martedì 16 giugno 2020
Operazione "Noi proteggiamo Roma" di Polizia e Dda della Capitale. Le accuse sono associazione mafiosa, usura, estorsione. "Liberata" anche l'ultima villa simbolo
Nuovo colpo al clan Casamonica, 20 arresti e sequestro per 20 milioni
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"Perchè i Casamonica proteggono Roma...Invece hanno stufato...I napoletani vonno entrà...La camorra vo' entrà a Roma e i calabresi vonno entrà a Roma...Je dà fastidio perchè noi proteggemo Roma". Così rivendicava con forza al telefono un esponente del clan mafioso/sinti, originario dell'Abruzzo, da decenni tra i più forti nella Capitale. Questa mattina uomini del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di Ps "Romanina", coordinati dalla Dda capitolina hanno assestato un durissimo colpo al gruppo, già processualmente riconosciuto come mafioso. Operazione "Noi proteggiamo Roma", con venti arresti e il sequestro preventivo di beni per più di venti milioni di euro, tra i quali lussuose ville, bar, tabaccherie, stazioni di servizio, terreni, società. L'accusa è di associazione mafiosa, estorsione, usura e intestazione fittizia dei beni.

Un'operazione repressiva e anche preventiva. "Gli odierni arresti - spiegano infatti gli investigatori - intervengono in una situazione di criticità economica delle aziende e delle famiglie causata dall’emergenza epidemiologica da covid-19, che sta determinando gravissimi effetti sul tessuto economico e produttivo dell’intero Paese. In tale contesto di difficoltà e di estrema fragilità economica e sociale della cittadinanza, viene così scongiurato il pericolo del ricorso a forme illecite di finanziamento per il conseguimento di immediata liquidità e di conseguenza la reiterazione da parte degli indagati dei delitti contestati". Come è, infatti, noto la "specialità" criminale dei Casamonica è sempre stata quella dell'usura, che spesso diventa estorsione violenta. Di fronte a questo gli investigatori sottolineano l'"omertà delle persone offese, molte delle quali hanno manifestamente negato il loro ruolo di vittime, non offrendo alcuna collaborazione e non riconoscendo l’Autorità dello Stato".

E questo anche perchè il clan viene "percepito dalla generalità delle persone che abitano nella zona di influenza del sodalizio come una struttura che ha affermato il proprio predominio sul territorio". Al punto che "le persone offese, una volta ricevuto un prestito dai Casamonica, non riescono più a sottrarsi alle richieste di denaro da parte degli indagati, stabilendo, di fatto, “un legame a vita” con i creditori". E questo grazie alle modalità di recupero dei crediti, "caratterizzate da più fasi di pressione crescente, sino a sfociare in atti di violenza morale e fisica nei confronti delle vittime e, quindi, in condotte di natura estorsiva". Le intercettazioni telefoniche sono in questo senso chiarissime. "Senti..mo scenno lo sai dove te butto io a te? … mò te darei na bastonata in testa..te spaccherei la testa!!.....le mascelle te romperebbi io!!", minaccia un Casamonica a un usurato. E tra loro ironizzano sulle violenze. Come in occasione del ceffone dato in pubblico a un'altra vittima. "...ma va va.. aho te sei perso una scena...ti sei perso il tuo nipote in azione… dico te sei perso tu nipote in action...giubbone in action... ...ancora sta a cerca' l'occhiali, non lo so...sta ancora a cercalli...", spiega l'autore esaltando le proprie “gesta”. Che il complice definisce "educativa". "Pam secca tu c'hai una bella mano quindi quando gliel'hai data pam si è sentito un bello scrocchio secca educativa...infatti hai visto non è che gli è uscito il sangue o niente....invece gliel'hai data educativa solo per dire :"pezzo di m... che voi l'altre?"".

E grazie all'usura e alle estorsioni i Casamonica si erano impossessati di moltissimi beni. Malgrado la maggiore cautela adottata dal clan negli ultimi anni, soprattutto dopo il clamore mediatico generato dal funerale di Vittorio Casamonica, e l’utilizzo di prestanome di assoluta fiducia, gli specialisti della Divisione Polizia Anticrimine-Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali, sono riusciti a individuare e sequestrare moltissimi beni. Sia attività commerciali che lussuose ville. In particolare quelle dove ancora abitavano Giuseppe Casamonica e il figlio Guerrino detto "Pelè", considerato quest'ultimo l'attuale vertice del clan. La sua enorme villa color rosso pompeiano e con piscina, in via Roccabernarda, era proprio il simbolo del potere della "famiglia", ma l'ultimo nella zona, come sottolineano gli investigatori. "Tra i beni immobili sequestratati si evidenzia la villa di via Roccabernarda 8, unico immobile nella roccaforte storica della famiglia Casamonica ancora in possesso del clan, situato nella adiacenze delle due ville di via Roccabernarda n. 15 e n.14/16, già confiscate nel 2009 a Giuseppe Casamonica, e destinate dalla Regione Lazio a parco pubblico denominato “Il parco della legalità” e a centro polivalente dell’Associazione nazionale Genitori Soggetti Autistici". Avvenire ne ha scritto più volte, in particolare in occasione dell'inaugurazione della seconda lo scorso 15 febbraio. Storie di legalità, riscatto e rinascita. Ora anche per l'ultima villa si apre una nuova vita.

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