martedì 10 aprile 2012
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«Ladroni a casa nostra». Forse il colpo di genio è di un avversario burlone, ma niente più di questa lettera - una sola - cambiata sui muri di Pontida sintetizza lo sbandamento nella base del Carroccio e la rivolta dei militanti che chiedono pulizia. Qualcuno di loro è corso ieri mattina, armato di vernice, a togliere l’onta ripristinando la "P" e oggi il raduno di Bergamo avrà nella richiesta di "pulizia" la parola d’ordine per rilanciare l’orgoglio padano ferito. Il figlio segue le orme del capo, lasciando l’incarico proprio nel giorno in cui l’autista del partito vuota il sacco sul "bancomat" di via Bellerio. E c’è da scommettere che sarà ora Rosi Mauro il bersaglio privilegiato della manifestazione messa in piedi dai Giovani padani, a giudicare dalle scritte minacciose che invadono la Rete.«Venite martedì sera - oggi, ndr - a Bergamo e avrete le risposte. Pulizia pulizia pulizia, mi sono francamente rotto di Cerchi Magici e Culi nudi», così Roberto Maroni su Facebook assumendo di fatto la paternità politica del raduno che vuole segnare la "ripartenza". Nelle parole dell’ex ministro dell’Interno non sfugge, nella sua più prosaica pronuncia italiana, il riferimento goliardico al titolo del cd di Enzo Iacchetti "Kooly Noody", compilation di cui il compagno di Rosi Mauro, Pier Giuramosca, è co-autore; e, con esso, un segnale di benservito al vicepresidente, traballante, del Senato.La manifestazione dal PalaCreberg è stata spostata alla Fiera, che può ospitare 5mila persone. Ci sarà certamente il trimvirato che regge il partito (Maroni-Calderoli-Dal Lago), mentre resta incerta la presenza del capo disarcionato, che in queste ore in molti stanno tentando di convincere anche se, per stato d’animo, lui preferirebbe restare nella sua Gemonio, in quella casa finita anch’essa nel mirino delle inchieste.Più di tutti è proprio Maroni ad auspicare la presenza del leader di sempre per non autorizzare spinte secessioniste interne. Sono in molti ad interrogarsi già sul dopo. «È noto il rapporto di stima che c’è fra Alfano e Maroni», ricorda nel Pdl Giorgio Iannone, che vede due possibili spunti per riaprire il dialogo: «La legge elettorale, sulla quale la Lega non può restare a guardare, e il federalismo in stand by. E l’esito prevedibilmente negativo al Nord delle amministrative farà da monito per entrambi», pronostica.Maroni l’ha ripetuto a molti leader del Pdl incontrati in questi giorni: «Per ora debbo pensare alla Lega, ma il percorso fatto insieme non viene cancellato», ha assicurato a tutti. Ferma restando, dunque, la rottura sul governo Monti, il dialogo potrà ripartire dal tavolo delle riforme, e in particolare sul modello catalano che dà più garanzie ai partiti con consenso molto localizzato. Dialogo con il Pdl e in prospettiva anche con l’Udc, il cui leader Pier Ferdinando Casini ha a sua volta un rapporto aperto con Maroni.Scenario, nel Pdl, confermato da Alfredo Mantovano, forte di una lunga consuetudine maturata dalla collaborazione con Maroni, da sottosegretario, con lui, al Viminale: «Ma ora - frena - bisogna aver rispetto per il travaglio interno della Lega. Quanto all’Udc l’incognita Casini non autorizza conclusioni frettolose, quand’anche da Maroni arrivassero, come è probabile, prese di posizione più concilianti».Ma nel Pdl del Nord la svolta continua ad essere guardata con sospetto, nonostante i tanti segnali lanciati da Maroni. «C’è il timore - spiega il deputato del Pdl Renato Farina - di trattare in una posizione di debolezza, ora che Berlusconi ha fatto un passo indietro». Ignazio la Russa non garantisce gli ex Forza Italia, Roberto Formigoni vede offuscato il suo astro dalle mille inchieste che toccano il Pirellone, pur lasciandolo estraneo. Nuovi leadar cercansi, allora, nel Pdl del Nord: Guido Crosetto, Mariastella Gelmini e Maurizio Lupi sono i nomi da spendere per non lasciare campo libero al nuovo Carroccio di Maroni.
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