giovedì 9 marzo 2023
Passata l’emozione della strage, Salvini “loda” Sunak: respingere pure i profughi. Decreto sui flussi
Oggi il Cdm, tensioni nella maggioranza. Meloni detta la linea

Ansa

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Se martedì si era concluso sotto buoni auspici sul fronte delle politiche migratorie, grazie al sostegno concreto della Commissione Ue con mezzo miliardo di euro per i corridoi umanitari, il mercoledì della premier Giorgia Meloni non è stato di quelli più semplici. A fronte della sintonia sul fronte europeo, ci sono ancora divergenze nell’esecutivo, impegnato nel definire il pacchetto di norme sull’immigrazione da approvare oggi pomeriggio a Cutro.

La tregua stabilita l’altra sera a Palazzo Chigi fra Meloni e il vicepremier, ministro e leader leghista Matteo Salvini è apparsa fragile, col Carroccio in pressing su Fratelli d’Italia per incassare alcune misure più restrittive. Così, il pre-Consiglio dei ministri, previsto ieri alle 16, è stato aggiornato a stamani alle 8.30, prima di partire per la Calabria. Poi, poco prima delle 22, Palazzo Chigi ha diffuso l’ordine del giorno del Cdm, previsto ogi alle 15.45 nella sala consiliare del comune di Cutro. Al primo punto, c’è il «decreto legge» con «disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri» (c’è chi ipotizza quote di centomila l’anno per un triennio) e «di prevenzione e contrasto all’immigrazione regolare». Le indiscrezioni riferiscono di un inasprimento delle pene per gli scafisti. Salvini parla di «un decreto equilibrato».

Ma poi fa la voce grossa, sposando con un tweet la linea dura del primo ministro inglese Rishi Sunak, a partire dal fatto che «se arrivi illegalmente nel Regno Unito non puoi chiedere asilo, non puoi beneficiare del nostro sistema di protezione dalla schiavitù moderna, non puoi pretendere tutele umanitarie fasulle, non puoi restare».

Ad alzare le fibrillazioni nella maggioranza, contribuisce pure il dibattito sui mancati soccorsi nel naufragio di Steccato di Cutro (ma l’informativa in Parlamento di Piantedosi pare aver ricompattato i ranghi) sia la proposta di legge della Lega che oggi approderà in commissione Affari costituzionali alla Camera, sulla quale gli alleati di centrodestra nutrono perplessità. Il disegno di legge imporrebbe una stretta sui permessi per gli stranieri, riproponendo le misure del decreto sicurezza salviniano del 2018 . « Ne discuteremo in commissione e vedremo se Fdi lo voterà o no», incalza il capogruppo leghista a Montecitorio Riccardo Molinari, facendo pensare a un braccio di ferro in corso. Sul fronte europeo invece, dopo la sponda offertale dallapresidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la premier italiana porta a casa anche la sintonia col primo ministro olandese Mark Rutte, ieri in visita a Roma. Meloni chiede una «visione comune» europea sul fatto che «la questione migratoria va affrontata partendo dalla difesa dei confini esterni e dalla lotta ai trafficanti ».

Rutte concorda, auspicando inoltre «un approccio europeo efficiente» e «urgente» per prevenire tragedie come quella di Cutro. Nelle stesse ore, alla vigilia del Consiglio Europeo Affari Interni, da Bruxelles parlano la commissaria Ue Ylva Johansson e il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, che detengono le deleghe sulle migrazioni. La prima difende l’agenzia Frontex: «Ha fatto tutto ciò che poteva. L’aereo con la telecamera termica ha notato che molte persone erano sotto coperta». L’imbarcazione non aveva lanciato allarmi, aggiunge, e «Frontex e le autorità italiane hanno pensato che non si trattasse di un'operazione Sar, ma su questo una risposta dovrebbero darla le autorità italiane».

Lei e Schinas sono convinti che le Ong «fanno un ottimo lavoro» ma serve più «coordinamento» degli interventi, anche se fra i 27 ancora non c’è intesa. Nel frattempo, i barconi continuano ad arrivare. Ieri i guardacoste hanno tratto in salvo 38 migranti al largo di Lampedusa. «Alla responsabilità del soccorso verso chi è in pericolo in mare, la Guardia costiera italiana non si è mai sottratta e mai si sottrarrà», rivendica in una lettera ai suoi mi-litari l’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale del corpo, dopo il silenzio e le polemiche seguiti al naufragio.

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