» siriano o iracheno) e segnala il rischio che familiari e amici di combattenti, donne incluse, siano «attratti dall’eroismo» dei propri cari, specie se «martiri». Per il Dis, almeno 3mila mujaheddin sono partiti dall’Europa, di cui 500 dall’area balcanica, vicina al nostro Paese, che potrebbe divenire zona di «ripiegamento» per i combattenti di ritorno dal conflitto in Siria. C’è poi anche il timore di atti di emulazione di persone «più permeabili al messaggio radicale» e la praticabilità di azioni con armi da fuoco e da taglio, ordigni fai-da-te, veleno, auto lanciate contro il bersaglio» rappresenta un «moltiplicatore del rischio». Per gli 007, è di «assoluta priorità» vigilare sul pericolo che «operino nel nostro Paese cellule autonome, composte da soggetti radicalizzati» intenzionati «a impiantare filiere radicali o a condurre attacchi in Europa».
Occhi puntati sul caos in Libia. «Lo scenario libico può trasformarsi in una minaccia diretta per l’Italia, come fattore di destabilizzazione dell’intera regione, ma anche quale potenziale piattaforma per proiezioni terroristiche, vulnus per gli approvvigionamenti energetici, snodo per l’immigrazione». Viene monitorato pure il «fermento manifestato dalla diaspora turco-curda presente in Italia, e in particolare dal segmento di simpatizzanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) turco, per le incursioni delle milizie dello Stato islamico nei territori curdi in Iraq e Siria».
Cyber jihad. Lo Stato islamico usa un sito Web, Asnar al Ghrabaa project, per comunicare in modo “sicuro” con la crittografia. Inoltre, scrive il Dis, con appelli e video sanguinari ma girati con cura, l’Is ha «una sofisticata strategia di comunicazione e propaganda». E, attraverso i social network, alcuni combattenti europei, per spronare altri connazionali, alimentano un’informazione parallela ai comunicati “ufficiali” dei gruppi armati (sempre più spesso sottotitolati o tradotti in italiano) diffondendo «immagini di guerra» e racconti di proprie esperienze. Su Internet agiscono ormai «centri di reclutamento per aspiranti jihadisti», pronti a intercettare la rabbia di chi anela passare dalla tastiera di un pc ai teatri di guerra siriani e iracheni.
Crisi, movimenti antagonisti e l’Expo. Sul fronte dei movimenti interni, osserva il Dis, la crisi economica accresce il disagio sociale, con un «innalzamento del livello di protesta operaia nei contesti aziendali più colpiti», ma al momento la base dei lavoratori è «refrattaria» a scivolare sul piano inclinato della galassia antagonista, che va dalle frange più radicali dei No Tav ai movimenti per la casa. È però altissima l’attenzione per la data del primo maggio, per via della protesta che l’area antagonista sta organizzando in vista della giornata inaugurale dell’Expo di Milano. Una giornata destinata a «richiamare nel capoluogo lombardo attivisti da tutto il territorio nazionale».
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