venerdì 2 luglio 2010
Depositata in Parlamento la relazione annuale sull’applicazione della norma che regola le tecniche di fecondazione assistita nel nostro Paese. I numeri parlano di un aumento continuo delle richieste, dei centri, dei figli concepiti in laboratorio. Ma anche di alcuni problemi crescenti: come l’età sempre più alta delle donne e l’enorme eccedenza di embrioni prodotti rispetto ai bimbi nati.
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Sempre più coppie che ricorrono alla fecondazione assistita. Sempre più centri che che ne applicano le tecniche e controlli che le monitorano. Sempre più successi, con un trend di nascite che per la prima volta supera i 10mila bambini. Ma anche l’età sempre più elevata delle donne che decidono di avere figli in provetta, e soprattutto un numero esorbitante di embrioni prodotti rispetto alle nascite effettive: un rapporto di 1 bimbo per oltre otto embrioni formati. La legge 40, sul cui stato di salute è stata depositata due giorni fa in Parlamento l’annuale relazione del Ministero della Salute, funziona. O almeno, lo ha fatto – con numeri eloquenti – anche nel corso del 2008, nonostante da più parti si tentasse di forzarne o stravolgerne l’impianto, sostenendone i gravi limiti, i "laccioli" per le coppie, le lacune che incrementavano il fenomeno del turismo procreativo. Fino a quella sentenza della Corte Costituzionale (1 aprile 2009) che ha aperto alla produzione di più di tre embrioni per ciclo, i cui esiti saranno monitorabili solo l’anno prossimo. E che alla luce dei numeri già rilevanti di embrioni sacrificati – ma finora pur sempre contenuti dai limiti della legge – solleva non pochi timori sul futuro.Le coppie, i cicli. Il dato più significativo della relazione sulla legge 40 per l’anno 2008 è il sempre maggiore accesso alle tecniche di procreazione assistita. Per 59.174 coppie trattate (nel 2005 erano 43mila e tre anni dopo 55.437) i cicli offerti sono stati 79.125 (cinque anni fa erano poco più di 63mila, l’anno scorso 75mila). In particolare,nel 2008 si è registrato un numero di cicli iniziati pari a 736 per milione di abitanti, con un incremento netto di 62 cicli per milione di abitanti: si tratta di un aumento percentuale pari al 9,2%. Non si riscontra, dunque, nessuna corsa forsennata ai centri esteri, se non per l’unica ragione di aggirare il divieto alla fecondazione eterologa, vietata dalla legge 40.I nati. Nel 2008 è stata per la prima volta superata anche la soglia dei 10mila nati in un anno. Grazie all’impiego delle tecniche di fecondazione assistita sono state infatti ottenute 12.767 gravidanze: di queste sono state perse al follow-up (ovvero al controllo) 1.942 gravidanze (il 15,2%). Dalle 10.825 gravidanze monitorate sono nati vivi 10.212 bambini. Nel passaggio dal 2005 al 2008 sembra esserci stata, peraltro, una leggera diminuzione della percentuale di parti multipli in generale (-0,4%), legata soprattutto alla flessione dei parti gemellari. Scendendo maggiormente nello specifico, il numero di parti gemellari è risultato pari a 1.310, ovvero il 21,0% del totale dei parti, e i parti trigemini a 161, 2,6% del totale. Inoltre nel 2008 si è verificato solamente un parto quadruplo. I numeri, che ci mantengono al di sopra della media europea, sono tuttavia legati all’età delle donne che accedono alla provetta (anch’esso di gran lunga superiori a quelli europei) e alla grande varietà nella qualità del servizio e della distribuzione dei parti da centro a centro (quelli in cui si ottengono la maggior parte delle gravidanze, per intendersi, sono a zero parti trigemellari, mentre quelli dove se ne ottengono meno arrivano anche a toccare, in singoli casi, il 30%, alzando così il dato medio).I centri e il monitoraggio. Aumentano i centri di fecondazione assistita in Italia: da 330 del 2007 sono arrivati a 349 nel 2010 (149 di I livello e 200 di II e III livello). Con una marcata differenziazione a livello regionale. In Lombardia e nel Lazio, per esempio, operano rispettivamente 64 e 55 centri: significa che in queste due regioni sono attive il 34,1% della totalità delle strutture che applicano le tecniche di Pma in Italia. La Campania (39), la Sicilia (36) il Veneto (35), il Piemonte (27) e la Toscana (21), sono le altre regioni in cui opera un numero consistente di centri. In questo secondo gruppo è attivo il 45,2% del totale dei centri. Il restante 20,7% dei centri, ovvero 72, è distribuito tra le altre 13 regioni italiane. La raccolta dati del Registro nazionale ha visto poi quest’anno un’ulteriore diminuzione della perdita di informazioni sugli esiti delle gravidanze (dal 13,3% del 2007 al 12,6% del 2008) grazie al monitoraggio sempre più completo dei centri.L’età delle donne. Tra i dati problematici evidenziati dal rapporto emerge invece quello dell’ulteriore incremento dell’età delle donne che ricorrono alla provetta. Un dato che si riflette negativamente sui risultati delle tecniche stesse: aumenta infatti l’età media delle pazienti che passa a 36,1 anni nel 2008 (il corrispettivo dato europeo. per il 2005, è di 33,8 anni). È ben noto come gli esiti positivi delle procedure siano in rapporto all’età delle donne, ed in Italia ben il 26,9% dei cicli – uno su quattro – è effettuato da pazienti con età superiore ai 40 anni: anche questo dato è in aumento rispetto al 2007, quando era il 25.3%.Gli embrioni prodotti e le nascite. Allarmante è invece il dato degli embrioni formati per l’anno 2008: un totale di 84.861 (di cui 78.407 trasferiti da cicli "a fresco" e 5691 da cicli di scongelamento). Numeri che, se confrontati con il dato delle nascite effettive (10.212) denotano un rapporto di 1 a 8, e questo nel monitoraggio effettuato sull’anno 2008, cioè quando ancora sulle tecniche non pesava la "novità" introdotta dalla sentenza della Consulta, che ha fatto cadere il divieto di impiantarne – a discrezione dei centri e pur sempre in limiti ragionevoli e proporzionati – un numero maggiore di tre.
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