sabato 25 febbraio 2017
Busta paga decurtata di un terzo a un lavoratore pugliese, che stanco di subire avvia una vertenza
«O così o te ne vai». Lui non si spaventa e denuncia
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«Se ti conviene è così, altrimenti via!». Così si è sentito dire il giovane operaio pugliese quando è andato dal datore di lavoro a rivendicare il suo salario. Anche lui, infatti, come i lavoratori calabresi di cui abbiamo scritto ieri, riceve molto meno di quanto risulta sulla busta paga. Circa un terzo in meno. Mensilmente la busta paga è di 1.500 euro ma gli fanno un bonifico di 1.000. Lavora per un’impresa edile pugliese che attualmente sta operando in Basilicata in un importante cantiere. Più volte ha chiesto quanto gli spettava davvero e ogni volta ha avuto quella dura risposta. Così ha deciso di rivolgersi al sindacato. «Ha avuto il coraggio di fare una vertenza quando è ancora assunto – ci spiega Antonio Delle Noci, segretario generale Filca-Cisl di Bari –. Avere il coraggio di denunciare, coi tempi che corrono, soprattutto nell’edilizia che si trova a vivere un momento di difficoltà, dove non c’è lavoro, dove è difficile trovarlo, un lavoratore prima di arrivare a denunciare o a intraprendere una qualsiasi iniziativa, ci pensa non una ma due volte. Questo ragazzo – aggiunge il sindacalista – è molto determinato. Ha trovato il coraggio per farlo, perché non è possibile partire alle 4 di mattina per raggiungere il cantiere e tornare a casa alle 19 e trovarsi poi il salario tagliato».

Ai rappresentanti sindacali l’operaio ha raccontato che lo stesso 'trattamento' viene riservato ad altri lavoratori. «Dietro nostro consiglio – dice ancora Delle Noci – ha provato ad aggregare anche altri lavoratori. Ne sono venuti altri due a prendere informazioni, ma non hanno deciso di intraprendere alcuna iniziativa se non dopo che finirà il cantiere ». Si tratta, comunque, solo di una vertenza sindacale. «Noi cerchiamo di fare una trattativa con l’azienda per una soluzione bonaria. Se non ci riusciamo si passa la pratica al nostro ufficio legale per cercare di recuperare le somme. Questo poi va avanti nelle procedure eventualmente informando gli organi ispettivi ». Ad oggi né il sindacato, né l’avvocato, hanno avuto risposta dall’impresa. «Però in cantiere l’operaio è stato avvicinato e gli hanno detto 'sei andato dal sindacato, non potevi parlare con me?'. E lui ha risposto: «Io te l’ho detto più volte ma non mi hai mai risposto'».

Non è l’unico caso registrato dal sindacato. E anche con diverse modalità di sfruttamento. «Abbiamo casi in cui l’operaio lavora 160 ore al mese ma in busta paga gliene mettono 80. Oppure quando fanno questo 'giochetto' danno la differenza in contanti e in nero. Però così il lavoratore è danneggiato da un punto di vista contributivo, dei versamenti alla Cassa edile, e quindi ha un danno per quando andrà in pensione».

È evidente che ci troviamo di fronte a quella che i magistrati calabresi hanno definito un’estorsione. Ma lì i lavoratori hanno deciso di denunciare. Ma non è facile «Il lavoratore, nel momento in cui devi andare a intraprendere questo tipo di procedimento penale, si blocca e ci dice di no. E noi senza il suo mandato non possiamo andare a denunciare. Sicuramente dovremmo fare un’iniziativa unitaria Cgil, Cisl e Uil di categoria, per cercare di andare a fare delle denunce nei cantieri. Ma non è facile». Però «quando interessiamo l’Ispettorato del lavoro comunque si avvia una serie di procedimenti che possono poi arrivare al penale».

(2-continua)

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