sabato 12 novembre 2022
Studiano a Roma Tre e sono ospitate da Sant'Egidio e Regione Lazio. Ora l'Italia è la loro casa ma sognano di tornare nel loro Paese e lavorare per pace e uguaglianza di diritti
Oggi in Italia, domani a Kabul. Il sogno delle ragazze afghane
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Hanno tutti la voglia di tornare a casa e mettere a disposizione del loro Paese ciò che hanno imparato qui all’università in Italia. Vogliono ricostruire la pace, lottare per i diritti e l’uguaglianza in Afghanistan, la nazione che amano ma dalla quale sono stati costretti a scappare nel 2021, quando il Paese è caduto sotto il controllo dei taleban. Si sono visti prima spezzare e poi riannodare il sogno di poter studiare, i 17 studenti afghani (13 ragazze e 4 ragazzi dai 19 ai 25 anni) che da un anno frequentano l’università Roma Tre, grazie alle altrettante borse di studio che l’ateneo ha messo a disposizione per permettere ai rifugiati provenienti dal Paese asiatico di poter davvero vivere un percorso di integrazione in Italia. Oggi sono ospitati o dalla Comunità di Sant’Egidio o dalla Regione Lazio, ma soprattutto si sentono matricole universitarie italiane anche se, come dicono loro stessi, ancora non parlano bene la nostra lingua.

Però si sentono «a casa», ammette Kamila Mohammadi, «certo è una casa diversa da quella della mia famiglia in Afghanistan, ma è una casa con delle possibilità e, si spera, con un futuro. A Kabul ero una studentessa, una persona della tribù Hazara e soprattutto una donna. Ognuno di questi titoli era sufficiente per essere giustiziata, sotto l’oppressione delle persone al potere ora, i taleban. Ogni giorno era una questione di sopravvivenza, per me e per molte altre giovani donne». Kamila non dimenticherà mai quando un giorno per strada a Kabul uomini armati la costrinsero a rientrare a casa e a non uscire più solo perché aveva detto loro che stava andando in università. Lei si sente fortunata per l’opportunità che ha qui in Italia, per questo «lavorerò duramente qui e inseguirò il mio sogno». Non sa quando potrà rivedere la sua famiglia, ma di una cosa Kamila è certa: «Per ora ho voi come famiglia e questo mi aiuta a sviluppare le mie ambizioni e a sostenere l’istruzione e la libertà delle donne nel mio Paese. Così, se va tutto bene, un giorno potrò invitarvi a tornare in Afghanistan, per condividere con voi la sua bellezza».

Era pronta a far domanda per una borsa di studio nel Regno Unito, Madina Hassani, prima che i taleban entrassero a Kabul, ma un conto è la scelta di andare all’estero a studiare, un conto è trovarsi da un giorno all’altro costretta a fuggire, anche per aver collaborato con alcune organizzazioni internazionali. «Il mio sogno era avere il mio diploma di maestro da un ateneo in Europa e poi servire il mio Paese – racconta - ma sfortunatamente non ne ho mai avuto la possibilità. Trasferita in Italia per forza nel 2021 ho sentito in qualche modo perdere le mie speranze e i miei sogni, perché lasciare il proprio Paese come migrante forzato non è facile e sicuramente le caratteristiche della vita sono molto diverse quando si è cittadini e quando si è rifugiati». Poi è arrivato «l’onore di essere una studentessa dell’università Roma Tre nel master di Art in International Studies». La speranza, adesso, è «di poter utilizzare un giorno le conoscenze e l’esperienza che acquisisco qui durante questo periodo accademico per ricostruire la pace e lottare per l’uguaglianza nella mia patria e nel mio popolo»

In tutti gli studenti afghani infatti c’è la volontà di realizzarsi tornando nel proprio Paese. A confermarlo Paolo Cursi, direttore del servizio agli studenti – direzione 7 di Roma Tre, aggiungendo che «il tema dell’inclusione sta molto a cuore all’università che ha raddoppiato a marzo 2022 il numero delle borse di studio. Gli studenti non fanno altro che ringraziare, perché nonostante le difficoltà l’idea di poter continuare a studiare per loro è un privilegio grande. Tutto ciò che qui è normale, nel loro Paese non lo è, quindi lo apprezzano ancora di più. Spero che la loro storia aiuti a recuperare anche il senso del noi e la bellezza della libertà delle scelte che noi qui possiamo fare».

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