venerdì 18 dicembre 2015
Il ministro ha i numeri alla Camera: sono serena. Faro del Csm sul procuratore di Arezzo.
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L’esito è scontato: con la maggioranza schiacciante che il Pd e gli altri partiti di governo hanno alla Camera, oggi la mozione di sfiducia contro Maria Elena Boschi sarà bocciata. Ciò giustifica la «serenità» con cui il ministro delle Riforme si avvia alla prova dell’Aula, ma è molto probabile che il voto di Montecitorio non chiuderà affatto il caso Banca Etruria. Anzi, la vicenda politica si innerva sempre più con quella giudiziaria. Ieri il Consiglio superiore della magistratura ha aperto una pratica sul procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, a capo dell’ufficio che sta conducendo l’inchiesta sulle obbligazioni vendute dall’istituto di credito toscolaziale, il cui valore si è annullato azzerando i risparmi di diverse migliaia di clienti. Il Csm ha dunque accolto la richiesta del consigliere laico in quota Forza Italia, Pierantonio Zanettin. Rossi è nel mirino per l’incarico da consulente presso la Direzione affari giuridici di Palazzo Chigi, ruolo assunto durante il governo Letta e confermato dall’esecutivo Renzi. L’organo di autogoverno della magistratura dovrà decidere se esiste un profilo di incompatibilità. Arezzo è attiva su tre filoni che riguardano gli ex vertici dell’Etruria: ostacolo alla vigilanza, presunte false fatturazioni e conflitto d’interessi. Un quarto filone potrebbe aprirsi per segnalazioni di truffe, in merito alle modalità con cui sono state vendute le obbligazioni. Occorre poi aggiungere che diverse denunce delle associazioni di consumatori e dei cartelli di risparmiatori mettono nel mirino il ruolo di Vigilanza svolto da Bankitalia e Consob. È dunque probabile che questi faldoni, nel giro di qualche settimana, arrivino alla procura competente di Roma che valuterà se avviare un’indagine specifica in questa direzione. Da questo punto di vista, inoltre, diverse testate giornalistiche hanno sottolineato come Banca Etruria fosse oggetto di comunicazioni riservate e dai toni decisamente allarmati di Bankitalia già dal 2013. Il punto - è la tesi dei media - è che le missive di Palazzo Koch sarebbero rimaste ignote al pubblico, che dunque non avrebbe avuto gli strumenti per valutare la qualità delle obbligazioni. Allo stesso tempo da Bankitalia filtrano diversi documenti scottanti che attestano consulenze facili ed esose, sprechi e liquidazioni da favola. In questo contesto rovente oggi Boschi parlerà alla Camera.  La linea difensiva è nota. L’esecutivo si prende il merito di aver 'commissariato' il Cda di Etruria, in cui sedeva anche il papà del ministro, Pier Luigi Boschi, in qualità di vicedirettore. Non esistono poi al momento indagini a carico del padre della titolare delle Riforme, né intercettazioni o altro che attestino un ruolo della numero due di Renzi nella vicenda. M5S e Lega, che voteranno «sì» alla sfiducia, puntano invece tutto sugli intrecci familiari della famiglia Boschi con l’istituto di credito e alcuni imprenditori che hanno ricevuto credito, e mettono nel mirino anche una norma del discusso salva-Banche, quella che mette al riparo dalle richieste di risarcimento i vertici degli istituti falliti. I giornali di destra la chiamano 'salva-papà', la considerano una norma ad personam e ne chiedono la correzione in Aula. Forza Italia, che inizialmente sembrava volersi accodare alla linea dura di M5S e Lega, oggi si asterrà o uscirà dall’Aula di Montecitorio. È la vittoria della 'linea soft' delle colombe del partito, più legate all’istituzionalità del partito, rispetto ai falchi alla Brunetta. La partita delle mozioni è confusa e si rischia di capirci poco. Alla Camera è previsto anche un voto di sfiducia all’esecutivo, proposto da Fi, Lega e FdI, ma la calendarizzazione è prevista, vagamente, a gennaio. Al Senato, invece, c’è una mozione individuale contro la Boschi di M5S per la quale però i grillini non hanno chiesto la calendarizzazione: da un lato potrebbe essere negata perché il ministro, nel frattempo, si sarebbe già salvata alla Camera, dall’altro i pentastellati, alla luce delle fratture in Forza Italia, temono che l’esito del voto possa allargare i consensi di Renzi a Palazzo Madama. Le mozioni di sfiducia contro il governo, invece, sono state annunciate sia alla Camera che al Senato ma non ancora presentate.
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