mercoledì 24 luglio 2013
​Venerdì il testo in aula. Possibile il recepimento da parte dei relatori Scalfarotto (Pd) e Leone (Pdl) degli emendamenti di Pd e Scelta Civica per tenere fuori dalle circostanze aggravanti le posizioni religiose e culturali. Cicchitto (Pdl): «Si rischia il ridicolo e il paradosso».
EDITORIALE Finti progressismi di Costantino Esposito
COMMENTA E CONDIVIDI
La proposta di legge sull’omofobia procede a tappe forzate, e si concretizza l’approdo in aula venerdì per il testo anti-discriminazioni licenziato l’altra notte in Commissione Giustizia con l’accelerazione imposta dalla presidente Donatella Ferranti del Pd.La riduzione a un solo articolo, che inserisce l’omofobia e la transfobia nelle fattispecie di applicazione della legge Mancino, se da un lato non soddisfa Arcigay (con Gaynet che parla di «occasione sprecata»), M5S (che annuncia ostruzionismo), Sel, e Radicali, che lamentano l’eliminazione della previsione sul genere che avrebbe trasferito l’identificazione dal piano biologico a quello soggettivo, dall’altro lascia aperte una serie di questioni legate al reato di opinione. La mediazione prende corpo nel Pd e in Scelta Civica, con due emendamenti, uno a firma (fra gli altri) Preziosi-Patriarca-Bindi-Fioroni e un altro Gitti-Marazziti-Binetti-Gigli, volti a tener fuori dall’applicazione della norma le posizioni religiose e culturali. Tentativo che sembra far breccia nei pur compositi gruppi di maggioranza, e non è da escludere che gli stessi relatori Ivan Scalfarotto (del Pd) e Antonio Leone (del Pdl) possano farsene carico con il conseguente ritiro di queste due proposte contenenti analoghe clausole di salvaguardia.Un lavorìo da cui Palazzo Chigi si tiene accuratamente fuori, per la delicatezza delle questioni a tema, sebbene il governo abbia ribadito con chiarezza attraverso Dario Franceschini che gli spazi per la moratoria - chiesta dal Pdl - siano preclusi e si dovrà andare a decidere. Il Pd rafforza questo orientamento persino con uno spot pubblicitario: «Finché non si approva una legge contro l’omofobia, saremo civili solo a metà», recita lo slogan.Ma nel Pdl permangono posizioni fortemente contrarie al testo così come licenziato - scarnamente e velocemente - dalla Commissione. È proprio l’aggancio alla legge Mancino anti-discriminazioni ad essere contestato da un ampio e composito fronte. «Sono stati violati i diritti dei parlamentari»,  lamentano Eugenia Roccella e Alessandro Pagano, censurando l’azzeramento del dibattito avvenuto in commissione che ha trasferito in aula ogni ipotesi di mediazione. E il testo così come approvato viene considerato «irricevibile, divisivo e ideologico» da Maurizio Sacconi, che con la Roccella finisce nel mirino - nel suo stesso partito - dei portavoce dell’area laicista. «Talebani» addirittura li definisce l’ex ministro Giancarlo Galan. «Nel Pdl troppi pretendono di imporre la linea sui temi etici», lamenta Sandro Bondi. Ma nel partito c’è anche un’area laico-libertaria pronta a dare battaglia. L’obiettivo sarebbe quello di tornare all’impianto della precedente proposta Brunetta- Carfagna (tradotto in emendamento Costa-Carfagna) che vorrebbe un aggancio all’articolo 61 del codice penale che enumera le circostanze aggravanti dei delitti contro la persona. Mentre così - agganciandosi alla legge Mancino - si introdurrebbe surrettiziamente, sostengono nel Pdl, un reato di opinione. «Stiamo attenti ai paradossi e anche al ridicolo», avverte Fabrizio Cicchitto. «Violenze verbali e fisiche e soprusi psicologici contro le persone omosessuali sono inaccettabili e vanno sanzionati in modo netto. La legge sull’omofobia deve servire a questo, senza sconfinare nel reato d’opinione», concorda Stefania Prestigiacomo. In testo «inaccettabile» anche per Roberto Formigoni, frutto di una «deriva ideologica». «Fermate quella legge illiberale», chiede Carlo Giovanardi. Ma un cambiamento di rotta così radicale richiederebbe quella moratoria che il Pdl continua a chiedere senza successo. «Non è una priorità, una settimana in più non cambia niente», dice il capogruppo Renato Brunetta. «Ci sono ancora problemi non trascurabili nel testo», avverte Maria Stella Gelmini. Sotto traccia anche nel Pdl c’è chi lavora ancora a una possibile mediazione, di cui, da relatore, si fa carico lo stesso Leone. Ma gli spazi per evitare lo scontro si fanno molto stretti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI